POLITICA
Fonte: La Stampa
Il deputato dem: certamente la vicenda ligure non aiuta a creare un clima positivo
Ricompattare il Pd, bloccando in primo luogo lo strappo dei Civatiani, e stringere tutti intorno alla vincitrice delle primarie Raffaella Paita, per conquistare per la terza volta di seguito la regione senza sprecare il vantaggio acquisito sugli avversari. È il delicato obiettivo dei vertici del Pd ligure, ancora frastornati dalla clamorosa uscita di Sergio Cofferati per le ingerenze del centrodestra nella partita delle primarie. Un addio che agita le acque nei Dem al punto che Stefano Fassina avverte che ci saranno ripercussioni anche sul voto per le riforme e per il Colle.
Si lavora, a cominciare dal segretario Giovanni Lunardon, per ricucire con i Civatiani sul tema delle alleanze, da tenere nel perimetro del centrosinistra. Ieri sera, poche ore dopo l’addio di Cofferati, il deputato Luca Pastorino e la europarlamentare Renata Briano hanno detto che non voteranno Paita e prepareranno una lista alternativa. «Non è il momento delle azioni disciplinari, ma della politica – spiega Lunardon – ai civatiani che non vogliono votare la vincitrice dico di restare nel partito e di fare la battaglie sulle alleanze qui. Naturalmente con il sostegno a Raffaella Paita».
Come Cofferati, Pastorino e Briano, ma anche Andrea Ranieri, del direttivo nazionale, non vogliono allearsi con il centrodestra. «E sono molti gli iscritti che non vogliono votare Paita» dicono. Come il «Cinese», denunciano l’ingerenza di esponenti del centrodestra che hanno snaturato le primarie dettando le linee di un progetto politico per il futuro governo regionale. Ma è soprattutto in Liguria che ora si agita lo spettro della scissione nel Pd e che si fanno le prove generali per un asse a sinistra, con civatiani e Sel in prima fila. Lunardon, che ha sostenuto l’ex sindacalista, invita a discuterne: «Prima delle primarie abbiamo deciso che il perimetro va dall’Udc a Prc. Considero l’apertura a Ncd un errore perché in Liguria non esiste la necessità di lavorare a larghe intese, ma su questo dobbiamo confrontarci nel partito, deve lavorare la politica. Paita ha dato segnali positivi, ha sottolineato più volte che le alleanze vengono decise dal partito nazionale e da quello regionale».
La mossa di Cofferati spiazza intanto anche i suoi sostenitori: «Comodo andarsene, noi restiamo» è il telegrafico messaggio del vicesindaco di Savona Livio Di Tullio che lo ha sostenuto e di Fulvio Briano, segretario savonese anche lui schierato con l’europarlamentare. Duro Tullio Ghiglione, assessore di Albenga: «Non ho mai condiviso il «non gioco più me ne vado» sintomo di infantilismo e vigliaccheria». Ma anche a livello nazionale alcuni dei supporter del Cinese si pentono e dicono apertamente che forse «sarebbe stato meglio non candidarlo». Di «un’altra fibrillazione come questa – ammette un renziano di Palazzo Madama – non se ne sentiva proprio il bisogno». Martedì si vota la legge elettorale e in pochi al momento sono pronti a scommettere sulla tenuta della minoranza Dem anche se in Parlamento pochi credono davvero a un’ipotesi di scissione. «Al massimo – si osserva sempre tra i renziani – ci sarà qualcuno che se ne andrà, ma fuori del partito finiranno politicamente di esistere».