Fonte: La Stampa
di Silvio Buzzanca
Dal no all’aumento dell’Iva al rapporto con la Russia alle politiche sull’immigrazione, i due leader potrebbero cercare un’intesa sul governo. Il n.1 di Forza Italia insiste sull’appoggio del Pd
Matteo Salvini e Luigi Di Maio corrono su e giù per l’Italia, fanno qualche puntata all’estero. E tra una rassicurazione e una promessa, un ammonimento e un invito, si annusano, si avvicinano, riflettono su una possibile svolta nelle alleanze. E nel pomeriggio, il leader della Lega ha telefonato al capo politico M5s per trovare un accordo sulla presidenza delle camere. Anche se Di Maio è convinto che la questione delle presidenze debba essere slegata dal discorso sulla formazione del governo. In serata su Facebook Di Maio ha spiegato dettagliatamente i contenuti della telefonata: “Ho ricordato a Salvini che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti, pari a quasi 11 milioni di italiani che ci hanno dato fiducia, e che alla Camera abbiamo il 36% dei deputati. Per noi questa volontà è sacrosanta e vogliamo che venga rispecchiata attraverso l’attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati”.
Subito dopo è arrivato anche il racconto di Salvini: “A nome della coalizione più votata dagli italiani ho ritenuto mio dovere telefonare a Di Maio, Martina e Grasso, per aprire un dialogo sulle presidenze delle Camere, per garantire agli italiani che si perda meno tempo possibile e che si rispetti il voto del 4 marzo. Rendere più veloci e trasparenti i regolamenti, tagliare vitalizi e spese inutili sarà una nostra priorità”.
LA GIORNATA
Salvini si è presentato a Roma davanti ai giornalisti della Stampa estera. E non ha certo deluso i cronisti stranieri. All’attesa domanda su con chi costruire un’alleanza di governo, Salvini ha infatti risposto: “Non mi alzo la mattina dicendo che voglio andare al governo. Voglio mantenere fede al mandato degli elettori. Nelle prossime settimane lavoreremo per trovare una maggioranza, di cui escludo possano far parte gli sconfitti, ossia il Pd di Renzi, Boschi e Gentiloni. Escluso il Pd tutto è possibile”.
Dunque, porte chiuse, ammesso che volesse bussare, al Pd. Ma si parla con gli altri. E gli altri sono i grillini. Perché Salvini nega di volere formare una maggioranza raccogliticcia formata da transfughi. Vuole fare un accordo su un programma. A partire dal suo. Ma sembra anche mettere in secondo piano l’idea di guidare il governo, nega possibili scontri personali con Di Maio: “Sui nomi e sui ruoli – dice – non ci sono pregiudizi di partenza. Mi interessa il progetto: se c’è condivisione di progetto ragioniamo, non mi interessa chi vince. Abbiamo un programma e chiunque venga al governo con noi deve impegnarsi a cancellare la legge Fornero, a ridurre le tasse, a rendere l’Italia più federale e meno burocratica. Se ci sono altri suggerimenti a partire da questo presupposto siamo ben contenti di accoglierli”.
Ma bisogna andarci cauti, perché c’è sempre Silvio Berlusconi da tenere buono. Nel pomeriggio cominciano infatti a circolare anche voci che il via libera al dialogo con i grillini sarebbe arrivato, a sorpresa, dal leader di Forza Italia. Che però si affretta a smentire: “Io avrei aperto a un governo con i Cinque stelle? Sì, ho aperto le porte per cacciarli fuori”, dichiara ostile l’ex Cavaliere. Che spiega: “Non esiste un’ipotesi di un governo Lega-M5S perché moltissimi deputati della Lega sono eletti anche con i voti di Fi, di Fratelli d’Italia e di Noi per l’Italia, quindi hanno un vincolo con questi elettori”. Quindi, se Salvini strizza l’occhio ai grillini, Berlusconi, invece, punta ancora sul Pd e pensa alla nascita di “un governo di centrodestra con il Pd che appoggia singoli provvedimenti”.
Salvini, caso mai ce ne fosse bisogno, spiega: “Non stiamo rivendicando la presidenza del Consiglio a prescindere, partiamo dai progetti e vediamo se c’è la possibilità di ragionare su quelli, chi è il premier è l’ultima mia preoccupazione”. E infine aggiunge: “Con i 5 stelle c’è una differenza culturale di fondo: noi vogliamo coltivare il lavoro mentre – a quanto capisco leggendo, ma bisogna capire – la loro proposta si fonda più sull’assistenza che lo sviluppo. Poi però bisogna vedere quando dalle parole si passa ai fatti”.
Nel frattempo, Di Maio salito a Milano per parlare ai potenti esponenti della Confcommercio, annuncia che “impiegheremo meno rispetto a tempi che ha impiegato la Germania per formare il governo”.
Salvini gli fa eco da Roma: “Confidiamo che l’Italia abbia il prima possibile un governo in piena carica e non vorremo che Bruxelles, anzi Berlino avesse già preparato le politiche economiche per i prossimi 7 anni. Vogliamo un’Italia da protagonista”.
La coppia quindi vuole parlare di fatti su cui basare l’azione di governo. Ed ecco allora Di Maio che annuncia ai commercianti: “Chiederò che le clausole sull’aumento dell’Iva vadano disinnescate subito. È un impegno che prendiamo qui, anche se non si è formato il nuovo governo”. E Salvini gli fa eco: “”All’interno delle politiche fiscali escludiamo qualsiasi elemento di tasse o accise, la clausola di salvaguardia per l’aumento dell’Iva per noi non esiste”.
Altro argomento su cui i due sembrano andare d’accordo è la Russia. Salvini, di fronte alle domande sull’avvelenamento della spia russa in Gran Bretagna glissa. Dice che non ci sono prove e che se fosse dimostrato il coinvolgimento di Mosca cambierebbe posizione. Ma nel frattempo chiede all’Unione di togliere le sanzioni e punta l’idice su un altro “cattivo”: la Turchia.
Cosa ha detto ieri Di Maio sullo stesso argomento nella stessa sede? “C’è una volontà di discutere delle sanzioni alla Russia, vedremo cosa succederà. Ne parleremo nell’interesse degli italiani, perché le sanzioni incidono sull’agricoltura, e non nell’interesse degli Stati Uniti o di forze esterne”.
Infine, ci sono i temi dell’Europa, dell’euro e dell’immigrazione. Ieri Salvini ha esposto il suo progetto a Strasburgo, una delle due sedi del Parlamento europeo, circondato dai deputati dei partiti populisti europei ha ribadito le sue critiche alla moneta unica e all’Unione. Ma ha frenato. E molto. Ha detto chiaramente che l’Italia non può uscire da sola e in fretta dalla moneta unica e dall’Unione. Ha quasi rinviato la resa dei conti alle Europee dell’anno prossimo. Certo vuole cambiare i trattati, imporre all’Unione la sua soluzione ai problemi dell’immigrazione. Parla di sfondare il tetto del 3 per cento. Ma già oggi ha detto che il suo progetto prevede di restare al 2,5 per cento e che l’eventuale sfondamento di qualche decimale non sarebbe un dramma.
Salvini accusa Di Maio di non parlare delle politiche finanziarie della Ue. Accusa più o meno fondata, visto che il leader grillino ha cambiato toni nei confronti di Bruxelles. Addirittura, arriva un apprezzamento per il commissario Moscovici e le sue parole sull’Italia che non desta preoccupazioni. Di Maio arriva anche a rivendicare: “Ho fatto una campagna elettorale dicendo che non è più tempo di uscire dall’euro e dall’Unione Europea”. E sull’immigrazione grillini e leghisti sono d’accordo nel dire che tocca all’Europa affrontare il problema.
Infine c’è un tema che potrebbe saldare definitivamente una possibile alleanza: la nuova legge elettorale. Salvini la vuole con il premio di maggioranza. I grillini non si sa. Ma potrebbero anche accettare e giocarsela all’ultimo voto con il centrodestra alle prossime politiche.