22 Novembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa
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Cambia la strategia, il post sul blog firmato dal leader del M5S con Casaleggio:  “Premier legittimato da voto popolare”. La replica: pronti a discutere con tutti.

Sul fronte riforme arriva la sorpresa che nessuno si aspettava: il M5S bussa alla porta di Matteo Renzi e, con un post a firma di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, chiede al premier di partecipare alla discussione sulla nuova legge elettorale.

LA RISPOSTA

Il capo del governo non si tira indietro di fronte alla novità pentastellata, dice sì ad un incontro con i cinquestelle che sarà fissato nei prossimi giorni ma avvisa: «Ma stavolta, magari, lo streaming lo vogliano noi». È un modo per mettere in chiaro che «non ci saranno patti segreti né giochini strani». Il Pd sulle riforme – spiega Renzi – è pronto «a discutere con tutti». Il presidente del Consiglio, infatti, mette sullo stesso piano il M5S e la Lega Nord con la quale è già in corso un confronto. Ma, soprattutto, intende rassicurare alleati di governo e Forza Italia: «Io credo – dice – che l’accordo che abbiamo siglato (al Nazzareno, ndr) regga. Se la Lega e Grillo vogliono sedersi intorno ad un tavolo sono i benvenuti».

L’INVERSIONE DI MARCIA GRILLINA 

L’inaspettata apertura cinquestelle è arrivata al mattino ed ha segnato l’intera giornata politica. Per la prima volta Grillo e Casaleggio hanno riconosciuto Renzi come interlocutore: «È stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd. Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato», hanno spiegato sul blog. Ma quel che è cambiato maggiormente sembra essere la strategia del M5S: toni più pacati, apertura al confronto. Lo aveva annunciato lo stesso Casaleggio la scorsa settimana quando ha rivoluzionato lo staff comunicazione. Il primo atto concreto, passato inosservato, è stato l’incontro di una delegazione 5S con il ministro Andrea Orlando al ministero della Giustizia per «discutere della legge anticorruzione». Esclama soddisfazione Il senatore ex M5S Luis Alberto Orellana: «Lo sapevo che questo momento sarebbe arrivato – dice – e ora anche i fatti mi danno ragione». L’obiettivo dei cinquestelle, neanche tenuto nascosto, è far valere il proprio peso in Parlamento e sostituire Forza Italia come interlocutore del governo. Lo afferma a chiare lettere il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che, tra l’altro, insieme ai due capigruppo parteciperà all’incontro con Renzi che sarà richiesto formalmente domani. «Il Patto del Nazareno – dice Di Maio – è sempre più debole e noi siamo a un bivio. È Berlusconi l’ago della bilancia? Vogliamo esserlo noi».

CENTRODESTRA IN FERMENTO

Il Pd gongola, potendo contare su tanti interlocutori con cui discutere. Renzi sottolinea che «fa un po’ ridere che fino a tre-quattro settimane fa sembrava che le riforme le volessimo fare soltanto noi, ora le vogliono fare tutti». I vertici dem Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani rimarcano come sia Matteo Salvini della Lega che tutto il M5S siano dovuti «tornare sui loro passi», dopo la vittoria con il 40,8% del Pd alle Europee. E certamente non dispiacerà neanche al Colle vedere crescere e allargarsi il dibattito sulle riforme. Tuttavia, il clima nel centrodestra appare più teso. La Lega chiede con Salvini di entrare nella partita: «Facciamo insieme le riforme, sì al dialogo su Senato e Titolo V», è il messaggio recapitato al Pd. Ncd tiene a puntualizzare che fa parte della partita. «Ognuno, non solo il Pd ma anche Lega e Forza Italia hanno qualcosa da dire. E molto da dire ha anche il Ncd, sia per quanto riguarda la riforma del Senato sia per la legge elettorale», dice Fabrizio Cicchitto. Più critico Renato Balduzzi di Scelta Civica che invita a «non sacrificare la dinamica interna alla maggioranza attraverso rapporti preferenziali con questa o quella parte della opposizione». In Forza Italia non manca chi teme la nascita di un asse Pd-M5S, magari anche su altri temi come quello della Giustizia, ed attende con impazienza il nuovo vertice Berlusconi-Renzi. Osvaldo Napoli cita «la politica dei due forni» e pone in allerta Renzi: «In uno scenario diventato all’improvviso tanto mutevole – spiega – il rischio è che le riforme finiscano bruciate se entrano nel forno sbagliato».

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