19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Dario Martirano

La scheda, la data, le polemiche, il ricorso al Tar e le decisioni attese

Quando si vota?
Domenica 4 dicembre, dalle 7 alle 23. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri il 26 settembre e poi la data è stata ratificata da un decreto presidenziale firmato dal capo dello Stato. Alle urne sono chiamati circa 51 milioni di elettori di cui 3,5 milioni all’estero (che votano per posta con tempi anticipati).

Ci sono polemiche sulla data?
Sì, il fronte del No e le minoranze parlamentari che lo sostengono accusano il premier Matteo Renzi di averla tirata per le lunghe, pur rispettando i termini di legge, per guadagnare giorni preziosi di campagna elettorale per il Si. Renzi, in principio, disse che si sarebbe votato il 2 ottobre. Poi il referendum è stato spostato al 4 dicembre, la stessa domenica in cui gli austriaci ripeteranno il ballottaggio per eleggere il loro presidente della Repubblica.

Il referendum è valido anche in caso di bassa affluenza alle urne?
Sì. Si tratta, infatti, di un referendum confermativo di una legge costituzionale approvata con una maggioranza inferiore ai due terzi del Parlamento (se l’«asticella» fosse stata superata non sarebbe stato possibile chiedere la consultazione popolare). Il quorum di validità (50% più uno degli aventi diritto) è richiesto solo per il referendum abrogativo.

Chi ha chiesto il referendum?
Lo hanno chiesto sia i parlamentari di maggioranza sia quelli di opposizione. Inoltre, i comitati del Si hanno depositato al stessa richiesta in Cassazione corredata di 500 mila firme, accedendo così al rimborso elettorale (500 mila euro, 1 euro per ogni firma). Il fronte del No ha raggiunto quota 320 mila firme e, dunque, non riceverà un solo euro di rimborso.

Qual è il quesito del referendum?
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel (Consiglio dell’economia e del lavoro, ndr) e la revisione del Titolo V (rapporti Stato-Regioni,ndr) della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato in gazzetta Ufficiale n. 88 del il 15 aprile 2016?».

Chi ha scritto il quesito del referendum?
La riforma costituzionale è una proposta governativa che poi ha affrontato un lungo percorso parlamentare (4 letture conformi) che si è concluso il 15 aprile. Il titolo della legge scritto a Palazzo Chigi non è stato modificato dal Parlamento. Il Pd, che difende la formulazione del quesito, sostiene che nessuno alla Camera e al Senato ha proposto di modificare il titolo del disegno di legge Renzi-Boschi che poi ha generato il quesito referendario formalmente avallato dall’ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione. Il M5S e Sinistra Italiana, invece, sostengono che gli emendamenti per modificare il titolo furono bocciati dalla maggioranza. Gli uffici sono alla ricerca negli archivi.

C’è un ricorso al Tar contro il quesito così formulato?
Sì, lo hanno presentato il M5S e Sinistra Italiana (tramite gli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi) che si sono rivolti al Tribunale amministrativo del Lazio con un ricorso contro il decreto presidenziale che ha concluso il lungo percorso amministrativo del referendum. Secondo i comitati deL No, il quesito così formulato e semplificato «è ingannevole» e dunque «strizza l’occhio alla campagna favorevole al Si» . Il decreto che indice il referendum del 4 dicembre, sempre a parere dei ricorrenti, «viola l’articolo 16 della legge 352 del 1970 che stabilisce, solo per le leggi di revisione costituzionale, di elencare nel quesito pubblicato sulla scheda tutti gli articoli della carta oggetto di modifica». In questo caso gli articoli della Costituzione modificati sono 47.

Quando decide il Tar sul quesito?
L’udienza è stata fissata per il 17 ottobre davanti alla sezione seconda bis del Tribunale amministrativo del Lazio presieduta dalla dottoressa Spanizzi. Il Tar può giudicare irricevibile il ricorso (per esempio per difetto di interesse ad agire) oppure può entrare nel merito della questione: rigettando il ricorso, oppure accogliendolo. Una via mediana potrebbe essere quella di un accoglimento parziale del ricorso «laddove il decreto presidenziale non prevede che gli articoli della Costituzione modificati non sono esplicitati nel quesito». In quel caso, andrebbero stampati sulle schede del referendum, oltre al titolo della legge, anche i 47 numeri della discordia. Comunque si voterebbe il 4 dicembre.

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