23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Paolo Valentino

Il leader russo: gruppi islamici più forti a Tripoli. Mattarella: preoccupati per il riarmo. E lo «zar» vede Berlusconi


È la Libia il vero cruccio di Vladimir Putin. Il presidente russo ne parla con Papa Francesco, con Sergio Mattarella e con Giuseppe Conte. La situazione sul campo peggiora. Occorre «unire gli sforzi per far cessare i combattimenti, riavviare il dialogo, aiutare il popolo libico a ristabilire lo Stato». La preoccupazione di Putin ha una motivazione precisa. È questa la notizia che ha portato a Roma: centinaia di combattenti islamici, provenienti dalla Siria, stanno affluendo in Nord Africa. Nuova benzina sul fuoco della guerra civile. Ma il leader del Cremlino pone anche un limite al ruolo della Russia: «È la Nato che ha bombardato e distrutto la Libia anche come entità politica». Mosca può dare una mano, «ma non vogliamo essere coinvolti per primi». Una giornata particolare per Vladimir Putin, in una Roma improvvisamente ripulita dalle immondizie almeno nei tratti percorsi dal corteo presidenziale, «villaggio Potëmkin» de noantri che per un giorno nasconde allo Zar in visita il suo stato di degrado. «Grazie per il tempo che mi ha dedicato», dice il presidente al Pontefice, il quale gli concede ben due ore, una aspettandolo perché more solito arriva in ritardo e un’altra di udienza. Colloqui «sostanziali e interessanti», dove lo scisma della Chiesa ucraina da quella ortodossa occupa una parte importante, insieme alla persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, alla Libia e al Venezuela, dossier che sta molto a cuore a Papa Francesco.
Poi è la volta del Quirinale. Il presidente Mattarella e quello russo si rivedono per la seconda volta in pochi mesi. L’agenda dello scambio è vasta, la Libia sempre in primo piano, ma abbraccia anche i rapporti con l’Europa e il tema dei trattati sul disarmo nucleare che vacillano, rischiando di scatenare una nuova corsa agli armamenti. La preoccupazione è comune. È pomeriggio avanzato, quando il leader del Cremlino arriva a Palazzo Chigi. Un’ora e mezzo con Giuseppe Conte, per constatare che i rapporti tra Russia e Italia sono «eccellenti». A dispetto delle sanzioni, innescate dalla crisi dell’Ucraina, che pesano come un macigno sull’interscambio economico: pur aumentato del 13% nel 2017, rimane infatti a 27 miliardi di dollari, la metà del 2016. Conte ripropone la tradizionale posizione italiana, immutata da Renzi a Gentiloni, alla maggioranza attuale: «Le sanzioni non sono un fine» e il governo auspica che siano «regime transitorio», impegnandosi a lavorare in Europa perché maturino le circostanze per superarlo. Putin è condiscendente: «Capiamo che l’Italia è legata da impegni in quanto parte delle strutture europee. Non abbiamo nessuna pretesa nei confronti degli amici italiani». Ma sul fondo, la posizione è inflessibile: «Noi non possiamo far nulla. È l’Ucraina che non applica gli accordi di Minsk». È l’unica stoccata di Conte: «Il mio amico Vladimir è modesto, la Russia in realtà può fare molto per superare la crisi ucraina».
Sulla Libia c’è piena convergenza sul fatto che, parole del premier, «l’opzione militare non porta da nessuna parte, genera violenza, instabilità e prelude a crisi umanitarie». Da un intervento militare, Putin mette in guardia anche in Venezuela, criticando senza citarli gli Stati Uniti. Ursula von der Leyen, nominata presidente della Commissione europea? «Saranno gli europei a valutare il suo lavoro. Io spero che la nuova leadership della Ue abbia a cuore il ripristino delle relazioni a pieno titolo con la Russia». Appare stanco, quasi emaciato, Vladimir Vladimirovic durante la conferenza stampa. Come se il tempo abbia steso un velo opaco sul suo volto. Il tour de force continua. Il tramonto smorza la canicola. Anche da dietro i vetri antiproiettile e fumé della enorme Aurus Senat, il crepuscolo romano è bellissimo. Il tempo di un breve passaggio al Forum italo-russo con gli imprenditori organizzato alla Farnesina, poi il fresco di Villa Madama per la cena con Conte, Salvini, Di Maio e ancora il fiore dell’imprenditorialità italo-russa. Menu di mare: tartare di pesce e crostacei in dadolata di mela verde e pesca; mezzemaniche con moscardini, gamberetti e scorfano; spigola agli agrumi e flan di verdure. Infine a Fiumicino, Putin ha incontrato Silvio Berlusconi, poco prima di ripartire per Mosca.

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