22 Novembre 2024
POLITICA
Fonte: Corriere della Sera

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Dopo il successo elettorale, il Partito democratico fa il punto sul voto. Il presidente del Consiglio: «Porteremo le istanze di cambiamento in tutte le sedi»

Non è l’occasione per fare una festa, ma per una «riflessione e un’analisi del voto». Matteo Renzi, nelle vesti di segretario del Pd, apre i lavori della direzione del partito smontando subito quanti pensavano che l’appuntamento fosse un’autocelebrazione:«Il risultato ci carica di gioia e entusiasmo ma anche di straordinaria responsabilità», chiarisce il premier. Certo, non nega Renzi che l’analisi di questo voto sia un’analisi fatta «con il sorriso», perché si tratta di un «risultato storico». Ma bisogna capire che la «straordinaria ampiezza del risultato non è solo per il Pd o per il suo leader. Va ben oltre le aspettative, è il voto degli italiani per l’Italia, è il consenso che ci impone a provare a cambiare l’Italia in modo forte e l’Ue». E bisogna anche capire se «il 40% è un accidente della storia, un colpo di fortuna o un obiettivo stabile», nell’ottica di definire «se questo obiettivo vogliamo considerarlo come casa nostra, se vogliamo metterci la residenza o limitarci a vivere l’istante».Insomma, sottolinea Renzi, la gioia va trasformata in responsabilità.

La foto di gruppo? Nessun salto sul carro del vincitore

L’occasione è buona anche per rispondere in maniera diretta a chi critica i movimenti interni al partito: «Il Pd è primo partito in Europa e ha una responsabilità che giudico naturale venga colta in pieno e non immiserita negli scontri interni. Trovo allucinanti le polemiche per la foto di gruppo: non c’è nessun salto sul carro ma un partito che è convinto di poter discutere al proprio interno con serenità». Secondo Renzi, la spiegazione della vittoria incredibile del Pd sta solo in una constatazione: «In un momento, raccontato da altri, di sfascio del paese, il Pd si è posto non come garante di conservazione ma come testimone di speranza. Non possiamo indietreggiare di mezzo centimetro da questa aspettativa su di noi».Certo, la campagna elettorale non è stata sempre esaltante: gli insulti a Giorgio Napolitano dal palco dei 5 Stelle a piazza San Giovanni sono stati «il momento in cui si è toccato il punto più basso- ricorda il premier – Non solo per la stima e l’affetto per Napolitano ma perché la dimensione dell’odio andava oltre il rispetto della civiltà politica, si andava verso l’odio personale , una sorta di furore cieco e carico di cattiveria che non è quello a cui l’Italia voleva essere chiamata».

Le risposte dell’Ue non sono sufficienti

Per Renzi «la risposta che l’Europa ha dato alla crisi economica non è sufficiente alle attese dei cittadini europei», per cui è necessario che il Pd porti « le istanze» di cambiamento dell’Europa «in tutte le sedi»: durante la direzione Pd Renzi rilancia i suoi propositi post successo elettorale. «L’azione nel semestre e quotidiana dei prossimi anni, deve essere incentrata con grande determinazione a dare all’Europa un respiro più ampio delle piccole e grandi questioni che l’hanno attraversata in questi anni- ribadisce – Non è possibile ci sia un’Europa che si occupa di tutto e lascia l’immigrazione a noi. Lo abbiamo detto in campagna elettorale ma non sono più slogan, sono impegni». Per Renzi, l’Europa cambia «perché l’alternativa al cambiamento dell’Europa è l’Europa che non si salva». Ma la tentazione di mandare una frecciata al suo «rivale» è troppo forte: «In streaming si fanno i dibattiti, a trovare i leader populisti inglesi si va di nascosto»: così Renzi commenta con una battuta, davanti alla direzione Pd, l’incontro di Beppe Grillo con Nigel Farage.

Ilva, Alitalia, Rai: i nodi da affrontare

Infine, il calendario delle cose iniziate e di quelle da fare, immancabile nelle relazioni del premier: «Immediatamente dopo la fine del passaggio in Senato» delle riforme costituzionali, e comunque «entro l’estate», deve essere approvata la legge elettorale. L’obiettivo non è «andare a votare» subito, anche considerato che «agli altri è passata la voglia». Punto numero due: l’Ilva. «Così non si va avanti: c’è bisogno di un cambio di passo nel giro di qualche giorno», dice Renzi.Tema numero tre: l’Alitalia: «E’ questione di ore», assicura il premier.Poi, «il 20 giugno in Consiglio dei ministri vanno le misure sulla competitività» perché «mai come adesso c’è uno sguardo di attenzione verso l’Italia non per il merito del governo ma per una serie di circostanze fortunate». Un pensiero anche per la Rai: «Le polemiche sulla Rai che ho ascoltato in questi giorni dicevano che noi volevamo distruggere la Rai del Maestro Manzi. Noi vogliamo lanciare invece una scommessa culturale», ha specificato Renzi. Infine, per concludere, quella che considera «la madre di tutte le battaglie» il lavoro: «Faremo un passo avanti sul ddl delega- assicura il premier- Su questo tema saremo giudicati più che dai mercati internazionali, da potenziali investitori. Mai come ora c’è uno sguardo di attenzione verso l’Italia. Guai a noi se manchiamo l’occasione anche perché il problema del lavoro tocca tutte le famiglie italiane».

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