Fonte: Repubblica
All’ultimo vertice del 2015, l’Ue si presenta ancora divisa sulle emergenze principali e il premier italiano attacca: “Surreali le critiche all’Italia per la questione delle impronte”. Poi critica l’Unione per il doppiopesismo sulle sue scelte quando c’è di mezzo la Germania. La cancelliera: “Entro giugno chiudere sulle guardie di frontiera”. E chiede un’accelerazione sugli hotspot. Poi un’importante apertura al premier Cameron, alle prese con la grana Brexit: “Possibili modifiche dei trattati”
BRUXELLES – L’ultimo vertice europeo di un 2015 travagliato trova i paesi dell’Unione ancora divisi sulle principali emergenze. E l’Italia dalla parte degli scontenti. E all’attacco della Germania, soprattutto sulla gestione della crsi migranti e sulle misure per la crescita. L’affondo del premier è andato in scena nel prevertice del Pse, cui Renzi stavolta ha deciso di partecipare. Proprio mentre Angela Merkel era impegnata nell’analogo incontro dei popolari. “Ci sono un partito e un leader che controllano l’Europa in modo inaccettabile”, è stato il discorso del presidente del Consiglio. Che poi è tornato a definire “surreale” l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia per la vicenda della registrazione dei profughi.
Renzi critica i vertici dell’Ue e li accusa di fare due pesi e due misure quando le decisioni da prendere riguardano la Germania, come nel caso del gasdotto. E su questo ha ribadito i concetti espressi negli ultimi giorni accusando le aziende tedesche di essere pronte a fare affari con la Russia, a cominciare dal progetto di raddoppio del gasdotto, proprio nel momento in cui sono in vigore le sanzioni contro Mosca e dopo che Bruxelles ha bocciato il South Stream, che interessava l’Italia. Al club dei socialisti europei, il presidente del consiglio avrebbe anche ricordato che i tedeschi si sono comprati tutti gli aeroporti delle isole greche.
L’Unione europea – è stato il discorso di Renzi – non può essere sotto la guida di un solo Paese. La Germania, ha detto in sostanza Renzi ai colleghi del Pse prima di arrivare al Consiglio europeo, deve cambiare strada e abbandonare il fronte dell’austerità per aprirsi a politiche favorevoli alla crescita e all’occupazione. Da qui l’appello: “Dobbiamo tornare a fare politica, o deciderà tutto il Ppe”.
Uscendo dalla riunione al Pse, parlando con i giornalisti, Renzi ha nuovamente respinto le critiche all’Italia sulla gestione della crisi migranti: “L’Italia ha fatto molto e sono contento dei passi avanti dell’Ue – ha detto – anche se li trovo un po’ timidi. I ricollocamenti in questo momento sono meno dell’1% di quanto promesso”. Anche sul nodo spinoso delle impronte, che l’Italia non avrebbe raccolto a sufficienza, Renzi ha definito la discussione “surreale”: “I riconoscimenti, anche quelli fotometrici, vanno fatti. E noi lo facciamo da mesi: siamo ormai oltre il 90% dei nostri impegni. Una polemica – ha concluso – che ha poco senso di esistere”.
Sulla questione migranti e rifugiati, in realtà, è un rimpallo di accuse e i numeri mostrati dalla presidenza lussemburghese dimostrano che l’intera politica dell’immigrazione disegnata dalla Commissione non funziona. Francia e Germania insistono perché l’Italia apra i centri di “ritenzione”. Nel pre-vertice del Ppe Angelino Alfano aveva però già avvertito: “Bisogna ripartire con i ricollocamenti ed i rimpatri, altrimenti il sistema salta”. E se anche tutti sono ormai convinti che la chiave è rafforzare la frontiera esterna, è “controversa” anche l’idea di un corpo di guardie di frontiera europea che intervenga anche quando un paese non vuole l’aiuto.
Al termine della prima giornata del vertice, Angela Merkel è tornata a insistere sui temi che le stanno più a cuore in materia di immigrazione: “Auspichiamo di chiudere il dibattito sulla proposta della Commissione Ue sul corpo di guardie di frontiera sotto la presidenza olandese dell’Ue che si chiuderà a fine giugno”, ha detto. E poi è tornata a sottolineare la necessità di “accelerare su hotspots, ricollocamenti e rimpatri”. Proprio quegli hotspot su cui l’Italia come la Grecia, è sotto accusa.
Sul piano delle decisioni, il vertice dei leader europei ha stabilito che anche i profughi afghani potranno presto essere fra quelli che hanno diritto ad essere compresi, assieme a eritrei e siriani, fra quelli che hanno diritto alla protezione internazionale e far così parte degli schemi di ricollocamento da Italia e Grecia. La richiesta era stata fatta dalla delegazione italiana, come aveva spiegato lo stesso ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Ma c’è un altro tema forte nel “menù” di questo Consiglio europeo che riprenderà oggi, in mattinata. Ed è la cosiddetta, cioè la possibile uscita del Regno Unito dall’Unione nel referendum del 2017. Il premier David Cameron cerca in colloqui separati di ottenere concessioni per evitare quello scenario che i cittadini del Regno Unito, stando ai sondaggi, vorrebbero. E in questo sembra aver strappato un importante impegno proprio alla cancelliera Merkel che ha detto: “Per quanto riguarda le relazioni Gb-Ue potrebbero essere possibili in futuro cambiamenti dei Trattati Ue, con la prossima ondata di modifiche, ma non ora”. Una significativa apertura nei confronti del premier britannico. Merkel si è detta “ottimista perché tutti vogliono un compromesso” ma “sempre preservando i valori fondamentali Ue, inclusi la libertà di movimento e la non discriminazione”. E Cameron: “La discussione con i leader Ue in vista del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione è stata di sostanza e l’obiettivo è trovare soluzioni soddisfacenti in tutte e quattro le aree della mia proposta: dovremo lavorare duramente per questo”. Insomma, la difficile soluzione del rebus britannico è rinviata al prossimo vertice di febbraio. Ma il primo ministro di Londra porterà a casa un punto importante.