21 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Piera Matteucci

Veltroni ha aperto le celebrazioni: “Il partito è nato per unire, non abbia paura della parola sinistra”

Il Partito democratico si dà appuntamento al Teatro Eliseo per spegnere le sue prime dieci candeline: per guardarsi dentro, fare un bilancio e lanciare idee per il futuro. E se Walter Veltroni ha aperto i lavori scatenando l’ovazione dei partecipanti, è però Matteo Renzi a lanciare la sfida politica: “Nei collegi sarà un corpo a corpo con il centrodestra”.
L’ex segretario Pd riporta alla memoria della platea il governo Prodi, definendolo il migliore della storia Repubblica. “Il Pd nacque con 10 anni di ritardo – ha detto di fronte alla platea, che ha visto in prima fila tra gli altri, i ministri Giuliano Poletti, Graziano Delrio, Valeria Fedeli, Dario Franceschini, Roberta Pinotti, Marco Minniti e la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi – doveva essere la naturale prosecuzione della storia dell’Ulivo. Con l’Ulivo tutta la sinistra governava l’Italia. Quel governo è stato il migliore della storia repubblicana, prima di tutto per l’autorevolezza di chi lo guidava, Romano Prodi. Quella esperienza però dopo due anni finì, abbattuta dai due mali storici della sinistra, il massimalismo e le divisioni”, ha aggiunto.
E ha lanciato un appello a superare, appunto, quelle divisioni interne, che impediscono di rivolgere lo sguardo al futuro: “Il passato è passato. Non ci resta che il futuro. Vorrei che il nostro sguardo si alzasse sulla polvere delle baruffe quotidiane”. Per Veltroni “l’elettore di sinistra aspetta questa notizia: un giorno, anche solo 24 ore, senza una scissione o una divisione, che rendono più deboli noia e più forti gli altri”.
“Il riformismo può essere maggioranza in questo Paese – ha proseguito – il Pd nacque per raccontare una nuova storia al Paese: finalmente ci si unisce e non ci si tirano i piatti alla prima occasione”. Non si deve avere paura, ha proseguito Veltroni, “della parola Sinistra, è un’idea del mondo e della giustizia, cambiata nel tempo come è dovere farlo, la sinistra ci ha messo troppo a capire che libertà e giustizia non sono separate. Sinistra è libertà, per me sinistra era quel ragazzo cinese con le buste della spesa e non il carro armato”. “Non dobbiamo aver paura di essere sinistra riformista, democratica, di governo”, ha aggiunto.
Poi, rivolto al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e al segretario del Pd, Matteo Renzi, li ha esortati a fare tutto il possibile per approvare la legge sullo ius soli: “Vorrei che la legislatura si concludesse con l’approvazione dello ius soli. Paolo e Matteo fate ciò che è necessario”. Appello a cui Gentiloni ha risposto nel suo intervento, poco dopo: “Abbiamo introdotto le unioni civili in questo Paese e ne siamo orgogliosi. E spero che saremo orgogliosi di poter dire che un altro diritto, quello dei bambini che frequentano le nostre scuole, che sono nei nostri quartieri e giocano nelle squadre di calcio, ma che sono nati da genitori stranieri, possano avere il diritto alla cittadinanza”.
Veltroni si augura, poi, che il Partito democratico stringa alleanze: “Le alleanze si fanno prima e ci si presenta ai cittadini, alleanze che spero il Pd faccia. Il Pd nasce con l’idea dello spirito maggioritario e dell’alternanza” e l’Italia “non può più conoscere maggioranze spurie”, ha aggiunto. “Il puro anti-berlusconismo – ha detto ancora – è stato il più gigantesco mallevadore del berlusconismo. Oggi serve un’alternativa programmatica e di valori che sia chiara”.
Per quanto riguarda la sua scelta di vita, dice che “è e resterà diversa dal passato. Si può fare questa scelta senza fare male alle persone con cui condividi un ideale…Sono intervenuto durante l’assemblea nazionale per evitare una scissione”, ha ricordato: “La mia vita è e sarà diversa, ma non sarà altrove”.
Un valore, quello del Pd, da tenere stretto: il premier Paolo Gentiloni dubita che, se non fosse esistito, la sinistra di governo avrebbe avuto futuro: “Questi non sono stati dieci anni facili. A tratti qualcuno si è sentito in una casa troppo simile a quella di una tradizione diversa, a tratti a qualcun altro è parsa occupata da un manipolo di estranei. Ma è acqua passata. Il Pd è il Pd. Frase storica…”, scherza Gentiloni, ma sottolinea: “Il progetto bene o male è riuscito, è vivo, lotta insieme a noi”. Un progetto avviato, dal quale non si torna indietro: “Alla fine l’alternativa che attraversa la sinistra è tra chi pensa possibile rifugiarsi nella pantofole delle proprie biografie e chi accetta la sfida tempestosa è difficile del Governo. Il Pd ha scelto dieci anni fa la via di una sinistra di governo e da lì non possiamo tornare indietro”.
L’importante, per il premier, è mantenesi saldi nei propri valori: “Anche nelle condizioni più impervie è possibile governare tenendo fermi i nostri principi e i nostri valori. La sinistra di governo non spaccia paure o illusioni sul tema dei grandi flussi migratori. Si impegna a gestirli, a cercare di governarli se possibile. E ridurre del 30 per cento il numero dei morti nel Mediterraneo è una straordinaria politica di sinistra del governo, caro Marco”, ha aggiunto rivolgendosi al ministro dell’Interno Minniti.
Tra i temi più cari al Pd, poi, c’è sempre il lavoro: per questo, assicura Gentiloni, è a centro della manovra: “Sinistra di governo è sostegno alla famiglia. Non è una bandierina, ma difendere la nostra coesione sociale e contrastare la malattia della solitudine. Sinistra di governo è sostegno ai redditi più bassi – ha detto, difendendo la misura degli 80 euro voluta da Renzi -. La sfida del lavoro sarà centrale nella legge di bilancio che approveremo lunedì”, afferma il presidente del Consiglio riferendosi soprattutto alla sfida verso i giovani.
Ha fatto eco a Veltroni, invitando a superare rancori e divisioni il segretario Pd, Matteo Renzi: “A chi ha anteposto il destino personale al destino del Pd minacciando di andarsene e poi andandosene voglio dire che il Pd appartiene al suo popolo e chi se ne va tradisce se stesso. Basta con i rancori, sentiamoci tutti a casa nostra”, ha detto, sottolineando ancora una volta il ruolo del Partito democratico: “Se non ci fosse stato il Pd, la sinistra italiana sarebbe irrilevante. Bisogna avere il coraggio di riconoscerlo”.
E ancora: “Il Pd non appartiene a chi è sul palco questo momento. Noi abbiamo un debito straordinario e una grande gratitudine nei confronti di Veltroni, ma il Pd non appartiene a lui. Noi sosteniamo Gentiloni, ma il Pd non appartiene nemmeno a lui e men che meno a me. Il M5S appartiene al figlio del fondatore, al nipote del fondatore e al commercialista del fondatore. La nostra è tutta un’altra storia”, ha detto, non risparmiando critiche al movimento di Beppe Grillo: “Avete visto cosa è accaduto, qualcuno ha sbagliato piazza a fare le proteste. Ma a me preoccupano più quelli che hanno sbagliato secolo nelle proteste”.
Ma il Partito democratico, ammette l’ex premier, ha un nemico: “Abbiamo un nemico è l’autoreferenzialità, il parlarsi addosso, le nostre divisioni…Nessun altro fa i Congressi, noi quando li facciamo viviamo questi appuntamenti come uno scontro all’arma bianca”, ha sottolineato. Gli avversari, però, sono fuori dal Pd: “Il nostro avversario è il centro-destra. Se passa come spero il Rosatellum abbiamo di fronte a noi un corpo a corpo in tutti i collegi con un centrodestra populista, che ci ha lasciato con lo spread e la più grande crisi economica del dopoguerra. O noi saremo nelle condizioni di capire che questa è la sfida o rischieremo di perdere non noi come Pd ma l’Italia”.
A chi chiede chi sarà il futuro premier, Renzi risponde deciso: “Non mi interessa chi – ha chiarito -: mi interessa come, come fa la battaglia in Europa”.
Anche il segretari Pd ha affrontato il problema del lavoro che, sostiene, “non si difende mettendosi sulle barricate a difendere un totem ideologico, ma creando posti di lavoro e evitare le dimissioni in bianco”. E non è mancata una frecciata a un’austerità eccessiva: “L’austerità ha fallito, ha creato disoccupati – ha detto riferendosi alla necessità che l’Unione europea svolti pagina -. Mettere in discussione il fiscal compact è la cosa più di sinistra possibile”.
Infine lancia uno sguardo al futuro: “Dobbiamo superare questa fase di discussione con la voglia di costruire il futuro. Non è vero che va tutto male, i prossimi dieci anni saranno fantastici”.

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