22 Novembre 2024

Fonte: Huffington Post

di Angela Mauro

Ci saranno tagli di spesa ai ministeri, ma ancora non c’è intesa. Ok dell’ex premier all’aumento delle accise su tabacco e giochi

Matteo Renzi ha seguito passo passo i lavori del consiglio dei ministri che oggi ha varato il documento di economia e finanza, il piano per le riforme da consegnare all’Ue e la ‘manovrina’ con la correzione dei conti chiesta da Bruxelles. Continui i contatti con il premier Paolo Gentiloni e attraverso di lui l’ex premier è riuscito a portare a più miti consigli il ministro Pier Carlo Padoan. Con il quale i rapporti restano tesi, malgrado il titolare del Tesoro abbia obbedito al diktat renziano: no a nuove tasse. Il punto è che anche dopo il consiglio dei ministri di oggi infatti mancano all’appello 600 milioni di euro. L’idea è di recuperarli con tagli di spesa che a sera restano non vaghi. Verranno decisi “nei prossimi giorni”, non si sbilancia Padoan in conferenza stampa.
La manovrina è stata varata oggi con la classica formula ‘salvo intese’. Significa che nei prossimi giorni verrà completato il quadro per reperire tutti i 3,4 miliardi di euro di correzione chiesta dall’Europa, pari allo 0,2 per cento del pil. Per ora il decreto pesca risorse nell’aumento delle accise su tabacco e giochi, misura sulla quale il Pd renziano, azionista di maggioranza del governo, ha dato il disco verde da qualche giorno. E poi altre risorse vengono individuate dallo split payment, vale a dire il meccanismo per cui lo Stato trattiene l’Iva che dovrebbe intascare dai propri fornitori. È una formula anti-evasione che insieme ad altre misure simili costituisce la parte più corposa della ‘manovrina’: quasi 2.500 miliardi di euro.
Il resto è da recuperare con i tagli che in conferenza stampa né il ministro Padoan, né il premier Gentiloni hanno voluto specificare. E che sono ancora oggetto di trattativa con il Pd. Le misure contenute nel Def , sono le parole del ministro dell’Economia, “sono quasi tutte ben definite. Bisogna però che siano tutte ben definite perché è il pacchetto che conta. Ci sono alcune misure che riguardano tagli di spesa andranno ulteriormente specificate”. “L’approvazione in Cdm è stata completa e unanime, le decisioni sono state prese e verranno discusse in Parlamento e non in altro luogo. Considero questo un risultato importante e rassicurante per i cittadini”, sono le parole di Gentiloni.
Con il ministro e il premier in conferenza stampa anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e il ministro Graziano Delrio. Vale a dire le due ‘guardie pretoriane’ di Renzi a Palazzo Chigi, conferenza stampa corale a sottolineare che il lavoro dell’esecutivo è condiviso con il principale azionista e candidato alla segreteria del Pd. E anzi è “la continuazione della strada seguita in questi anni”, dice Gentiloni. “Un’unica strategia”, precisa Padoan riferendosi al governo Renzi.
Al quartier generale del Pd si tira un respiro di sollievo, anche se resta intatto il nodo dei 600 milioni di euro ancora da recuperare in tagli che forse scontenteranno qualche ministero. Però la manovrina non contiene tasse, anzi diventa un ‘decretone’ con 1 miliardo l’anno di spesa per le zone terremotate. In più la riunione di esecutivo vara anche un decreto della presidenza del consiglio con 45 miliardi di investimenti in infrastrutture: in pratica verrebbe investito così “il tesoretto” annunciato ieri da Renzi. “Tutto questo è la migliore risposta a chi volesse presentare questa operazione come un’operazione repressiva”, si sbilancia Gentiloni.
Resta da vedere se la ricerca dei 600 milioni mancanti provocherà incidenti con il Pd renziano, che solo la settimana scorsa ha provocato una scossa di terremoto sul governo infruttuosa eppure avvertita sul caso Torrisi in Senato. Non è un caso che l’ex premier non si sbilanci, pur avendo seguito al dettaglio i lavori del consiglio dei ministri di oggi. Non un plauso, nè una rivendicazione. Mani libere per vedere come va. Non a caso lo stesso Gentiloni rimanda la discussione “in Parlamento”.
Al contrario, l’altro candidato alle primarie del Pd, il ministro Andrea Orlando, dice la sua ospite a ‘Di martedì’ su la7: la manovra “non avrà effetti depressivi sull’economia e non chiederà sacrifici agli italiani”, assicura il Guardasigilli che solo domenica scorsa ha invitato Renzi a non ‘giocare’ sulla pelle del governo.
E poi resta da vedere come risponderà Bruxelles. Non solo sulla correzione dei conti ma anche sulle previsioni di crescita del Def: 1,1 per cento a fine anno. L’anno scorso sia la Commissione Europea che l’Fmi le hanno riviste al ribasso per l’Italia.

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