POLITICA
Fonte: Corriere della SeraChiti presenta un ddl che vuole il Senato elettivo. M5s apre a proposta mentre i renziani chiedono che il disegno di legge si trasformi in emendamenti al progetto di governo
Chiuso per il momento il fronte esterno, con la tregua tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, la riforma costituzionale del Senato vede aprirsi un fronte interno al Pd. Vannino Chiti, senatore del Pd presenta un disegno di legge in cui il Senato tornerebbe ad essere elettivo (a differenza del disegno di legge governativo) e la maggioranza renziana deve immediatamente intervenire, per stoppare un tentativo che potrebbe trovare la sponda anche del Movimento 5 stelle, che si sarebbe detto favorevole a votare il testo di Chiti.
Salta ufficio di presidenza
Intanto si apprende che salta l’ufficio di presidenza della commissione Affari Costituzionali del Senato convocata per le 15.30. E la cosa accade, spiega il parlamentare del M5S Nicola Morra su fb, «perchè il ddl costituzionale del governo ancora non è arrivato a Palazzo Madama». A questo proposito, Morra cita alcune «indiscrezioni giornalistiche» in cui si parla di «problemi di costituzionalità» del provvedimento che sarebbero all’attenzione del Colle
Polemica
«Condivido totalmente l’appello lanciato in assemblea dal senatore del Pd Nicola Latorre di invitare Chiti e gli altri firmatari a ritirare la loro proposta di riforma costituzionale. Li invitiamo ufficialmente a fare emendamenti al testo del governo» ha detto il senatore Andrea Marcucci (molto vicino al premier Renzi) uscendo dall’assemblea.
«Il Pd lavorerà per migliorare riforma governo. Si’ a emendamenti, no a testi alternativi. Chiti ritiri il suo, soprattutto dopo il sostegno M5S ha aggiunto Marcucci». «Tutti hanno in mente il passaggio storico che stiamo vivendo e quindi credo che il senso di responsabilità stia prevalendo», ha detto Marcucci, aggiungendo che «il confronto e’ aperto» anche se la non eleggibilità del Senato «e’ un punto dal quale credo che oggettivamente il Pd non si possa muovere». «C’e’ la disponibilità -ha proseguito- a lavorare sulla composizione e il rapporto con il territorio, anche delle singole regioni, per avere una migliore rappresentatività, e anche a discutere sulle funzioni del futuro Senato» ma sulla non eleggibilità la discussione non si riapre, «lo dico anche in una logica politica e di senso di responsabilità. Credo si debba procedere nel Pd, come proposto da Latorre, in una logica emendativa e non sostitutiva della proposta del governo e del partito. Quindi -ha concluso- c’e’ l’invito al ritiro della proposta Chiti e della trasformazione in proposte emendative nel corso dell’iter parlamentare» ha concluso il senatore del Pd.
La replica
Ma la minoranza interna al Pd, per ora non sembra volere sentire ragione. «Noi il nostro ddl costituzionale non lo ritiriamo, resta sul tavolo. Non vogliamo spaccare il partito, stiamo solo cercando di dare il nostro contributo» ha successivamente replicato il senatore della minoranza Pd, Corradino Mineo, rivolto a Latorre e Marcucci.
«Sul tavolo c’è solo il ddl del governo. Gli altri testi forniranno contributi utili al lavoro della commissione e dell’aula» sottolinea invece la deputata Pd Simona Bonafè.