19 Settembre 2024

POLITICA

Fonte: La Stampa
 

ANSA

Il premier Matteo Renzi ospite di Barbara D’Urso a “Domenica live”

Domani la legge di stabilità al Colle. Il premier: «Le Regioni arrabbiate? Gli passerà». Padoan: «Con le nuove misure possibile la creazione di 800 mila nuovi posti di lavoro»

ROMA

Matteo Renzi annuncia il bonus bebè. Il premier sceglie il salotto di Barbara D’Urso su Canale 5 per la sua ultima promessa: «Dall’1 gennaio del 2015 daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1500 euro al mese, ma anche a tutte le mamme che fanno un figlio per i primi tre anni. Si tratta di mezzo miliardo destinato alle famiglie». La mossa di Renzi arriva mentre il governo è impegnato a definire gli ultimi dettagli della manovra, che domani sarà sottoposta a Napolitano.

 

LA SFIDA AI GOVERNATORI

Dopo il bonus di 80 euro per i lavoratori, il premier guarda quindi alle famiglie e approfitta del passaggio televisivo nel “fortino berlusconiano” per difendere la manovra: «Sono arrabbiati un po’ tutti: regioni, sindacati, magistrati. Io non ho la verità in tasca. Noi siamo al governo da 8 mesi e o tutti facciamo uno sforzo insieme restituendo i soldi ai cittadini o non c’è futuro. Le Regioni sono arrabbiate? Gli passerà». I governatori avvertono che potrebbero vedersi costretti a tagliare la sanità? «È una vergogna solo dirlo», tuona il premier. «Forse non ci saranno troppe asl o non è strano che una siringa in una parte d’Italia costi il doppio rispetto ad un’altra, o non ci saranno troppi supermanager?».

 

IL TESTO DELLA MANOVRA PRONTO PER IL QUIRINALE

Intanto, la Legge di stabilità è pronta, e domattina sarà al Quirinale, annuncia Pier Carlo Padoan. Ma gli enti locali – soprattutto le Regioni – insistono a chiedere modifiche per attenuare i tagli. La priorità del governo però sembra essere un’altra: convincere la Commissione europea a dare il via libera al testo. Il ministro dell’Economia, ospite di Lucia Annunziata al programma “In mezz’ora”, ostenta sicurezza: «I colleghi europei mi hanno detto che andiamo nella direzione giusta». Ma teme una bocciatura Ue? «Il deficit-pil continua a scendere, l’obiettivo strutturale continua a migliorare. Il programma delle riforme è importante. Noi pensiamo di essere assolutamente in regola». A Bruxelles, intanto, procede a ritmo serrato l’analisi dei dati contenuti nella manovra e secondo alcune fonti potrebbe partire già all’inizio della prossima settimana una missiva “tecnica” all’indirizzo di Roma. Questo per avere chiarimenti preventivi in vista del «giudizio finale» sulla Legge che arriverà solo il 29 ottobre.

 

«IMPRENDITORI, ASSUMETE»

Tornando agli effetti della manovra, Padoan cerca di dare un numero in termine di nuovi occupati. «Potrebbe creare 800mila posti di lavoro a partire dal 2015 per tre anni», dice il ministro. Per gli sgravi al lavoro «abbiano mobilitato 1,9 miliardi, ma se non saranno sufficienti significa che l’economia avrà ripreso» perché ci saranno nuove assunzioni, per le quali «ci saranno risorse aggiuntive»: ecco perché «non si esclude di destinare altre risorse», spiega Padoan. E precisa che per lo sgravo contributivo triennale per i contratti a tempo determinato «le risorse mobilitate sono relative a un tetto di usufrutto che equivale a quella che lei ha detto». Cioè i 1.200 euro indicati dalla conduttrice Lucia Annunziata. Poi, sempre il ministro, lancia un appello al mondo delle imprese. «Mi rivolgo agli imprenditori. Ci sono sgravi molto significativi, lo ha detto anche Squinzi: adesso investite e create occupazione».

 

LA MINACCIA DI MARONI

In Italia intanto il braccio di ferro con le Regioni continua. Il presidente Chiamparino ammorbidisce i toni invitando al dialogo Renzi. Sull’incontro si dice pronto anche il Governo, ma solo «nei prossimi giorni». Intanto il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, alza decisamente i toni: dal palco di una manifestazione della Lega chiama i sindaci alla protesta: «stiamo pronti a fare la rivolta fiscale» contro una Legge di Stabilità che costringe ad aumentare le tasse o tagliare i servizi. E anche tra i governatori dem c’è un po’ di malumore. «Sono d’accordo» sui tagli dei costi «ma mi permetterei anche di dire che un taglio del 3% al ministero della Sanità è un po’ poco perché a noi viene richiesto molto di più», dice il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Che poi annuncia: «Ho deciso di proporre al consiglio regionale che sta discutendo il piano sanitario una proposta fortissima di riorganizzazione per passare da 16 Als a 3, senza tagliare i servizi».

 

TAGLI DI 4 MILIARDI PER LE REGIONI

Lo scontro si è un po’ attenuato con le parole di Chiamparino che ha aperto alla trattativa su come modificare i tagli che la Legge di Stabilità “accolla” alle Regioni lasciandone comunque inalterato l’effetto (4 miliardi). Ma si apre il “caso lombardo”. Anche perché il Governo insiste: possiamo rimodulare, ma il “saldo” quello deve rimanere. Visto che la manovra è strettamente connessa alle riforme, Jobs Act in primis. Su quest’ultimo è il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi a intervenire: in un’intervista a La Stampa, spiega che il pacchetto lavoro sarà legge dal 1o gennaio. Ma anche Boschi blinda la stretta sugli enti locali: «I tagli sono indispensabili, nessuno si tiri indietro», è il suo invito ai governatori.

 

LA MEDIAZIONE DEI COMUNI

Nel frattempo anche i Comuni tentano una mediazione. Ma la trattativa che inizierebbe la prossima settimana, da quanto si apprende, avverrebbe su tavoli diversi. Stando ai tempi “istituzionali” dunque le modifiche potrebbero arrivare direttamente a Montecitorio dove l’esame partirà quest’anno. Il testo “base”, sul quale il governo sta ancora lavorando arriverebbe a Montecitorio al massimo entro martedì prossimo. Poi, una volta assegnato alla commissione competente (la Bilancio) partirebbero le audizioni dal 27 ottobre. La trattativa preme a tutti. Le regioni, in molti casi impegnate a ristrutturare i propri bilanci ed a contenere le spese sanitarie, chiamano in ballo anche le amministrazioni centrali. E paventano la necessità di tagliare servizi importanti ai cittadini come sanità e trasporti. Anche i Comuni temono che così si troverebbero a dover alzare le imposte locali.

 

I MINISTRI: «NOI ABBIAMO GIA’ TAGLIATO»

Ma diversi ministri, in testa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e quello dei Trasporti Maurizio Lupi, ricordano che i dicasteri uno sforzo notevole lo hanno già fatto. Il presidente delle Regioni, Sergio Chiamparino, dopo le prese di posizione `forti´ dei giorni scorsi, spiega che «non c’è niente di irreparabile, la nostra volontà è di trovare un accordo, non fare i Masanielli per avere visibilità politica. Certamente non mi tiro indietro nel confronto credo anzi sia un mio dovere. Siamo animati da una volontà ferrea di trovare un’intesa». Questo anche se «sarebbe meglio spostare un po’ il carico dal complesso degli enti locali a quello dei ministeri». Insomma la manovra va bene ma va rivista. Replica Poletti: «ognuno deve fare la propria parte, anche i ministeri la faranno come l’hanno fatta le altre istituzioni». E Lupi scende più in dettaglio e riferendosi ai possibili problemi sui trasporti locali aggiunge: «Il ministro sta a cuore il fatto che così non si può andare avanti con 1.100 aziende di tpl di cui il 70% sono in perdita».

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