20 Settembre 2024

Fonte: Sole 24 Ore

«La crisi politica non è aperta da Italia Viva, è aperta da mesi» ha detto in conferenza stampa alla Camera l’ex premier, che ha ribadito «fiducia incrollabile nel presidente della Repubblica e nel ruolo istituzionale che ricopre». Conte accetta le dimissioni delle ministre: «Mai sottratto a confronto ma terreno minato»


Il leader di Iv Matteo Renzi ha annunciato le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti dal governo. Finisce il governo Conte bis. Non è bastata l’apertura di Giuseppe Conte a un “patto di legislatura”. Renzi ha deciso di aprire una crisi, che deve essere ancora ufficialmente formalizzata, dagli sbocchi ignoti. «È molto più difficile lasciare una poltrona che aggrapparsi allo status quo» ha detto l’ex premier in conferenza stampa alla Camera, spiegando: «La crisi politica non è aperta da Italia Viva, è aperta da mesi». È stato creato «un vulnus nelle regole del gioco, delle regole democratiche». Poi ha ribadito «fiducia incrollabile nel presidente della Repubblica e nel ruolo istituzionale che ricopre». E sullo sbocco della crisi ha spiegato: «Non abbiamo pregiudiziali sul nome di Conte né sulle formule, l’unico paletto è che non andremo mai al Governo con le forze sovraniste e populiste della destra».

Renzi: nessun veto su Conte ma possibili altri nomi
Via libera dunque a un governo con la stessa maggioranza, ma anche all’ipotesi di un governo istituzionale, senza escludere di «andare all’opposizione». Ma se questa maggioranza fosse confermata, «non c’è un solo nome per Palazzo Chigi». Sul Recovery Plan Renzi ha parlato di «passi avanti importanti». Ma «resta un grande problema, perché non si prende il Mes? Mes vuol dire più fondi per la sanità, non prenderli per un motivo ideologico è inspiegabile, irresponsabile».

Conte accetta dimissioni ministre Iv, informato Colle
Le dimissioni delle ministre di Iv «mi sono state comunicate attraverso una comunicazione via mail e che accetto. Naturalmente questa sera ho informato della situazione il Presidente Mattarella» ha detto il premier Giuseppe Conte aprendo il Cdm.

Conte: «Grave responsabilità Iv, danno a Paese»
«Purtroppo Iv si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo – ha proseguito il Presidente del Consiglio -. Sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri, per il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese per una crisi di governo nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando».
«Ho provato fino all’ultimo minuto utile a evitare questo scenario – ha aggiunto – , e voi siete testimoni degli sforzi fatti in ogni sede, ad ogni livello di confronto. Ancora due giorni fa e oggi ho ribadito che avevo preparato un lista di priorità per un confronto da fare non appena approvato il Recovery, stasera le misure anticovid, la proroga dello stato di emergenza, domani lo scostamento di bilancio.Non ci siamo mai sottratti a un tavolo di confronto anche se oggettivamente diventa complicato un confronto quando il terreno è disseminato continuamente di mine difficilmente superabili».

Franceschini in Cdm, attacco a Conte è a intero governo
“In Consiglio dei Ministri ho ribadito che chi attacca il Presidente del Consiglio attacca l’intero governo e Giuseppe Conte sta servendo con passione e dedizione il proprio Paese nel momento più difficile della storia repubblicana”. Lo scrive su Twitter il capo delegazione Pd Dario Franceschini.

Zingaretti: da Iv errore gravissimo contro l’Italia
Da segnalare la preoccupazione e l’irritazione in casa dem dopo le dimissioni annunciate da Renzi. «Quello di Italia Viva è un errore gravissimo contro l’Italia. Abbiamo bisogno di nuovi investimenti, di combattere la pandemia e non di una crisi di governo» ha detto al Tg1 il segretario dem Nicola Zingaretti, che ha convocato per giovedì mattina l’ufficio politico del partito. «Conte aveva assicurato la disponibilità per un patto legislatura e questo rende scelta Italia viva ancora più incomprensibile. Ora è a rischio tutto, dagli investimenti nel digitale alla sanità» ha aggiunto il leader dem. Mentre il vicesegretario Pd Andrea Orlando ha parlato di «un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti».

Crimi (M5s): da Renzi decisione incomprensibile
Dure le bordate anche dei Cinquestelle. «Mentre il Paese affronta con fatica, impegno e sacrificio la più grave crisi sanitaria, sociale ed economica della storia recente, Renzi sceglie di ritirare la propria delegazione di ministri. Credo che nessuno abbia compreso le ragioni di questa scelta» ha scritto in un post il capo politico del M5s Vito Crimi. «Non c’è nessun merito nella fuga dalle responsabilità. Il MoVimento 5 Stelle continuerà a lavorare per i cittadini al fianco di Giuseppe Conte» gli ha fatto eco su Fb il capodelegazione M5S Alfonso Bonafede.

Centrodestra: Conte si dimetta, poi via maestra è il voto
Dal centrodestra è unanime la richiesta di elezioni anticipate. «Il centrodestra – prima forza politica del Paese – chiede che il Presidente del Consiglio prenda atto della crisi e si dimetta immediatamente o, diversamente, si presenti domani in Parlamento per chiedere un voto di fiducia. Se non ci sarà la fiducia, la via maestra per riportare al governo del Paese una maggioranza coesa ed omogenea, con un programma condiviso e all’altezza dei problemi drammatici che stiamo affrontando, resta quella delle elezioni» si legge in una nota congiunta dei leader dell’opposizione, che ribadiscono la loro «indisponibilità a sostenere governi di sinistra».

Conte: lavoro a un patto di legislatura
Eppure nel pomeriggio le acque della crisi sembravano essersi smosse. Il premier era salito al Colle ufficialmente per parlare con Sergio Mattarella del Recovery plan. E il colloquio aveva cambiato segno alla dichiarazione di guerra di martedì («mai più con Renzi se Iv ritira le ministre»). All’uscita di Conte dal Quirinale, dopo l’invito del Presidente ad «uscire velocemente da questa condizione di incertezza, a fronte dell’allarmante situazione causata dalla pandemia» il premier aveva spazzato via ogni ipotesi di governi appoggiati a deboli stampelle («ho sempre detto che ci vuole una maggioranza solida per portare avanti l’azione del governo») che non piacevano al Colle. Sul tavolo – senza che Conte e Renzi si siano mai incontrati per un chiarimento definitivo – restano solo due opzioni: un patto di legislatura che rafforzi la maggioranza anche con Iv o, nell’ipotesi a molti sgradita che tutto precipiti, il voto. Intanto Conte ha parlato chiaro: il governo va avanti «solo con il sostegno di ciascuna forza di maggioranza». E si è augurato che non si arrivi alle dimissioni delle ministre e Iv si metta al «lavoro per un patto di fine legislatura». Poi: «Lavorerò fino all’ultimo giorno e all’ultima ora per rafforzare la coesione della maggioranza, nell’interesse dei cittadini la cui sofferenza viene prima di tutto». E per tentare di mettere al sicuro i provvedimenti cruciali, ha convocato un doppio Cdm, uno in serata sul nuovo dl anti-Covid e l’altro giovedì sul nuovo scostamento per i ristori di gennaio.

Il pressing di M5s e Pd per evitare la rottura
Dopo l’astensione delle ministre Iv sul Recovery Plan (l’ultimo scontro in Cdm è stato sulla mancata attivazione del Mes) Pd e M5s hanno cercato in extremis di impedire la rottura con contatti e appelli alla responsabilità rivolti sia all’indirizzo del premier sia di Matteo Renzi. «Si faccia di tutto per riprendere il dialogo, il confronto nella maggioranza, per trovare una soluzione alla crisi», aveva chiesto il leader Pd Nicola Zingaretti convinto che sia ancora possibile rilanciare l’azione di questo esecutivo con un nuovo patto di maggioranza. Anche Beppe Grillo aveva rilanciato una lettera aperta ai partiti di maggioranza e opposizione del deputato M5S Giorgio Trizzino con un appello a fare «insieme un patto tra tutti i partiti», precisando poco dopo che «è sottinteso che il governo è di Conte».

Le ipotesi in campo
Dopo le dimissioni delle ministre Iv il margine è ora strettissimo. Quella di una crisi lampo pilotata resta l’ultimo sentiero per evitare lo showdown in Aula e la conta dei “responsabili”. Il Pd continua a spingere per un patto di legislatura, sancito dal rafforzamento della squadra di governo, con dimissioni lampo del premier e la consegna della nuova lista dei ministri. Il Quirinale rimane “molto preoccupato” e pronto a tutti gli schemi che questa crisi potrebbe presentare con un’unica certezza: agirà con rapidità ed efficacia. Per questo, ove mai tutto crollasse, al Colle si stanno attrezzando per consultazioni che saranno lampo, proprio perché il mantra del presidente è da giorni lo stesso: non perdere tempo, non sprecare risorse. In caso di crisi al buio, si rispolverano anche soluzioni come quella di Andreotti che nel 1990 non si dimise subito e sostituì i ministri, mentre lavorava per ricomporre. O, al contrario, si ipotizzano scenari di governi istituzionali (con una guida come Cartabia), che potrebbero essere sostenuti, secondo alcuni, anche da una parte del M5s. Le elezioni a giugno restano un’opzione, ma usata in queste ore più come spauracchio che come strada da imboccare.

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