19 Settembre 2024
ESTERI
Fonte: La Stampa
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Vertice del Pse su nomine Ue e futuro dell’Europa: «Pieno accordo tra Italia e Francia sulle priorità». Via libera dei due leader alla candidatura di Junker

Matteo Renzi e Francois Hollande stringono un patto per una rapida «accelerazione sulla crescita, l’occupazione e gli investimenti» in Europa. Ma senza toccare il patto di stabilità, che va rispettato cosi com’è. Applicandolo però in toto, e sfruttando tutti i margini di flessibilità esistenti.

Da Parigi, dove la loro «sintonia» ha tenuto banco – tra passeggiate a braccetto tra le siepi dell’Eliseo e colloqui fittissimi – i leader di Italia e Francia mandano un messaggio chiaro. Forse anche a Berlino. A pochi giorni dal vertice Ue di Bruxelles sulle nomine, c’è il loro via libera di massima alla candidatura di Juncker. Ma resta `condizionato´ alla missione che il nuovo presidente della commissione Ue si impegnerà a portare avanti. «Il lavoro per cambiare verso all’Europa continua ed è sulla buona strada», scrive in serata Renzi su Facebook.

Hollande e l’intero schieramento socialista europeo – oltre a lui e a Renzi oggi hanno partecipato alla riunione altri 8 leader del Pse – del resto hanno sposato in pieno la posizione del premier, che sulla partita delle nomine da sempre sostiene, e lo ha ribadito anche oggi, che «nomi sunt consequentia rerum».

Prima le priorità (crescita-lavoro-investimenti) poi i nomi, gli ha fatto sponda il presidente francese. Certo Juncker è il candidato naturale, ha affermato Hollande, ricordando il risultato elettorale che legittima l’esponente del Ppe alla guida della Commissione. Ma il via libera definitivo del Pse arriverà solo se il programma del nuovo presidente dell’ esecutivo europeo – sulla piattaforma dei contenuti sta lavorando Van Rompuy, sarà pronta martedì – punterà su quel `cambio di verso´ che Renzi da sempre rivendica per una svolta «di mentalità, di cultura, in grado di rispondere ai cittadini», ha ripetuto anche oggi ai colleghi. Su un accordo sotto la regia di Angela Merkel – che molti scommettono sia ormai chiuso (Juncker alla Commissione, Schulz rieletto al Pe e, forse, la danese Thimoing-Schimt al Consiglio Ue) – la partita non appare quindi del tutto conclusa.

Il premier è arrivato stamattina a Parigi da protagonista, forte – anche nei confronti di Hollande – del suo trionfo alle europee. Preceduto dalla copertina di `Le Monde´, che lo osanna con un `Veni, vidi, Renzi´, che è stata notata Oltralpe e – secondo le poche indicazioni filtrate – è stata molto commentata dai partecipanti al vertice dell’Eliseo. Ma al termine del summit non si è sbilanciato, lasciando solo un frettoloso «è andata molto bene» sui taccuini dei giornalisti. Di certo Renzi torna a Roma avendo incassato un punto importante: il suo metodo – prima gli obiettivi, poi i nomi – è passato ed è diventato il paradigma anche della sinistra europea. E pure il refrain che ripete da sempre – crescita e lavoro dopo il rigore ma nel rispetto «degli impegni e dei trattati, come l’Italia ha sempre fatto» – ha trovato pieno appoggio. Così come è stato accolto con favore un altro dei suoi desiderata: donne protagoniste sulle poltrone Ue.

Roma e Parigi sono «unite» e hanno «gli stessi obiettivi», ha ripetuto più volte Hollande, che ha parlato di «fiducia» in Renzi, «molto attivo sui temi europei». «Porterà la sua energia e il suo dinamismo» nel prossimo semestre, ha assicurato, aggiungendo però una postilla: «Non possiamo puntare tutto sulla presidenza» dell’Italia, che durerà solo 6 mesi. Frase che alcuni qui a Parigi hanno letto maliziosamente, come una sorta di timore dell’inquilino dell’Eliseo nei confronti del giovane premier italiano che rischia di offuscarlo, dominando la scena nei futuri equilibri del Vecchio continente. A cominciare dallo storico asse franco-tedesco. Quel rapporto con Berlino su cui Hollande – così come tutti gli altri leader del Pse – ha rassicurato la Merkel: nessun vuole riaprire il vaso di pandora dei Trattati. O mettere mano al Patto di stabilità, che va `solo´ interpretato, utilizzando «i margini di flessibilità» esistenti, si ripete senza sbilanciarsi su eventuali ipotesi di legare i tempi di rientro alle riforme o sulla `golden rule´.

Ma la frase `bisogna accelerare gli investimenti´ è riecheggiata oggi più volte a Marigny, dependance dell’Eliseo. Ha insistito su questo anche Sigmar Gabriel, il vicecancelliere tedesco e leader dell’Spd che nei giorni scorsi è quasi entrato in rotta di collisione con la sua cancelliera parlando di scorporo dei costi per le riforme dal computo del deficit: «Nessun cambiamento» ma «utilizzo di tutte le possibilità offerte da un patto che si chiama anche `di crescita´ », ha rimarcato. Stasera l’asse dei socialisti per riorientare l’Europa verso la crescita è uscito rafforzato. Gli occhi di tutti ora sono puntati sul vertice cruciale di giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles. Sarà lì che si giocherà la partita più importante

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