22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Federico Fubini

È un Vladimir Putin cupo, pessimista e a tratti vagamente minaccioso, quello che un po’ a sorpresa a prende la parola al World Economic Forum in rete. Lo fa, non annunciato in precedenza, nel giorno in cui avrebbe dovuto parlare Giuseppe Conte, se non fosse stato un presidente del Consiglio dimissionario. Al suo posto si materializza sugli schermi il presidente della Federazione russa per parlare delle «sfide del terzo decennio del secolo» (che è anche il terzo decennio del suo potere a Mosca). E in mezz’ora abbondante tratteggia – a braccio, gesticolando sicuro di sé, ma con un foglio in mano gremito di cifre a supporto dei suoi argomenti – una visione piuttosto negativa quanto al futuro degli affari del mondo. L’idea centrale di Putin emerge subito: il sistema internazionale sta diventando più fragile e pericoloso, perché l’Occidente non riconosce le ragioni del proprio declino e rifiuta di dare dignità alle potenze fondate su modelli diversi (naturalmente la Russia putiniana, ma anche la Cina di Xi Jinping).

L’avvertimento di Putin: «Il futuro è imprevedibile»
«La pandemia ha esacerbato i problemi e gli squilibri – premette –. Le tensioni si possono aggravare in ogni area». Da questa analisi dell’uomo del Cremlino («l’uomo nel suo bunker» secondo la definizione di Alexei Navalny, il suo grande oppositore prima avvelenato e ora incarcerato) derivano ammonimenti cupi sul futuro. Eccone alcuni, dalle parole di Putin pronunciate nella Davos virtuale di questa settimana: «Le istituzioni internazionali si stanno indebolendo, i conflitti regionali si stanno moltiplicando, il sistema internazionale della sicurezza si sta deteriorando», scandisce Il presidente russo riconosce che l’estensione del trattato «New Start» sul controllo del riarmo, su cui si è inteso ieri con Joe Biden nella prima telefonata con il nuovo inquilino della Casa Bianca, è un «passo corretto». Ma a suo avviso resta insufficiente. «Le contraddizioni si stanno moltiplicando. Oggi un conflitto come la seconda guerra mondiale sarebbe impensabile», premette Putin. «Ma quel che può accadere è imprevedibile e incontrollabile se restiamo fermi con le mani in mano. C’è un rischio di collasso dello sviluppo globale e un rischio di una lotta di tutti contro tutti», ha tagliato corto davanti alle telecamere del World Economic Forum. Putin, come quasi sempre gli accade sulla scena internazionale, ancora una volta oggi è astuto e a tratti intelligente: la sua requisitoria dettagliata sulle ragioni e la natura della decadenza dell’America e dell’Occidente potrebbe essere stata pronunciata da un intellettuale liberal della Columbia University o di Harvard.

Gli Usa, la Russia e la disuguaglianza crescente
Putin analizza la diseguaglianza crescente negli Stati Uniti, che divide e polarizza la società fra pochi sempre più ricchi e un ceto medio che resta indietro e – sottolinea – «tende ad andare su posizione più estreme come abbiamo visto negli Stati Uniti proprio in questi giorni» (poco importa che in Russia l’1% della popolazione controlli il 42,6% della ricchezza secondo il World Inequality Database, ai massimi di sempre). Il presidente russo lamenta anche che i grandi gruppi tecnologici americani ormai esercitano un potere monopolistico che – nota – «compete con gli Stati». È esattamente un argomento usato sempre più spesso dai critici del Big Tech con un’ottica libertaria, analizzato in passato anche sul Corrieree proprio oggi anche dal direttore per il Cyber Policy Center di Stanford Marietje Schaake.

Il silenzio di Putin sul caso Navalny
Abilmente Putin intercetta questi argomenti, pochi giorni dopo che Twitter e Facebook hanno improvvisamente deciso di mettere la sordina a Donald Trump dopo anni di falsità e incitamenti da parte dell’ex presidente. Naturalmente il presidente russo non ha aggiunto che esiste un’abbondante evidenza sulle interferenze dei troll russi nelle elezioni americane e nel referendum britannico del 2016. Né ha citato il video lanciato da Navalny su quella che sembra essere la villa segreta da 1,1 miliardi di euro del presidente russo sul Mar Nero, che ha fatto 95 milioni di visualizzazioni su YouTube in otto giorni. E ha ripetuto, Putin, quasi esattamente le parole del leader cinese Xi Jinping sempre al World Economic Forum due giorni fa: «Il multilateralismo non dev’essere un pretesto per far valere i propri interessi, l’era del sistema unipolare (a guida americana, ndr) è finita. Anzi, non è mai iniziata».

Russia e Cina le due superpotenze emergenti
La sua visione del mondo è rovesciata rispetto a quella occidentale. Per l’uomo forte di Mosca ci sono due superpotenze che stanno facendo enormi passi avanti, naturalmente la Russia e anche la Cina. «Noi abbiamo ridotto il numero di persone in povertà da 64 milioni nel 1999 (quando Putin stesso diventa primi ministro, ndr) a cinque milioni oggi. E la Repubblica popolare cinese le ha ridotte da 1,1 miliardi di persone nel 1990 a meno di 300 milioni in anni recenti». Dall’altra parte, nell’ottica putiniana, c’è un mondo occidentale che non riconosce le proprie contraddizioni e vuole ingessare gli assetti internazionali a proprio favore in modo, per lui, anacronistico. «Negli Stati Uniti la povertà assoluta è aumentata. Intanto c’è stato un aumento sostanziale nei profitti dei grandi gruppi globale, che sono principalmente europei e americani. A chi vanno questi profitti? All’uno per cento più ricco della popolazione in Occidente. E cosa è successo con le altre persone? Negli ultimi trenta o quarant’anni il reddito del ceto medio nei Paesi avanzati è rimasto immutato ma il costo dell’educazione o della sanità è triplicato», scandisce Putin leggendo le cifre dal suo foglietto. «Questo toglie speranza nel futuro e alimenta tensioni sociali interne e una crisi di valori che ha riflessi negativi anche nel mondo».

Le economie traballanti di Europa e Stati Uniti
Di qui la conclusione di Putin: «Questi squilibri sono il frutto del Washington consensus (le politiche indicate per tutto il mondo dagli Stati Uniti e dal Fondo monetario internazionale dopo la caduta del Muro di Berlino». L’intero sistema finanziario occidentale e le economie in Europa e Stati Uniti – puntualizza Putin – si reggono ormai solo sui colossali interventi di sostegno delle banche centrali e dei governi. Ma proprio gli acquisti delle banche centrali – aggiunge – fanno salire artificiosamente i mercati finanziari e rendono i ricchi in America ancora più ricchi. È straordinario come anche l’autocrate di un’oligarchia degli affari fondata sul petrolio e sulle reti politiche, come Putin, ormai abbia annusato la debolezza dell’Occidente. E utilizzi gli elementi di riflessione del dibattito americano ed europeo contro quelli che vede come i suoi avversari. Se questo era il benvenuto a Biden, allora la sfida per il nuovo inquilino della Casa Bianca non fa che cominciare.

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