19 Settembre 2024

Una società statunitense aveva chiesto di registrare come marchio il nome del narcoterrorista colombiano ucciso nel 1993 dalla polizia, ma l’Ufficio Ue «per la proprietà intellettuale» aveva detto no

Il diritto fondamentale alla presunzione di innocenza non è violato se la persona, quand’anche mai penalmente condannata, sia pubblicamente percepita come simbolo di criminalità responsabile di numerosi reati: chi lo dice, il ras dei manettari? No, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. In una curiosa vertenza sulla registrabilità o meno in Europa di un possibile marchio «Pablo Escobar» per una linea commerciale.
Svenimenti in vista, quindi, per chi, intonando il contraffatto grido «lo vuole l’Europa», e prendendo a modo suo dallo scaffale delle Corti eurounitarie la merce supposta «garantista» che man mano più gli aggrada (come la direttiva Ue 2016/343 rivolta in realtà alle dichiarazioni delle autorità pubbliche), tende a strumentalmente stiracchiarla sempre più, sino a provare a sovrapporla a un agognato oblio tombale.
Una società statunitense aveva chiesto di registrare come marchio il nome del narcoterrorista colombiano ucciso nel 1993 dalla polizia, ma l’Ufficio Ue «per la proprietà intellettuale» aveva detto no.
Investita ora del ricorso, la Corte di Giustizia Ue (basata in Lussemburgo) conferma il no alla registrazione del marchio in Europa perché la «percezione» delle persone «ragionevoli, dotate di soglie medie di sensibilità e di tolleranza, e che condividono i valori indivisibili e universali sui quali si fonda l’Unione (la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà, il diritto a vita e integrità fisica, nonché i principi di democrazia e di Stato di diritto), assocerebbe il nome di Pablo Escobar al traffico di droga e al narcoterrorismo, e ai relativi crimini e sofferenze». Senza che questa «percezione pubblica» di Escobar, percezione cioè di un «simbolo della criminalità organizzata responsabile di numerosi reati» , violi il diritto fondamentale alla presunzione di innocenza di un narcos pur mai condannato in vita sua da una sentenza.

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