Autonomia differenziata. Un’accelerazione incredibile nell’approvarla, una proposta di attuazione davvero veloce. Proprio come se fosse l’emergenza numero
uno dí questo Paese. Ma quale è la nostra prima grande emergenza?
Nel 2012 la povertà assoluta è raddoppiata rispetto all’anno precedente e, dopo una sostanziale stabilità, nel 2020 è ulteriormente cresciuta di l milione di unità.
E’ peggiorata la situazione dei bambini e dei giovani. Metà delle donne non lavora. Il Sud continua ad essere molto lontano dal Nord su tutti i fronti. 4 milioni di lavoratori guadagnano al massimo IO mila euro lordi all’anno. Anche nel mondo delle imprese emergono diseguaglianze. Procedere con mia accentuazione
dell’autonomia regionale, come si fa con il disegno di legge Calderoli approvato dal Consiglio dei ministri, in questo momento facilita o rende più difficile il raggiungimento di una maggiore coesione sociale e di un migliore sviluppo del Paese? Alcuni punti di riflessione sono essenziali. Primo. Nessuna regione deve rimaner indietro prima dell’attuazione dell’autonomia differenziata. E cioè, prima deve essere messa in atto l’azione perequativa tra le Regioni rispetto alla fruizione dei diritti dei cittadini all’accesso e utilizzo dei servizi sanitari, dell’istruzione, dell’assistenza ecc.(livelli essenziali delle prestazioni). Ciò significa non solo che devono essere definiti questi livelli essenziali a garanzia dei cittadini, come il disegno di leggee prevede, ma che devono essere attuati, perraggiungere una
vera perequazione tra le Regioni. Inoltre, i livelli essenziali delle prestazioni, come dice la nostra Costituzione, devono essere definiti dal Parlamento e non dal governo, come, invece, prevede l’attuale disegno di legge. Secondo. I livelli essenziali delle prestazioni dovranno essere definiti per tutte le aree che rientreranno nell’autonomia differenziata La sanità già li ha, l’istruzione avrà i suoi e così via. Se analizziamo la situazione della sanità ci accorgiamo che anche laddove sono già stati definiti i livelli essenziali e anche misurati e monitorati, le differenze regionali sono enormi. Altro che accentuazione dell’autonomia regionale, i dati dicono che è necessaria un’azione massicci a per riavvicinare le Regioni. Terzo. Bisognerà disegnare í confini che rispetto a ciascuna area dovrà avere la competenza dello Stato e quella delle Regioni, che dovranno valere per tutti e non per una Regione sì euna no. E non necessariamente saranno gli stessi per tutte le aree Cioè, non si dovrà avviare l’accordo tra lo Stato e una Regione, senza aver definito prima una cornice valida pertutte le Regioni. Quarto. Una riflessione seriava affrontata sul fronte delle aree da considerare Pensate all’istruzione. Le disuguaglianze territoriali sono enormi nella fruizione del diritto allo studio dei bambini. Al Sud meno nidi, meno tempo pieno, meno mense, meno laboratori e servizi innovativi. E ,noi procediamo con diversi programmi di studio, diversi stipendi?
Siamo tutti fratelli e sorelle d’Italia o c’è chi è più “fratello” o “sorella” degli altri, specie trai bimbi? Attenzione, siamo in una crisi molto acuta, spingere sull’ acceleratore delle diseguaglianze oggi non potrà che portare ad un processo degenerativo e disgregativo del Paese.