Dei 22 membri dell’esecutivo Fifa chiamati nel 2010 a votare per l’assegnazione del Mondiale, in 17 sono finiti nei guai giudiziari, a partire dall’ex presidente Sepp Blatter
La coppa del mondo di palla avvelenata entra nella fase cruciale e durerà almeno fino al calcio di inizio di «Qatar 2022» (domenica 20, ore 17, con Qatar-Ecuador). È un torneo parallelo, iniziato il 2 dicembre 2010: dei 22 membri dell’esecutivo Fifa chiamati allora a votare per l’assegnazione del Mondiale 2018 alla Russia e per quello in Qatar, in 17 sono finiti nei guai giudiziari, a partire dall’ex presidente Sepp Blatter.
Ora l’86enne dirigente svizzero dice che «il Qatar fu una scelta sbagliata e ne sono il responsabile». Troppo tardi: la palla velenosa è già da tempo nel campo del successore, Gianni Infantino, che ne avrebbe fatto a meno, ma per la buona riuscita del primo Mondiale autunnale si è trasferito a vivere a Doha. I qatarioti però non devono essere rimasti impressionati dalla sua presenza: 100 giorni prima di un torneo planetario assegnato da 12 anni, hanno preteso e ottenuto di anticipare di un giorno il calcio d’inizio per mostrare quanto è forte la loro Nazionale, una delle possibili sorprese.
Ma questo è niente in confronto alla lettera della scorsa settimana inviata dalla Fifa alle 32 federazioni partecipanti: «Non vi fate trascinare in battaglie ideologiche». Anche se ormai è tardi, la voglia di boicottaggio monta, soprattutto in Germania, in prima fila per i diritti dei lavoratori che hanno pagato un prezzo altissimo per la trasformazione del Qatar (8 stadi nell’arco di 70 chilometri, con tutte le infrastrutture annesse), per l’impatto ambientale assurdo (negli stadi c’è l’aria condizionata) e per i diritti Lbgt (le leggi del Paese sono severissime in materia). Il Qatar però ha sempre l’ultima parola: «I gay sono malati mentali» ha detto l’ambasciatore del torneo, Khalid Salman martedì. Leon Goretzka, stella pensante della Germania, ha replicato: «È molto opprimente. E del tutto inaccettabile». Difficilmente finirà come nel 2018, quando a Mosca i calciatori francesi festeggiarono con Macron e Putin nello spogliatoio, con tanto di cori per il presidente russo.