Fonte: La Repubblica
Dopo le trivelle e i veleni intorno al quorum mancato, il premier al Tg1 guarda alla consultazione popolare sul ddl Boschi di ottobre. “La domanda non riguarderà il governo ma la Costituzione. Dovremo essere bravi a spiegarci. In caso contrario…”. Quanto alle prossime amministrative, possono esserci ricadute nazionali. “Se a Roma vince un sindaco contrario alle Olimpiadi, non si fanno”
Commentando l’esito del referendum sulle trivelle, molti nell’opposizione hanno descritto il mancato raggiungimento del quorum solo la vittoria di Pirro di un governo Renzi in sofferenza, solo la prima tappa di una corsa che potrebbe alla lunga usurarlo. Passando dalle prossime amministrative di giugno alla consultazione referendaria di ottobre, quando gli italiani dovranno dire sì o no alla riforma costituzionale disegnata nel ddl Boschi appena approvato. Su cui la stessa minoranza Pd lascia intendere che si giocherà politicamente la vera battaglia. Dovesse essere bocciata dall’urna la nuova architettura istituzionale priva del bicameralismo perfetto, anche il prosieguo dell’esperienza di Matteo Renzi a capo dell’esecutivo ne risulterebbe compromessa.
Il premier non la vede esattamente in questi termini, almeno dialetticamente, ma la conclusione sarebbe la stessa. Il referendum costituzionale di ottobre non sarà un “giudizio di Dio” sul governo, dichiara Renzi al Tg1, perché “la domanda di ottobre non riguarda il governo o altro, ma chiede una cosa: volete cambiare la Costituzione rendendo il sistema più semplice?”. “Gli italiani – continua il presidente del Consiglio – dovranno dire sì o no. Se noi saremo bravi a spiegare le nostre ragioni, avremo il consenso”. In caso contrario, “vado a casa”, ribadisce Renzi.
Naturalmente il premier non si è sottratto alle polemiche sull’esito del voto di domenica, preceduto dal suo auspicio per il fallimento della consultazione sulle trivelle e dal conseguente scontro con i fautori del “sì”, dentro e fuori il Pd. “Io sono convinto – spiega Renzi – che sia finita, stop, basta. Il popolo italiano ha parlato, la consultazione è finita 70-30. Leggo che con il solito atteggiamento della politica italiana vecchio stile, chi ha perso spiega che ha vinto”. In particolare, Renzi continua a punzecchiare le Regioni che hanno promosso il referendum sulle trivelle. E in particolare il governatore pugliese Michele Emiliano. “E’ l’ora di finirla – dice il premier e leader del Pd -. Adesso impegniamoci perché il nostro mare sia pulito, magari occupandoci un po’ di più di depuratori, cosa che dovrebbero fare le nostre regioni anziché fare referendum».
Renzi, invece, si mostra un po’ più cauto sul prossimo voto amministrativo. Non è in ballo un giudizio sul governo, dice Renzi, ma il risultato può avere un certo peso nazionale: “Dal punto di vista della tenuta del governo si vota per il primo cittadino, non per il primo ministro. Io penso che chi va a votare voti per scegliere il sindaco non per dare un giudizio. Ma – sottolinea – ci sono effetti sulle dinamiche politiche nazionali. Se a Roma vince un candidato contro le Olimpiadi (ovvero Virginia Raggi, candidata al Campidoglio per il M5s, ndr) ci sono conseguenze, nel senso che non si fanno le Olimpiadi. E io credo sia fondamentale che le Olimpiadi si facciano”.