Fonte: La Repubblica
di Nicola Lillo
L’ex premier loda l’era dello Stato imprenditore: “L’Iri aveva una strategia, oggi la Cdp è timida”
La campagna elettorale “non la farò”, assicura Romano Prodi. L’ex premier è però convinto che al nostro paese serva “continuità politica. La politica si fa con la continuità, è un problema drammatico questo”. Il professore ha trascorso la giornata all’Accademia dei Lincei, dove ha partecipato al convegno “Le grandi imprese italiane e l’Europa”. In tanti lo cercano per un’opinione, una battuta o una foto. Lui non si nega, si apparta per dieci minuti con il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro, ma davanti alle telecamere si limita a parlare di temi europei.
Prodi non vuole entrare ulteriormente nel dibattito politico in vista del voto del 4 marzo, dopo l’endorsement dei giorni scorsi al centrosinistra. Parole che hanno acceso le polemiche, soprattutto da parte di Grasso, D’Alema e Bersani che hanno duramente criticato la scelta del professore. Romano Prodi tira dritto e dice in latino: “Quod dixi, dixi”, ciò che ho detto ho detto. E dalla cattedra dei Lincei – davanti a Gianni Letta e agli accademici riuniti – si limita a parlare di economia e politica europea.
“La Cdp lavora con timidezza”
“L’europeizzazione – spiega – si fa sempre sotto la guida dei governi”. E la differenza tra Italia e Francia è, secondo il professore, “impressionante. La strategia francese di impresa ha sempre il governo dietro, lo abbiamo visto nel caso di Fincantieri”. Una funzione simile in Italia “l’ha avuta l’Iri (di cui Prodi è stato presidente, ndr). Ora c’è la Cassa depositi e prestiti, ma che lavora in misura limitata, quasi ci fosse una timidezza di fronte a quello che altri paesi europei fanno”. Anche per questo motivo l’ex premier è convinto che l’Italia abbia bisogno di continuità. Soprattutto sulla politica industriale.
I limiti dell’Europa
Prodi, da europeista qual è, spiega che “l’Europa può farcela. Però negli ultimi anni abbiamo perso degli appuntamenti con la storia impressionanti”. La grande rivoluzione del mondo è portata avanti da americani e cinesi, “con Apple, Google, Alibaba, Ebay e Amazon. La rivoluzione del commercio e dell’informazione non è un animale europeo”. Per questo motivo il Continente deve trovare la sua dimensione. “E l’Italia deve essere leader in quei settori in cui possiamo guidare il progresso industriale”.
Nel corso della giornata – a cui ha partecipato anche il ministro Pier Carlo Padoan – si è parlato soprattutto dei limiti dell’Unione Europea. “L’unico grande potere che ha tenuto in piedi l’Europa è stato quello della Banca centrale – spiega Prodi – E’ una verità, ma è anche un limite. Perché è l’unico potere europeo non democratico. Questa è una osservazione impressionante. Dobbiamo ringraziare l’unico potere non democratico se l’Europa è ancora in piedi”. Mentre le democrazie e la politica, durante gli anni della crisi, non hanno avuto visione né coraggio.
“C’è spazio per una difesa europea”
Oggi invece per il professore si sono aperti nuovi spazi. “La politica estera e la difesa sono sempre stati un problema. Nel 1954 è morta l’Europa sulla difesa, un dispiacere che contribuì forse alla morte di Alcide De Gasperi”. La fine di un sogno poi ripreso successivamente. In questi mesi invece si stanno affacciando nuove opportunità: “C’è un grande spazio di convenienza per tutti i grandi Paesi. Per una politica di difesa nuova”, è l’auspicio dell’ex presidente della Commissione Ue.