Fonte: Corriere della Sera
di Pierluigi Battista
Ricostruire velocemente e osservando tutte le norme: si può fare, ma noi non lo sappiamo fare. Noi sappiamo fare una cosa molto bene: indignarci
Però dovremmo metterci d’accordo con noi stessi. Prima ci lamentiamo indignati perché non si ricostruiscono in fretta i ponti crollati. Poi però il presidente dell’Autorità Anti-Corruzione Raffaele Cantone sostiene che il decreto governativo per la ricostruzione del ponte di Genova ha le maglie troppo larghe, accorcia la sequenza minuziosa dei controlli preventivi sulle gare d’appalto e rischia di aprire il varco a infiltrazioni mafiose. Ma non c’eravamo indignati per la lentezza della ricostruzione del ponte? Ovviamente l’ideale sarebbe: fare in fretta nel rispetto scrupoloso delle regole. Ma le regole sembrano fatte apposta per scoraggiare la velocità da tutti invocata. Una soluzione ragionevole ci sarebbe: cambiare le regole, renderle efficaci ma più snelle, rigorose ma non paralizzanti. Ma in Italia non esiste la ragionevolezza, e già si sente l’eco preventiva delle polemiche suscitate dall’introduzione di regole più ragionevoli. E quindi non resta che ammirare impotenti il Giappone che ricostruisce le sue strutture distrutte e rimesse a nuovo in tempi record.
Ricostruire velocemente e osservando tutte le norme: si può fare, ma noi non lo sappiamo fare. Noi sappiamo fare una cosa molto bene: indignarci. Il terremoto di Amatrice? Fare presto, ricostruire in tempi brevissimi, dare case a chi non ce l’ha più, che aspettiamo, vergogna. Poi però facciamo finta di non vedere, assieme alla montagna di macerie, la montagna di cavilli che impedisce persino la soluzione provvisoria delle casette per chi è rimasto senza un tetto. Alluvione in Liguria: fare in fretta, subito i lavori per arginare i fiumi e impedire esondazioni. No, è tutto bloccato a tempo indefinito, nel pantano di norme assurde che certamente garantiscono la trasparenza, ma la trasparenza del nulla. Le scuole vengono giù, inghiottite da una voragine: fare in fretta, garantire un tetto ai nostri figli che hanno diritto ora, subito, immediatamente di un edificio scolastico solido e sicuro. Ma poi niente, niente edifici scolastici, niente solidità, niente ricostruzione. Solo cavilli, ragnatele di norme che forse, come auspica il presidente Cantone, fanno argine contro la corruzione, ma fanno argine anche, purtroppo, a ogni velleità ricostruttiva. Con gli italiani che fanno il tifo per la velocità, si indignano degli inammissibili ritardi. Forse davvero è il caso di metterci d’accordo con noi stessi.