22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Martina Cecchi De’Rossi

Inserita la riforma dei tempi della prescrizione. D’Uva esulta: «Una rivoluzione anche dal punto di vista culturale»

Stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio, Daspo a vita per i corrotti, obbligo di dichiarazione on line per i versamenti ai partiti sopra i 500 euro (ad esclusione di quelli fatti per iniziative e feste), norma sull’agente sottocopertura. Con 288 voti a favore (143 i contrari) Ddl “spazza corrotti” passa il primo e complicato giro di boa alla Camera mettendo alla prova la tenuta nella maggioranza, tra scontri e difficili mediazioni.
«Una riforma coraggiosa, una rivoluzione anche dal punto di vista culturale», esulta Francesco D’Uva, capogruppo M5s a Montecitorio,«perché si introduce il principio che chi sbaglia paga davvero e si scoraggia chiunque a intraprendere la strada della corruzione». Un provvedimento centrale per i grillini, soprattutto in vista del Dl passaggio alla Camera del Decreto sicurezza, cruciale invece per la Lega, e che ha causato non poco malessere nel Movimento. Un scambio secondo Forza Itali e Pd, certo un avvicendamento su cui si ri-misurerà la tenuta nella maggioranza dopo l’incidente sul peculato: l’ok – a voto segreto – all’emendamento Vitiello, molto simile negli effetti a quello della Lega bloccato solo pochi giorni prima dal M5s in Commissione, e che nel caso degli amministratori locali rende il peculato abuso d’ufficio. Norma «inaccettabile – ribadisce D’Uva – perché di fatto rischia di favorire i pubblici ufficiali che si appropriano di risorse dello Stato, e che sarà corretta in Senato. C’è tutto il tempo e la volontà condivisa di cancellare questa macchia».
Modifica a Palazzo Madama, quindi: lo garantisce Conte, Di Maio incassa e parla di incidente, conta «l’impegno della Lega ad approvare il Ddl più presto». Parole che chiudono il caso secondo Salvini, e mettono a tacere i sospetti che dietro quell’emendamento ci fosse una parte della Lega, anzi proprio la mano del sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti, che per primo si difende, ma che oggi, durante le votazioni, è stato più defilato rispetto ai banchi del Governo e ad Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia e primo firmatario del provvedimento.

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