19 Settembre 2024

La polizia negli uffici dei deputati a Bruxelles. Sigilli alle stanze dell’assistente del parlamentare europeo del Pd Andrea Cozzolino. Arrestato e liberato Luca Visentini: «Sono estraneo a tutto»

Un «paravento» dietro il quale Antonio Panzeri si muoveva «manovrando» come un «capo» in modo criminale e spregiudicato: secondo la magistratura belga era questa la reale funzione di Fight impunity, la Ong per la difesa dei diritti umani fondata nel 2019 da Panzeri il quale avrebbe influenzato il Parlamento europeo elargendo, attraverso la sua nobile creatura, grosse somme di denaro e regali principeschi provenienti dal Qatar. Cadeaux che avrebbe elargito a coloro che, politici o no, potevano orientare le decisioni dell’assemblea a favore del Paese del Golfo a ridosso del Mondiale di calcio, quando emergeva con evidenza che l’emirato proprio non era in prima linea nei diritti umani e dei lavoratori. E le indagini si estendono a Milano, alla rete italiana legata a Panzeri e al suo patrimonio definito «molto consistente».

Le indagini
Gli sviluppi dell’inchiesta della procura federale belga puntano in modo marcato al ruolo dell’ex politico di Pd e poi di Articolo 1 e della sua ong che annoverava nel consiglio onorario personaggi del calibro degli ex commissari europei Emma Bonino e Dimitris Avramopoulos e della ex rappresentante Ue per gli affari esteri Federica Mogherini, tutti dimessisi per lo scandalo che ha portato in carcere per associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio Panzeri, uno dei 14 vice presidenti del Parlamento europeo, la greca del Pasok Eva Kaili, il padre e il compagno di questa, il milanese Francesco Giorgi, la moglie e la figlia di Panzeri, il segretario dell’ong No peace without justice Niccolò Figà Talamanca. Un ambiente in cui l’italianità crea cameratismo e complicità e che, ma solo per una questione di assonanza tricolore, si estende al cognome dell’europarlamentare Marc Tarabella, perquisito sabato scorso davanti al presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola che è dovuta appositamente rientrare di corsa da Malta. Intanto martedì mattina il Parlamento europeo ha destituito Eva Kaili dalla carica di vicepresidente con 625 voti a favore, uno contrario e due astenuti.

Bruxelles-Milano
Le indagini si muovono spedite anche sull’asse Bruxelles-Milano per individuare la rete dei rapporti di Panzeri. Usufruendo di Eurojust, il giudice istruttore Michel Claise sta ricevendo assistenza giudiziaria dall’aggiunto Fabio De Pasquale che guida il dipartimento «affari internazionali» della Procura di Milano. È stato lui ad ordinare la perquisizione dell’abitazione di Panzeri a Calusco D’Adda (Bergamo) dove moglie e figlia sono ai domiciliari e dove la Gdf ha trovato 17 mila euro in contanti, che si sommano ai 600mila sequestrati all’uomo al momento dell’arresto in un residence di Bruxelles. Tanti, troppi sono i soldi che girano in questa storia. Oltre alle banconote, Panzeri e i suoi familiari sembrano possedere un patrimonio importante fatto di conti correnti, che sono stati acquisiti insieme, e di immobili che difficilmente può essere giustificato solo con il pur ricco appannaggio incassato in 10 anni di mandato parlamentare europeo. Le indagini di De Pasquale (perquisita anche la casa di Giorgi e sequestrato il suo conto) dovranno contribuire a chiarire flussi di denaro arrivato dal Marocco e dal Qatar in contanti e bonifici. E poi ci sono i 100 mila euro che sarebbero stati spesi per una vacanza di Natale e i regali trasferiti in Marocco.

Un trolley di banconote
Banconote fruscianti tornano anche nell’arresto di Eva Kaili «causato» dal fermo precedente del padre. Quando venerdì la polizia lo ha visto lasciare in fretta e furia il lussuoso albergo nel quartiere «Europeo» di Bruxelles dove era arrivato qualche giorno prima con la moglie, è bastato un attimo agli agenti per saltargli addosso e scoprire che nel trolley che si trascinava dietro c’erano la bellezza di 600 mila euro in banconote. Perché aveva tanta premura? Forse sapeva che gli investigatori erano sulle tracce dei soldi accumulati dalla figlia con le tangenti, dicono a Bruxelles, ai quali si aggiungeranno i 150 mila euro trovati in banconote nell’abitazione della Kaili assieme a molti regali di valore, oggetti e medaglie, ricevuti dal Qatar. La scoperta dei soldi e dei regali è stata considerata la «flagranza di reato» che, facendo decadere l’immunità parlamentare, ha permesso alla magistratura di arrestare Kaili. Sono 19 le abitazioni perquisite e 10 gli uffici di collaboratori sigillati al Parlamento per «congelare» e «prevenire» la manomissione dei dati dei telefonini e dei pc sequestrati, come spiegano i pm. Sigilli anche negli uffici di Strasburgo degli assistenti dei parlamentari Pd, non indagati, Alessandra Moretti e Andrea Cozzolino, l’arrestato Giorgi assiste il secondo e lavora in uno dei due.
Fermato venerdì e rimesso in libertà il giorno dopo, Luca Visentini, capo della Confederazione sindacale internazionale, è ancora scosso dalla esperienza del carcere. «Sono stato liberato senza accuse formali e con condizioni minime che permettono di muovermi liberamente» afferma, e aggiunge: «Sono estraneo a qualsiasi forma di corruzione. Se fossi stato corrotto o se fossi un corruttore le mie posizioni politiche sarebbero state molto favorevoli al Qatar, invece nei giorni precedenti avevo dichiarato che le riforme fatte in quel Paese erano del tutto insufficienti».

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