22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Alessandro Barbera e Marco Bressolin

Per l’Italia sempre più difficile usare una parte dei fondi a inizio 2021. E la maggioranza litiga sulla manovra

Il negoziato sul bilancio europeo tra Parlamento e Consiglio è un dialogo tra sordi. A parole tutti chiedono di fare in fretta, ma il risultato è che la trattativa sul dossier del Recovery Fund rimane congelata, sommando ritardi a ritardi. Ieri al vertice a Bruxelles il presidente dell’assemblea di Strasburgo David Sassoli ha provato a buttare la palla nel campo dei leader: «Spetta a voi sbloccare i negoziati». Ha chiesto 39 miliardi in più per finanziare i principali programmi del bilancio. «Non se ne parla» gli ha risposto Angela Merkel, trovando il sostegno degli altri capi di Stato.
Sassoli ha avvertito che la situazione sanitaria in Europa è talmente preoccupante che presto persino i soldi dell’accordo di luglio potrebbero non bastare. «Gli strumenti messi in campo sono urgenti – ha scandito al tavolo del Consiglio europeo –, ma non siamo in grado di dire se saranno sufficienti. Non è escluso che debba aprirsi una “fase due”, che richieda l’adozione di strumenti ancora più significativi rispetto a quelli adottati».
L’Eurocamera chiede 9 miliardi di risorse fresche per il prossimo budget settennale (al momento fissato a 1.074 miliardi) e che i 13 miliardi di interessi del Recovery Fund siano conteggiati oltre il tetto massimo del bilancio. Propone un aggiustamento di 16-17 miliardi: in tutto fanno 39 miliardi. Ma ieri il “no” è stato unanime. Oltre a Merkel sono intervenuti, tra gli altri, il portoghese Antonio Costa e lo spagnolo Pedro Sanchez: «Non possiamo riaprire l’accordo di luglio». Al Consiglio non si è nemmeno parlato dell’ostacolo legato allo Stato di diritto. Su questo fronte l’Italia sostiene la proposta tedesca, ma si oppone alle richieste dei Paesi nordici che vogliono inasprirla per mettere all’angolo Ungheria e Polonia.
Nel frattempo l’Italia non può che far finta di nulla, sperando in bene. Ieri ha avviato le discussioni con la Commissione sul suo Recovery plan illustrato dal ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola. Dovrebbe essere rinviata la visita di martedì a Roma di Ursula von der Leyen: ha dovuto abbandonare il summit per mettersi in quarantena perché un suo collaboratore è risultato positivo al coronavirus.

Italia ultima
A mezzanotte è scaduto il termine per la presentazione delle bozze di bilancio da parte di tutti gli Stati dell’Eurozona. L’Italia sarà probabilmente l’ultima a spedire il testo, fra sabato e domenica. Per metterlo a punto non sono stati sufficienti due vertici di maggioranza. Oggi ce ne sarà un terzo, nella speranza di appianare le divisioni. L’ultimo è stato vivace. Dei 40 miliardi a disposizione quelli già impegnati in misure di emergenza o ormai decise sono i tre quarti. Resta da discutere su poco più di dieci. L’accelerazione della seconda ondata complica la trattativa. Il Pd e Iv vogliono far partire entro luglio l’assegno unico per i figli a carico (costo stimato fra i tre e i quattro miliardi), i renziani in particolare premono perché si rinviino o si cancellino plastic e sugar tax, la cui entrata in vigore è prevista a gennaio. I Cinque Stelle vogliono rendere triennale il superbonus al 110 per cento per il miglioramento energetico degli edifici, Leu chiede più risorse per asili e sanità.

Rischio lockdown e Mes
L’elefante nella stanza resta l’ipotesi di dover affrontare i costi di un nuovo lockdown. La domanda l’ha posta Luigi Marattin, sostenitore della richiesta di accesso al Mes. La pensa così anche il ministro della Sanità Roberto Speranza, dopo aver constatato il ritardo del Recovery. La risposta del collega del Tesoro Roberto Gualtieri è stata quella espressa anche in pubblico: i rendimenti dei Btp e il risparmio su normali emissioni di debito sono troppo bassi rispetto al prezzo politico che il governo rischia di pagare. I tre grillini presenti (Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Laura Castelli) ascoltavano in silenzio.

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