Fonte: La Repubblica
di Piera Mateucci
Nell’intervento conclusivo alla Conferenza Pd a Portici, il segretario Dem rivendica i risultati conseguiti dal Paese grazie all’impegno del Partito democratico: “Niente arroganza, ma dovere”. Speranza critico con ex premier: “Disco rotto, serve cambio radicale”
È Salito sul palco per chiudere la Conferenza del Pd e per fare il punto sul suo viaggio attraverso l’Italia. Ma soprattutto per rivendicare che “chi ha portato l’Italia fuori dalla crisi ha un nome e cognome. Partito democratico”. Lo stesso Pd che è pronto a lavorare con tutti a una coalizione, senza veti, ma anche senza rinunciare alle proprie idee.
Matteo Renzi, nell’intervento conclusivo della kermesse, spiega l’importanza simbolica del percorso intrapreso: “O c’è il viaggio, o non c’è futuro. Chi pensa di fermarsi nell’ambito delle proprie certezze, ha già perso”. Poi precisa: “Chi dice che sono tutti uguali vuole farvi credere che la politica non serve, che tutti sono uguali e vi vogliono far credere a una tecnocrazia senz’anima”.
Con forza ribadisce l’impegno del suo partito che, sottolinea, non è “una società privata o un partito di plastica”, ma un partito pronto ad andare tra la gente, per ascoltarne i problemi e toccarne da vicino le difficoltà: “Noi siamo quelli che mentre gli altri continuano a insultarci non abbiamo paura di andare nel fondo del dolore della nostra società”. Poi, rispondendo alle critiche: “A quelli che tutti giorni si lamentano dico ok cambiamo quello che c’è da cambiare, ma rivendichiamo quanto fatto”.
Sottolineare i successi non deve apparire, ci tiene a precisare Renzi, una manifestazione di arroganza, ma “è un nostro dovere. Nel 2014 c’era chi voleva portare il Paese fuori dall’euro e chi lo ha portato fuori dalla crisi. Chi lo ha fatto si chiama Partito democratico, non altri. Dirlo non è arroganza ma consapevolezza di quel che abbiamo fatto. A chi ogni giorno dice di dimenticarcene rispondo: partiamo dall’orgoglio di ciò che siamo altrimenti non siamo seri verso la politica”.
Il segretario ha colto l’occasione per ringraziare Napoli “perché ci ha fatto un regalo. Al tramonto, ieri, ciascuno ha fotografato e tenuto la foto come salva schermo sul cellulare. Dimostra la bellezza che ci circonda e alla quale siamo ormai abituati”. Ma non solo: “Mi viene in mente lo straordinario lavoro fatto a Bagnoli, dove abbiamo messo fine alle polemiche”, ha aggiunto, dopo le recenti vicende (ultima delle quali quella di Bankitalia) che hanno creato non poche tensioni all’interno del Partito democratico.
AMPIA COALIZIONE
Ricordando le parole pronunciate ieri da Gentiloni, che ha definito il Pd l’unico perno possibile per il futuro governo, il segretario ha ribadito che il Partito democratico è pronto a lavorare con tutti a una coalizione, senza veti, ma anche senza rinunciare alle proprie idee. “È evidente che la legge elettorale approvata impone le coalizioni. Io i veti non li metto, chiedo al Pd di non mettere i veti nei confronti di nessuno, di superare gli insulti che abbiamo ricevuto, perché non si vive di rancori”. E aggiunge: “Per le prossime elezioni sono molto più importanti i voti, che i veti. Non possiamo permetterci di chiudere a un’alleanza al centro. E non possiamo chiudere a sinistra”. Lancia quindi un invito: “Giochiamo pulito: più voti prende il Pd più lontane saranno le larghe intese. Meno voti prende il Pd meno sarà possibile scongiurare un governo di larghe intese”.
Dunque, “noi siamo pronti a discutere e a ragionare insieme. Io credo che senza il Pd non ci sia la rivoluzione socialista, ma Salvini o Di Maio. Se c’è la volontà di discutere di contenuti, ci siamo. Non rinunciamo alle nostre idee”.
Addolorato, si è detto l’ex premier, per la decisione di Piero Grasso di uscire dal partito: “Ho vissuto con grande dolore che il presidente del Senato abbia lasciato il Pd e noi non facciamo polemiche con la seconda carica dello Stato, ma non è per noi condivisibile che la fiducia è un atto di violenza. Non possiamo accettare che si dica che un atto parlamentare è un atto di violenza. La fiducia non è un atto di violenza”.
Come Gentiloni, poi, ha richiamato all’unità e al gioco di squadra: “Serve unità, non possiamo permetterci liti o baruffe. Abbiamo una responsabilita istituzionale, sapere che il Pd ha un compito enorme, scommettere su un modello che non è polemica tutti i giorni”, ha detto, ribadendo che alle prossime elezioni “il problema non è chi di noi sarà al governo, ma se ci saremo noi o ci saranno gli altri. L’unica cosa ce mi interessa è riportare il Pd al governo del Paese”.
BANCHE E VITALIZI
Proprio su Bankitalia, Renzi ha voluto smorzare i toni: “Non entro nelle dinamiche di questa settimana, perché siamo un Partito democratico, abbiamo discusso, le istituzioni hanno deciso e ieri abbiamo accolto Gentiloni con un abbraccio, oggi gli facciamo un applauso. Quella vicenda è chiusa, finita”.
Però non risparmia critiche a quanti accusano il Pd di populismo: “Quando sento dire che certe prese di posizioni nostre sono ispirate dal populismo, lasciate che vi dica che l’unica alternativa al populismo è la politica. E ve lo dico partendo dalle banche e dai vitalizi”.
Capita, ha aggiunto, che “i populisti ti attacchino, mentre l’unica cosa che abbiamo salvato sono stati i conti correnti dei cittadini. Insistere nel dirlo è per me un elemento di libertà personale, un fatto personale di forza – non abbiamo scheletri nell’armadio. Opinionisti e commentatori che sembrano ignorare che per vent’anni c’è stato un conflitto di interessi e intrecci nella vigilanza bancaria. Io rivendico il diritto della signora che sta alle cucine della Festa dell’Unità di non sentirsi chiamare amica delle banche. Non è populismo, è politica. Lo stesso vale per i vitalizi, è Grillo che sta inseguendo Richetti”, aggiunge. “Io sono convinto che in Senato la legge verrà votata senza modifiche perché ne va della dignità del Pd. Sono i grillini che votano la legge Richetti”, conclude.
LE PROPOSTE PROGRAMMATICHE
Dal palco, poi, l’ex premier elenca i due pilastri programmatici: il primo è quello di “abbassare ancora le tasse sul lavoro. O noi abbiamo la forza di dire che la soluzione non è il reddito di cittadinanza, ma creare posti di lavoro per tutti, oppure non siamo un partito di sinistra. Ridurre le tasse a chi crea posti di lavoro”.
Il secondo: “ottanta euro per ogni figlio sotto i 18 anni”. “Come si finanzia?”, domanda il segretario Dem. “Con l’operazione back to maastricht – è la risposta – che vale 50 miliardi”.
Per quanto riguarda il salario minimo, invece, non fa parte delle proposte del Pd, ma l’ex premier non lo esclude: “Perché no? Non è una proposta del Pd, ma parliamone”.
IUS SOLI
A differenza di quanto fatto ieri dal premier Paolo Gentiloni e dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, nessun riferimento, dal palco, è arrivato da Renzi alla legge sullo ius soli ma, ammette più tardi l’ex premier, per una banale dimenticanza: “Ce lo avevo anche scritto – ha ammesso parlando con i cronisti sul treno Pd diretto da Pietrasanta a Roma – ma mi sono dimenticato di farne riferimento” nell’intervento. Però non ha dubbi: “Lo ius soli è una proposta del Pd da sempre e se ci sarà la fiducia il Pd la voterà convintamente. La decisione se metterla o no è nelle mani del presidente del Consiglio e siamo dalla parte del presidente del Consiglio”, ha detto.
LE REAZIONI
“Abbiamo il compito di ricucire: ieri è stato detto più volte, anche con l’autorevolezza del presidente del Consiglio”. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, è d’accordo con l’appello all’unità lanciato nel weekend alla kermesse Pd. E rilancia: “Voglio fare una proposta, che spero il segretario voglia accogliere: terminata la conferenza programmatica e stabilito il nostro assetto anche elettorale, sarà necessario aprire una discussione con le altre forze, anche con coloro che sono andati via, sbagliando. Con coloro che hanno commesso un errore, comprensibile, umanamente comprensibile? Sono maturi i tempi per costruire con i nostri possibili alleati alle prossime elezioni, mi riferisco anche a Sinistra italiana, anche ai centristi… Apriamo la discussione del nostro programma a tutte le altre forze politiche del centrosinistra”.
L’apertura di Renzi a una larga coalizione, invece, non convince il coordinatore di Mdp Roberto Speranza: “Ancora un racconto dell’Italia tutto rose e fiori. È proprio il contrario di quello che incontro ogni giorno tra le persone. Renzi è un disco rotto. Destra e populismi sono così forti proprio per le politiche sbagliate di questi anni. Senza cambiarle radicalmente nessuna alchimia elettorale potrà fermarli”.