16 Settembre 2024

Nei giorni scorsi c’è stata un po’ di apprensione sui mercati in attesa del giudizio di Moody’s: alcuni investitori temono che il 19 maggio l’agenzia di rating americana possa rivedere al ribasso il giudizio sul debito pubblico italiano. Questo, accostato alla preferenza per i titoli di Stato spagnoli rispetto ai Btp, segnalata dalla Goldman Sachs, alimenta la volatilità dei mercati. Motivo di preoccuparsi, senza però scordare che il più delle volte gli speculatori finiscono per farsi del male. E tuttavia, non tener conto di questi segnali sarebbe un errore. Innanzitutto i mercati finanziari sono interconnessi e spesso la sfiducia si trasmette, in modi difficili da comprendere, da un mercato all’altro. Ad esempio, c’è crescente sfiducia nella capacità della Cina di mantenere il cambio fisso fra il dollaro Usa e la moneta di Hong Kong. La Cina è grande e ha certamente le risorse per difendere il dollaro di HK, ma l’introduzione di sanzioni americane contro Pechino potrebbe cambiare repentinamente lo scenario.

Rischio sfiducia sui titoli italiani
Prima di ignorare questi segnali dovremmo chiederci se vi sono motivi reali che giustificano un’improvvisa sfiducia nei titoli italiani. E una ragione c’è. La credibilità del nostro debito pubblico si regge sull’ipotesi che l’Italia continui a crescere in modo non dissimile dagli ultimi due anni, sostituendo alla crescita che è seguita alla ripresa post-Covid una crescita giustificata da fattori indipendenti dall’episodio della pandemia. Un’economia che continua a crescere e un’inflazione in discesa, ma non immediatamente, permetterebbero al costo medio del nostro debito di rimanere ben al di sotto del tasso di crescita nominale dell’economia: la condizione perché il debito sia sostenibile. E allora che cosa preoccupa chi detiene titoli pubblici italiani? Ovviamente la crescita. Il Documento di economia e finanza (DEF), approvato qualche settimana fa dal governo, prevede per il 2023 un + 0,9% con un’ipotesi molto cauta sul contributo degli investimenti attivati dal Pnrr. Cauta, ma non nulla.

L’allarme degli investitori
La sfiducia che manifestano alcuni membri del governo sulla capacità di proseguire l’attuazione del piano, e addirittura le proposte di rivederlo tagliando molti investimenti, allarmano quegli investitori che hanno chiaro che la sostenibilità del nostro debito dipende dalla crescita. Prima di prendersela con la speculazione, o anche solo di convincersi che gli investitori sbagliano, il governo dovrebbe riflettere se non c’è qualcosa che può fare per alleviare le loro preoccupazioni.

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