22 Novembre 2024

Cala il sipario sul reddito di cittadinanza, il sussidio introdotto nel 2019 dal primo governo Conte. La scelta di abrogare la misura bandiera del Movimento 5 Stelle prevedeun’uscita graduale dall’attuale sistema di sovvenzioni e l’avvio di una riforma che introduca assegni da destinare alle categorie fragili e agli inabili al lavoro. A chi può lavorare la riforma, invece, offrirà programmi di formazione e di collocamento al lavoro.

Cosa prevede la legge di Bilancio varata dal governo?
Come più volte annunciato durante la campagna elettorale la premier Meloni ha scelto di intervenire sul reddito di cittadinanza, stabilendo che il sussidio introdotto nel 2019 venga abrogato dal primo gennaio 2024.

Nell’immediato e per tutto il 2023 cosa capiterà a chi è beneficiario del reddito di cittadinanza?
Nell’immediato e fino al 31 dicembre non cambia niente. A partire dal prossimo anno l’assegno verrà gradualmente cancellato per coloro che possono lavorare. Inizia, come indicato dal governo il “periodo transitorio verso l’abolizione del reddito di cittadinanza”. In particolare, dal 1 gennaio 2023 alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro, ma che non abbiano nel nucleo familiare disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età ed escluse anche le donne in gravidanza) è riconosciuto il reddito al massimo per altri 8 mesi. È previsto, inoltre, un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o di riqualificazione professionale. In mancanza, decade il beneficio del reddito. Si perde il diritto all’assegno anche nel caso in cui si rifiuti la prima offerta di lavoro congrua.

Quanto stima di risparmiare nel 2023 il governo grazie alla stretta appena introdotta?
In base ai calcoli dei tecnici del ministero dell’Economia attraverso il giro di vite è atteso un risparmio di 734 milioni di euro per il 2023 su una spesa complessiva di circa 8 miliardi. I risparmi ottenuti finiranno in un apposito fondo che finanzierà la riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione.

I risparmi oltre che con la riduzione degli assegni come verranno ottenuti?
L’anno prossimo gli occupabili avranno, come detto, il sussidio per non più di 8 mesi e dovranno partecipare a un corso di formazione, pena la perdita dell’assegno. Ma il governo punta anche a maggiori controlli (per scongiurare le truffe) e verifiche sulle regole di decadenza dal sussidio.

Per chi non è in grado di lavorare cosa è previsto?
Per i percettori non occupabili (circa due su tre, secondo le stime) è stabilito che continueranno ad avere il sostegno anti povertà fino alla fine del 2023. A partire da gennaio 2024 si vedranno assegnare una nuova forma di sussidio, dedicata esclusivamente ai poveri e alle categorie fragili.

Quante sono le famiglie italiane interessate dalle nuove regole?
In totale si tratta di 404 mila nuclei familiari. I dati Inps indicano in 1,039 milioni il numero medio annuo dei nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza: di questi i nuclei interessati sarebbero, appunto, oltre 400 mila, mentre 635 mila non sarebbero toccati.

L’anno prossimo sarà possibile presentare domanda per il Rdc?
Una data con il termine ultimo per presentare la richiesta del sussidio non è stata fissata, ma l’indicazione del governo è di interrompere la possibilità di presentazione delle nuove domande già dai primi mesi del 2023.

Nel 2024 cosa succederà?
Il governo per ora ha solo tracciato una rotta: dal 2024, al posto del reddito, ci saranno due strumenti, che verranno definiti con un provvedimento ad hoc. Il primo è un sussidio destinato alle categorie fragili e ai poveri che non possono lavorare. A fianco di questo assegno il governo prevede di predisporre un secondo strumento di politiche attive destinato alle persone in grado di lavorare. Che beneficeranno di una nuova prestazione: non più il reddito, ma programmi di formazione e collocamento al lavoro.

Perché il governo non ha eliminato subito il Reddito di cittadinanza?
A spiegarlo è stata la premier Giorgia Meloni, indicando che prima di togliere l’assegno azzerandolo è necessario predisporre la riforma che elimini le inefficienze e riveda i criteri e i meccanismi di erogazione dei sussidi. La riforma verrà elaborata nei prossimi mesi.

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