Fonte: Corriere della Sera
di Liliana Milella
In Senato tutto il centrodestra unito con Cesa e De Poli, Bernini e Ronzulli, per l’appuntamento della raccolta delle firme che parte il 2 luglio. Salvini attacca ancora i magistrati. Giulia Bongiorno nega che tutto ciò danneggi la riforma Cartabia. Domani sciopero degli avvocati delle Camere penali per la separazione delle carriere
Foto di famiglia sulla giustizia. Di tutto il centrodestra unito. Salvini e Bongiorno, l’Udc con Cesa e De Poli, Forza Italia con Bernini e Ronzulli. Tutti al Senato in conferenza stampa per annunciare il “grande evento” che parte il 2 luglio, la raccolta di firme sui sei referendum radical-leghisti. Dalla separazione delle carriere dei giudici, alla stretta sulla custodia cautelare, alla cancellazione della legge Severino. Il leader della Lega è convinto che gli italiani correranno ai gazebo contro i magistrati.
E la Guardasigilli Cartabia che, giusto nella stessa settimana, porta a palazzo Chigi la sua riforma penale? Per Giulia Bongiorno, la nota penalista che è anche responsabile Giustizia del Carroccio, non ci sono problemi. Nessuna contraddizione. I referendum non sono pensati per essere una spina nel fianco di Cartabia. Sarebbero, invece, lo strumento per dimostrare che “serve un cambiamento più profondo sulla giustizia”. Che passa, appunto, per una mobilitazione di popolo. Se ci sarà, ovviamente. Perché già adesso Piercamillo Davigo dice che “i referendum non passeranno” e ironizza su Salvini, l’uomo delle manette, che poi sottoscrive un referendum sulla custodia cautelare voluto dai radicali che è una sorta di “libera tutti”, a cominciare proprio dagli immigrati che delinquono.
Ma tant’è. Al Senato, dove la Lega promuove l’ennesimo appuntamento per sponsorizzare i referendum, l’attrazione politica è un’altra. Il fatto che, uno accanto all’altro, nella foto di famiglia, ci sono proprio i partiti del centrodestra, quell’area che Salvini vuole riunificare sotto il suo vessillo. La giustizia, da questo punto di vista, è la materia giusta. E lo è pure la campagna per i referendum che vedrà i gazebo comparire in piazza dal 2 luglio. C’è una grande mobilitazione dei Radicali, ma anche della Lega che, come dice la Bongiorno, vuole dimostrare la sua teoria del “cambiamento profondo necessario per la giustizia”, che certo non può materializzarsi negli emendamenti alla riforma penale, che approda in consiglio dei ministri la prossima settimana per una “bollinatura” politica che non ammetterà poi altri distinguo soprattutto da parte del M5S.
Salvini è scatenato, parla di referendum “per la libertà, e non di partito”. Chiaramente vuole sfruttare l’argomento per fare le prime prove tecniche di alleanza con gli altri partiti del centrodestra. Questo è evidente al Senato, quando Lega e Udc organizzano la conferenza stampa, e al tavolo arrivano, accanto a Lorenzo Cesa e Antonio De Poli, anche la capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli. È la “foto di famiglia” che serve dopo gli incontri con Berlusconi.
Salvini è duro contro i magistrati. Come sempre. Polemizza ancora con l’Anm del presidente Giuseppe Santalucia che ha “osato” annunciare sabato la “ferma reazione” dei giudici contro i referendum. “Minacciare una forte reazione di fronte alla volontà popolare mi sembra improprio in un paese libero, civile e democratico. Forse è la reazione di qualcuno che ha paura di perdere poteri e privilegi” dice Salvini. E la Bongiorno ritorna al giudice Giovanni Falcone quando dice che “i nostri referendum non sono contro i magistrati, Falcone era a favore della separazione della carriere. Noi siamo contro quel piccolo insieme di magistrati che vogliono fare scambi di favori, siamo contro i magistrati trafficoni, non contro la maggioranza che lavora bene”. E poi ecco l’atout a Cartabia, già fatto tante volte dalla stessa Bongiorno, che nei prossimi giorni vedrà la ministra per un faccia a faccia, perché “noi siamo sostenitori della sua riforma”. Ma poi serve dell’altro per cambiare la giustizia.
Già, siamo in politica e bisogna stare alle formule della politica, anche se sono chiaramente contraddittorie. Perché Salvini sostiene la riforma Cartabia, che prevede una carriera unica dei magistrati e la possibilità di passaggi per ben due volte da giudice a pm, ma poi nelle stesse ore lancia in grande stile e scommette politicamente sulla separazione delle carriere. È stata la grande scommessa persa da Berlusconi, che mille volte ha raccontato la storiella dei giudici e dei pm che s’incontrano al bar, familiarizzano, mentre il pm va con il cappello in mano dal giudice per ottenere la conferma delle sue richieste.
Ma adesso Salvini ha anche un altro alleato sulla separazione delle carriere, il presidente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza, autore di una proposta di legge popolare sulla separazione delle carriere che è già alla Camera dall’inizio della legislatura, ma langue nella commissione Affari costituzionali. Ieri Salvini e Caiazza si sono incontrati. E certo hanno parlato dello sciopero degli avvocati che, da domani, paralizzerà ancora una volta i tribunali per due giorni. Sciopero contro la sostituzione del gip del caso Montarone, ma soprattutto per rilanciare proprio la separazione delle carriere. Manifestazione in piazza Cavour, dove ci saranno anche Carlo Calenda con Enrico Costa, e ancora strali contro la magistratura.