Fonte: Corriere della Sera
di Marco Galluzzo
Per Palazzo Chigi l’utilizzo del Mes resta non necessario salvo l’ipotesi, considerata «remota», di un fabbisogno di cassa. Martedì prima riunione della cabina di regia per scrivere il programma che entro metà ottobre dovrà essere inviato all’Unione Europea
Giuseppe Conte sta ricaricando le pile dopo il lungo e difficile Consiglio europeo della settimana scorsa, ma ha già chiaro il compito che attende il nostro Paese nelle settimane future. Dopodomani ci sarà la prima riunione della cabina di regia per scrivere il piano che entro metà ottobre dovrà essere inviato all’Unione europea e il presidente del Consiglio, nelle conversazioni con i suoi ministri, rimarca non solo i risultati raggiunti, che non esita a definire «storici», grazie anche alla prima volta di una messa in comune del debito, ma invita tutta la maggioranza ad «uno scatto di responsabilità» decisivo, perché dal piano che verrà redatto dipende sia «il futuro del nostro Paese che quello della Ue e dello stesso mercato unico».
Insomma Conte è più che consapevole che abbiamo gli occhi puntati addosso, non solo dell’Unione e degli Stati membri, ma anche dei mercati finanziari, e per questo motivo ha intenzione di procedere con le riunioni del Ciae, il Comitato interministeriale affari europei che ritiene il luogo istituzionale più adatto per coinvolgere tutte le amministrazioni dei diversi ministeri, ma sempre in raccordo con il Parlamento, perché un altro punto fermo del capo del governo è che il piano finale per la Ue, per ottenere gli oltre 200 miliardi di euro di prestiti e finanziamenti a fondo perduto, sarà quello «di coinvolgere tutti, per arrivare ad un programma in cui si riconosca l’intero Paese», ovviamente opposizioni e parti sociali comprese.
Non sarà facile, ma l’occasione a suo giudizio non può essere sprecata, considerati i risultati dell’ultimo Consiglio europeo più importanti della modifica di un trattato, e proprio per questo risultato inediti, storici, ora l’Italia ha «il dovere di spendere questi soldi con estrema responsabilità», un concetto che messo in pratica significa arrivare ad un piano di riforme che dovrà contenere progetti «definiti e dettagliati in ogni settore», progetti che riguarderanno una vasta di gamma di investimenti, dall’Alta Velocità da estendere al Mezzogiorno, alle infrastrutture più necessarie, secondo il piano già redatto dalla ministra Paola De Micheli; dalle riforme strutturali che non sono mai stata fatte, a cominciare dalla Pubblica amministrazione agli investimenti nel digitale e nel mondo della formazione e della scuola. Un piano che «verrà declinato con un cronoprogramma», un segno di serietà ma anche un passaggio richiesto dalla stessa Commissione, che ha legato il rilascio dei finanziamenti proprio allo stato di avanzamento e di implementazione delle riforme nazionali.
Non sarà certo una passeggiata, potrebbero anche sorgere delle divergenze sulle destinazioni dei fondi fra i vari ministeri, ma su questo punto Conte ha ben chiaro che è suo pieno diritto e anche dovere esercitare il ruolo che gli riconosce la Costituzione, quello di essere comunque primus inter pares e che dunque il coordinamento e la responsabilità ultima delle decisioni appartiene a lui.
Con questo spirito il capo del governo si appresta a mettere, nero su bianco, da dopodomani, il piano della riforme, mentre non ha cambiato idea sul Meccanismo europeo di stabilità, quel Mes e quei 37 miliardi di euro per le spese sanitarie dirette e indirette, sul quale l’Italia è stata più volte sollecitata a farsi avanti, anche dalle istituzioni della Ue, ma che per Conte al momento non è necessario, a patto che venga tenuta sotto controllo la spesa pubblica. La sola opzione che il capo del governo al momento prende in considerazione è al momento remota: ovvero se si verificasse un fabbisogno di cassa, allora, e solo a quel punto, lui stesso cambierebbe posizione.