22 Novembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa
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LaPresse – Corriere della Sera

Il premier al M5S: «Discutiamo sul premio di maggioranza a lista o coalizione, pronti a parlare dell’immunità ».Bocciate le pregiudiziali di Sel e grillini. Calderoli: «Tagliare anche numero di deputati». Ma Salvini: «Sì non scontato»

Le riforme costituzionali hanno iniziato il loro cammino nell’Aula del Senato, dove hanno superato il primo scoglio, con la bocciatura delle pregiudiziali presentate da M5s, Sel ed ex M5s. Ora i voti sugli emendamenti ci saranno mercoledì pomeriggio, e il governo si appresta a evitare le «imboscate» che i dissidenti stanno preparando, specie sul tema del numero dei deputati. Modifiche potrebbero arrivare anche sull’immunità, come ha annunciato il premier Renzi in una lettera indirizzata ai 5 stelle ai quali annuncia la convocazione tra giovedì e venerdì fissando però i suoi paletti sull’Italicum e ribadendo, in sintesi, che sulle riforme saranno possibili solo alcune, e mirate, modifiche. Concetti ai quali i pentastellati fanno sapere di riservarsi di rispondere solo domani.

I due relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, hanno illustrato un Aula il testo approvato dalla Commissione Affari costituzionali, dopo un esame durato tre mesi. Finocchiaro ha sottolineato che, grazie al «lavoro del Parlamento» il testo del governo «è stato arricchito in modo considerevole». Un modo per rispondere ai dissidenti che anche oggi (con Paolo Corsini) hanno criticato che l’iniziativa delle riforme costituzionali sia arrivata dal governo. Comunque sia la prima prova di voto, sulle pregiudiziali è stata superata senza problemi nonostante i voti dei dissidenti di Pd e Fi si siano uniti a quelli degli oppositori.

Durante la discussione generale, che impegnerà l’aula fino a domani sera, i dissidenti hanno attaccato. Corsini ha parlato di «involuzione democratica», Mario Mauro ha paragonato Renzi a Putin, e Felice Casson ha accusato il governo di «censurare» quanti non sono d’accordo, attraverso «falsità». Addirittura Massimo Mucchetti, sull’Unità, ha messo in dubbio l’onestà di Renzi, cosa che ha suscitato incredulità tra i colleghi senatori del Pd. Domani mattina alle 8 si terrà l’ottava Assemblea dei senatori del Pd che deciderà la posizione ufficiale da tenere in Aula. Un modo per mettere alle strette i 16 dissidenti, i quali però non arretrano: hanno già preparato gli emendamenti, il cui termine di presentazione scade domani alle 20.

Tra gli emendamenti insidiosi c’è quello che riduce il numero dei deputati a 500, su cui inaspettatamente ha aperto in Aula Roberto Calderoli. La speranza di chi su vuol mettersi di traverso è di riuscire a farlo passare con un blitz, il che creerebbe problemi al testo quando giungerà alla Camera. Ad allarmare il ministro Maria Elena Boschi che ha seguito il dibattito sono stati gli interventi dei leghisti in Aula, molto critici così come i due capigruppo di Senato e Camera, Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga, che hanno chiesto modifiche.

L’altro partito che sostiene le riforme e dentro cui si fanno sentire voci dissonanti è Forza Italia, con i senatori vicini a Raffaele Fitto pronti domani a dare battaglia all’Assemblea che si terrà alla presenza di Silvio Berlusconi. La scorsa settimana 17 dei 59 senatori avevano sollevato obiezioni (più cinque del gruppo satellite di Gal).

L’altra novità della giornata è la lettera con cui Renzi ha risposto al M5s, e nella quale si ipotizza un nuovo incontro tra giovedì e venerdì. Il premier oltre a parlare di una modifica dell’immunità (chiesta in Aula anche da Finocchiaro e Calderoli) ha «dettato» le le intenzioni sulla legge elettorale e sul timing delle riforme. Queste ultime- spiega- vanno approvate entro il 2015, mentre l’Italicum già quest’anno. Per quest’ultimo Renzi ha detto di accettare soglie di sbarramento più basse purché ve ne sia una; e altrettanto su una forma di premio di maggioranza che consenta di avere i numeri alla Camera per governare. Luigi Di Maio ha detto che domani ci sarà la lettera di risposta di M5s, ma è palese il malumore, perché l’impressione del Movimento è che Renzi non voglia trattare sull’Italicum se non sui dettagli.

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