Fonte: La Repubblica
di Monica Rubino
Dichiarato “inammissibile per difetto di giurisdizione”. I cinquestelle: “Non ci arrendiamo”
Il quesito referendario è stato già approvato dalla Corte di Cassazione e il Tar non è il luogo adatto per ricorrere. Per questo il Tribunale amministrativo del Lazio ha respinto il ricorso sul quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre presentato da M5s e Sinistra italiana.
Il Tar sostiene che il ricorso “è inammissibile per difetto di giurisdizione”. In pratica ammette la propria impossibilità a decidere su una materia di questo tipo già valutata dalla Cassazione e che non rientra tra quelle demandate alla giustizia amministrativa. Scrivono, infatti, i giudici amministrativi in una nota: “L’individuazione del quesito contestato è riconducibile alle ordinanze adottate dall’Ufficio Centrale per il Referendum istituito presso la Corte di Cassazione ed è stato successivamente recepito dal Presidente della Repubblica nel decreto impugnato”.
“Sia le ordinanze dell’Ufficio Centrale per il Referendum” che hanno predisposto il quesito referendario, “sia il decreto presidenziale nella parte in cui recepisce il quesito – si legge ancora nel comunicato – sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell’ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale”.
La decisione è stata assunta dalla sezione 2bis del Tar. Il ricorso era stato presentato il 5 ottobre dai senatori Loredana De Petris (Sinistra italiana) e Vito Crimi (M5s) che avevano giudicato ingannevole e faziosa la formulazione del quesito referendario. Subito il Colle aveva gelato i ricorrenti: “In relazione a quanto affermato in una nota di ricorrenti al Tar Lazio, in cui impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario – era trapelato dagli ambienti del Quirinale – si precisa che il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall’articolo 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento”.
I cinquestelle tuttavia non si arrendono: “Non è una bocciatura nel merito – commenta a caldo il deputato cinquestelle Danilo Toninelli – Leggeremo le motivazioni della sentenza e agiremo di conseguenza”. “Il problema rimane – aggiunge Crimi – il quesito è ingannevole e il governo è stato truffaldino e arrogante. Siamo alla truffa 5.0”. E anche De Petris non dispera: “La sentenza va letta, se fosse stato dichiarato il rigetto solo per difetto di giurisdizione non ci sarebbero voluti tre giorni, sarebbero bastate due ore”. Mentre per il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta il “Tar non ha dato nessun giudizio sul quesito”. E per l’associazione dei consumatori Codacons “la battaglia adesso si sposta in Cassazione”.