Fonte: La Stampa
Alla vigilia della direzione Pd, Renzi risponde alle critiche sul doppio ruolo segretario-premier: «Dibattito lunare»
Le prime parole di Matteo Renzi sono per Dacca, coi ringraziamenti a Mattarella per la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e il no alle polemiche su eventuali errori commessi dalla forze bengalesi nel blitz anti-terroristi. Ma subito dopo, nel corso dell’intervista con Maria Latella alla vigilia della direzione del Pd, prevista per lunedì 4 luglio, si passa alla politica interna. E alle polemiche sulla legge elettorale.
«In Parlamento non vedo una maggioranza in grado di proporre una legge alternativa», commenta Renzi, facendo riferimento alle dure critiche sull’Italicum arrivate dalla minoranza interna, dal centro e dal centrodestra. E alla domanda su eventuali proposte di modifiche, come un premio per la coalizione e non più per le liste, il premier replica che «mi piacerebbe avere potere di vita e di morte sulle leggi. Ma anche se alcuni lo pensano, questa non è dittatura». Di certo l’Italicum non dispiacerebbe poi così tanto ai Cinque Stelle che, pur contestandolo, in base agli attuali sondaggi li incoronerebbero come grandi vincitori di un sistema fondato sul premio alla lista più votata.
Mentre sulle riforme istituzionali Renzi sottolinea che «non è un referendum su di me, anche se io sono pronto a trarne le conseguenze. Ma la vera domanda è: volete o no ridurre il numero dei parlamentari, semplificare i rapporti Regioni-Stato e fare in modo che una sola camera dia la fiducia?». E sulla data della consultazione, previsto tra il 9 e il 30 ottobre, il premier aggiunge che vorrebbe farla «il prima possibile, ma dipende dalla Corte di Cassazione e non da me».
Sulle critiche interne, Renzi risponde in maniera diretta a D’Alema: «Ha tutti i diritti di votare quello che crede. Le riforme che voleva fare con la Bicamerale erano più impattanti delle nostre. D’Alema parla ma i risultati della sua azione gli italiani li hanno visti negli ultimi 20 anni». E con la direzione alle porte, Renzi bolla come «lunare» il dibattito sul suo doppio ruolo di segretario del partito e premier: «Nel resto dell’Europa il capo del primo ministro è il premiere, solo in Italia non è stato così per anni».