19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

renzi

di Gianluca Luzzi

Cambiamento o protesta? Non è un voto di protesta ma una richiesta di cambiamento, sostiene Renzi. E non è un voto contro di me, aggiunge il premier-segretario contraddicendo la totalità dei commenti dopo la disfatta di domenica scorsa. Sembrano questioni di lana caprina, di nessun interesse per i normali elettori. Si tratta invece di una sottile distinzione che costituisce il cardine della difesa e del contrattacco di Renzi che venerdì affronterà la Direzione del suo partito. Se è un voto di cambiamento – argomenta infatti Renzi – abbiamo fallito perché abbiamo cambiato poco, insomma perché non abbiamo rottamato abbastanza. Ci va di mezzo il povero Fassino che, prima è stato arruolato per forza da Renzi, lui che non avrebbe voluto candidarsi per il secondo mandato, poi dopo la cocente sconfitta di Torino viene indicato come perdente perché emblema del vecchio Pd. Giusta o sbagliata che sia questa analisi del voto, Renzi ne farà il cardine del dopo voto. Ma in realtà il segretario sa benissimo che qualcosa è andato storto nella sua impostazione e gestione del partito, tanto che si appresterebbe a cambiare profondamente la squadra di vertice. Non lascerà la segreteria come gli chiede parte della sinistra, ma certamente aprirà la segreteria a esponenti non renziani o provenienti dalla sinistra. Il Pd ha bisogno di un recupero del territorio, si dice. Ha bisogno di recuperare il voto dei giovani, delle periferie, dei pensionati, degli operai che hanno ancora un lavoro e soprattutto di quelli che il lavoro lo hanno perso. Ma prima di tutto Renzi ha bisogno di vincere il referendum di ottobre se vuole rimanere a Palazzo Chigi fino alle elezioni politiche. E per vincerle ha estremo bisogno che il suo partito sia compatto, che nessuno remi contro. Per raggiungere questo risultato forse dovrà riporre il lanciafiamme in magazzino almeno fino ad ottobre. Domani o al massimo giovedì la sindaca Raggi andrà in Campidoglio per lo scambio di consegne con il commissario Tronca. Ancora non si conosce l’elenco completo degli assessori che formeranno la sua squadra. L’unico certo, il prossimo assessore all’Urbanistica Berdini, ha già fatto capire che su Olimpiadi e Stadio della Roma ci si dovrà pensare. Il che equivale a dire che entrambi i progetti diventano sempre più lontani. Nel frattempo i vertici delle municipalizzate si preparano a riempire gli scatoloni e a lasciare il posto, compreso probabilmente anche il direttore generale di Atac (che aveva mandato alla Procura di Roma tre dossier sul marcio dell’azienda trasporti di Roma). A Torino, invece, il primo atto della sindaca grillina è stato quello di chiedere le dimissioni del presidente della Compagnia San Paolo, considerato troppo vicino a Fassino.

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