19 Settembre 2024

Fonte: Sole 24 Ore


Chi è stato sui banchi della scuola elementare a cavallo degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso ha sentito parlare del “Mercato comune” e della “Piccola Europa”, perché c’era una paginetta con la cartina sul sussidiario. Il 25 marzo 1957, giorno della firma a Roma dei Trattati istitutivi della Cee e dell’Euratom, le scuole sono rimaste chiuse e la cerimonia è stata ripresa in eurovisione nei sei Paesi della nuova Comunità (Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Olanda e Lussemburgo). Alla vigilia della celebrazione a Roma per i sessant’anni dell’evento, sul filo della memoria, negli scolari di allora resta la sensazione di aver vissuto, seppure da spettatori inconsapevoli, l’alba dell’Europa.

In Italia nel 1957 gli abbonamenti alla televisione erano poco meno di 700mila. Acquistare un apparecchio tv costava dalle 200 alle 250mila lire (100-130 euro), più del doppio di un frigorifero: un prezzo decisamente elevato, visto che il salario mensile di un operaio era di 40-45 mila lire (meno di 25 euro) e lo stipendio di un impiegato era più alto, ma di  solito restava al di sotto delle 100mila lire (da 30 a 50 euro). Il nostro reddito pro capite annuo all’epoca era il più basso fra i sei Paesi (in testa risultava la Francia).

Vacanza a scuola e l’eurovisione
Presumibilmente quel lunedì 25 marzo, alle ore 18, gli italiani non hanno affollato i bar per assistere all’evento diplomatico a Roma, come invece avveniva il giovedì sera per “Lascia o raddoppia?”, il telequiz condotto da Mike Bongiorno e, dal mese di dicembre, anche il sabato sera per il “Musichiere”, spettacolino di indovinelli musicali presentato da Mario Riva. Poche settimane prima, il 3 febbraio, aveva esordito sul Programma Nazionale “Carosello”, appuntamento televisivo di sketch pubblicitari che per vent’anni avrebbe scandito i ritmi quotidiani delle famiglie italiane.

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