19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Antonello Guerrera

La premier tenta l’ultima carta per portare a casa il suo piano. Ma la proposta scontenta tutti: gran parte del suo partito e il leader Labour, Jeremy Corbyn , che chiude la porta: “Non voteremo questo accordo riciclato”

Non si era mai spinta a tanto. Ma la situazione è disperata e dunque oggi Theresa May ha aperto alla possibilità di un secondo referendum sulla Brexit, cosa che sinora aveva sempre rifiutato con decisione. La novità è arrivata in un discorso a sorpresa al centro Price Waterhouse Cooper, a pochi metri da Westminster, dove ha lanciato la sua “ultima offerta”, perché altrimenti la Brexit “sarà definitivamente in pericolo”.
La premier britannica ha proposto la possibilità per i parlamentari di votare sull’opzione di un secondo referendum, addirittura prima del suo nuovo accordo sulla Brexit. Qualora la Camera dei Comuni dicesse di sì alla seconda consultazione popolare, allora i deputati scrutinerebbero il suo piano, ancora una volta rivisto e al quarto tentativo in aula: oltre all’opzione del secondo referendum, May ha previsto anche un’altra apertura alle opposizioni, e cioè l’inedita ipotesi di una sorta di unione doganale temporanea fino a quando non verrà risolta la spinosa vicenda del confine irlandese post Brexit.
Ma la voglia di compromesso di May ha invece scatenato l’effetto opposto. Il leader laburista Jeremy Corbyn, che sino a qualche giorno fa aveva negoziato per settimane con lei su un improbabile accordo bipartisan sulla Brexit, ha subito sbattuto la porta in faccia alla premier: “Non se ne parla, questo accordo riciclato non soddisfa le nostre richieste, tra cui l’unione doganale permanente con l’Ue, la protezione dei lavoratori e la sicurezza delle merci in arrivo post Brexit”.
Corbyn neanche cita l’opzione secondo referendum offerta, che pure aveva chiesto tra i denti, perché sa che è potenzialmente esplosiva all’interno del suo partito già spaccato sulla vicenda. Dall’altra parte invece, decine e decine di conservatori, persino i ribelli che negli ultimi tempi si erano riavvicinati alla leader di partito e premier May, hanno già giurato che non voteranno mai un piano simile che includa due “spauracchi” come l’unione doganale e la seconda consultazione popolare sulla Brexit.
Insomma, a meno di miracoli, questo quarto tentativo di May sembra già fallito, perché scontenta tutti: conservatori euroscettici e pure eurofili, così come i laburisti. A questo punto le annunciate dimissioni della premier potrebbero subire un’accelerata nei prossimi giorni, anche perché ieri la premier ha ribadito che questa sarebbe l’ultima chance per far passare un suo accordo.
L’unico che potrà giovarsene a questo punto è ancora una volta Nigel Farage, che si crogiolerà ancora più della sua presunta “purezza” sulla Brexit, mentre i due partiti tradizionali, conservatori e laburisti, sembrano sempre più confusi, ambigui e molto poco appetibili dai cittadini britannici oramai assolutamente spaesati, che dopodomani andranno a votare per delle surreali elezioni europee a tre anni dal referendum che ha decretato l’uscita dall’Ue.
Insomma, l’apertura di May sul secondo referendum potrebbe innescare addirittura  l’accelerazione delle sue dimissioni, l’arrivo di un leader conservatore molto euroscettico come Boris Johnson e dunque ingrossare ancora di più l’onda del No Deal, cioè della pericolosissima uscita senza accordo di Londra dall’Ue, con conseguenze potenzialmente gravissime, per tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *