I due leader pensano a un protocollo sulla legalità. Il ruolo di Grazia Di Bari, consigliera delegata alla Cultura che partecipa alle riunioni della giunta
Nessuna dichiarazione e nessuna previsione: solo un prudente e sorvegliato silenzio da parte dei consiglieri M5S che militano nella maggioranza di Michele Emiliano alla Regione Puglia. Il disimpegno dei 5 Stelle dalle primarie di Bari, le polemiche con il Pd e l’annuncio di Giuseppe Conte di una «rivoluzione» in Regione, avevano fatto pensare all’uscita dei pentastellati dalla giunta e dalla maggioranza. Per ora non ce n’è traccia, piuttosto si ipotizza che Conte voglia tornare a Bari per stipulare con Emiliano un protocollo per la trasparenza e la legalità, visto che proprio un’inchiesta sul voto di scambio ha fatto saltare le primarie.
I quattro pentastellati, ognuno con un incarico istituzionale, restano al loro posto. L’assessora al welfare Rosa Barone ha partecipato ieri ai lavori della giunta. Alla riunione dell’esecutivo ha preso parte anche Grazia Di Bari. Che non è componente della giunta, tuttavia Emiliano le ha assegnato nel 2022 la delega alla Cultura, dopo l’uscita di scena dell’ex assessore Massimo Bray, direttore della Treccani. Un ruolo, quello di Di Bari, non previsto dallo statuto della Regione. Emiliano lo ha mutuato dall’esperienza dei Comuni e ne ha fatto un largo uso in Regione. In tutto sono tre i consiglieri delegati, con Di Bari anche due civici. Non hanno potere di firma (che resta nelle mani dell’assessore titolare o del presidente) e non possono proporre delibere. Ma seguono il settore assegnato, sostituiscono il titolare nelle manifestazioni pubbliche. E, appunto, partecipano ai lavori della giunta.
Di Bari è stata la prima consigliera delegata. Emiliano la designò perché tutti i 4 pentastellati, avversari in campagna elettorale ma poi sostenitori della maggioranza, avessero un incarico istituzionale: così all’assessora Barone, al vice presidente dell’aula Cristian Casili e al capogruppo Marco Galante si aggiunse la delegata Di Bari. Avvocata, 50enne, di Andria, si applica con passione all’incarico ricevuto da Emiliano. Di recente ha dovuto parare le critiche di chi ha eccepito su piccoli contributi erogati al marito, attore e regista, dal Teatro pubblico pugliese, consorzio controllato dalla Regione. Niente di irregolare ma le critiche sono arrivate ugualmente. Emiliano, va detto, non se n’è curato e ha giudicato la vicenda priva di qualsiasi elemento di irregolarità.
Barone, invece, è diventata assessora già nel gennaio del 2021, poche settimane dopo il rinnovo del Consiglio regionale. Mantiene uno stretto collegamento con Conte, come tutti gli altri pentastellati. Ma il suo è un legame più stretto, perché foggiana come il leader M5S. Di più: è titolare di una farmacia a San Giovanni Rotondo, il paese di Padre Pio, dove Conte è cresciuto e torna spesso. È l’unica che si lascia sfuggire una frase: «Dimissioni? Farò quello che dice il capo del Movimento». Ma i rapporti tra Conte ed Emiliano, antesignano del rapporto con il M5S, sono troppo buoni perché Barone si debba preoccupare di lasciare l’assessorato. Salvo colpi di scena. Nessuno li prevede, una soltanto li auspica. È Antonella Laricchia, candidata presidente dei 5 Stelle per due volte, nel 2015 e nelo 2020. È rimasta pervicacemente all’opposizione. «Dove gli elettori volevano che fossimo».