POLITICA
Fonte: La Stampa
Il premier incalza Berlusconi. Boschi: «Sulla riforma elettorale avanti anche senza Fi»
La pausa di riflessione chiesta da Silvio Berlusconi al pressing di Matteo Renzi sulle modifiche alla legge elettorale non sembra, almeno per il momento, produrre dei risultati. «Il patto del Nazareno scricchiola», tuona il premier in serata dopo che nel voto su Consulta e Csm si è concretizzato per la prima volta un inedito asse tra Pd e M5S.
Rincara la dose il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, che a margine del congresso nazionale del Notariato ha sottolineato l’urgenza «per il Paese di avere una legge elettorale». «Non possiamo tirarci indietro», ha aggiunto, quindi si va avanti con o senza Forza Italia. «Ancora non è stata fissata una data per l’incontro di maggioranza» sulla legge elettorale, assicurando però che «sicuramente sarà la prossima settimana». D’altronde, ha spiegato, «una nuova legge elettorale è fondamentale per garantire al governo i numeri per governare cinque anni».
E poco dopo, in Transatlantico, c’è stato un lungo colloquio tra il vicesegretario del Partito democratico Lorenzo Guerini e il coordinatore di Forza Italia Denis Verdini, apparso agli occhi dei cronisti piuttosto contrariato. E, interpellata pochi minuti dopo, anche la fedelissima Maria Rosaria Rossi conferma che, sulla legge elettorale, da parte di FI ci sia «un momento di riflessione» ma «non diamo l’accordo per perso».
Già ieri durante il pranzo a Palazzo Chigi con Berlusconi, Renzi aveva chiesto una risposta urgente sulle modifiche da apportare alla legge elettorale, tra cui la soglia di sbarramento e il premio alla lista, proposta quest’ultima che ha preoccupato la base azzurra, stretta nel timore di una quantità minore di seggi in Parlamento. Per questo Berlusconi ha detto di voler parlare con suoi, ma la riunione è stata disdetta a causa del maltempo.
Come raccontato oggi da Fabio Martini su La Stampa sembra che il piano “riservato” di Palazzo Chigi sia quello di allargare la base parlamentare della maggioranza al Senato, aprendo a destra e a sinistra e formando un nuovo gruppo con i fuoriusciti dei cinque stelle. Ma l’impresa non si prefigurerebbe semplice, quindi pare che Renzi tenga lo scenario più come deterrente che come prima scelta.
Da Parigi arriva anche il commento di Angelino Alfano, che dopo avere incassato la fiducia del Parlamento (una mozione di sfiducia dopo gli scontri di Roma era stata presentata da Sel e M5S), oggi dice la sua sull’Italicum. «Ci sono da salvaguardare due principi: quello della governabilità e quello della rappresentanza», sottolinea da Parigi, probabilmente preoccupato di quella chiacchierata soglia del 5 per cento, che lo costringerebbe alla retromarcia nella rottura con Berlusconi e a un’alleanza con Forza Italia.