22 Novembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa

Il governo lavora su Titolo V e Senato. Venerdì gli emendamenti dei relatori. Nei prossimi giorni l’incontro con Grillo. Rientrano i 14 democrat “dissidenti”

Le recenti aperture di Beppe Grillo a un confronto sulla legge elettorale non fermeranno la riforma del Titolo V e del Senato che, anzi, ha preso il giusto abbrivio tanto che entro la settimana potrebbero essere depositati in Commissione gli emendamenti di sintesi dei due relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli. E Matteo Renzi, che intende tirare dritto su questa partita, ha presieduto questa sera a Palazzo Chigi un vertice con il Pd, mentre nelle prossime ore contatterà informalmente anche gli altri alleati della maggioranza. «Siamo al rush finale», ha detto stasera ai suoi.

Ma è proprio l’asse con la Lega ad aver sbloccato il percorso, dato che il Carroccio sembra trainare Forza Italia. Il governo e Matteo Renzi puntano sempre su una intesa con Forza Italia, anche se un incontro con M5s sulla legge elettorale dovrebbe tenersi la prossima settimana.

Oggi Finocchiaro e Calderoli hanno riferito di aver messo a punto una ventina di emendamenti al ddl del governo che dovrebbe incontrare il consenso dei gruppi, emendamenti che sono ora all’esame del ministro Maria Elena Boschi e del sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio, che sta tenendo i contatti con Vasco Errani e i presidenti delle Regioni. Gli emendamenti, ha confidato Finocchiaro, saranno ufficialmente depositati «a giorni» e il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti si è sbilanciato dicendo che potrebbero essere presentati venerdì. E il voto potrebbe iniziare tra martedì e mercoledì.

Gli emendamenti recepiscono molte delle richieste delle Regioni sul Titolo V. Il ddl del governo aveva tolto ad esse la competenza su alcune materie; le proposte Finocchiato-Calderoli riportano invece in capo alle Regioni le competenze su diverse materie o sulla loro concreta organizzazione sul territorio. Gli emendamenti definiscono inoltre le competenze del futuro Senato e le modalità di elezione del Presidente della Repubblica. Sul primo punto vengono aumentati i poteri di controllo del Senato sugli atti del governo; sul secondo viene portato da 3 a 6 il numero dei delegati regionali che prendono parte all’elezione. Così si risolve lo squilibrio dovuto al dimezzamento dei senatori mentre il numero dei deputati rimane invariato, cosa che avrebbe consegnato alla maggioranza di governo l’elezione del presidente della Repubblica. Certo rimane aperto il nodo fondamentale, quello della composizione del Senato. Finocchiaro ha detto che in Commissione «c’è una maggioranza a favore dell’elezione indiretta», il che lascia intendere che ci siano passi avanti rispetto al muro contro muro dei giorni scorsi, che aveva portato i 14 dissidenti del Pd ad autosospendersi (oggi sono rientrati nei ranghi). Una delle soluzioni a cui si lavora è un modello francese rivisto: una Assemblea di Consiglieri regionali e comunali che in ciascuna Regione elegge con voto ponderato i propri senatori, scelti però anche al di fuori degli amministratori locali.

Renzi in serata ha incontrato i vertici del Pd per «stringere i bulloni» sia sui contenuti che sui numeri in Senato. Al capogruppo Luigi Zanda ha chiesto rassicurazioni su questo; infatti il premier punta sempre sull’asse con Berlusconi ma i voti di Fi devono essere aggiuntivi e non sostitutivi. Per il premier la priorità temporale rimane la riforma costituzionale, che il Senato dovrebbe licenziare entro i primi di luglio. Il Dossier della legge elettorale, dopo l’apertura di Grillo, potrebbe tornare sul tavolo già la prossima settimana con un incontro a livello di capigruppo tra Pd e M5s. Su questo Renzi è cauto: è vero che Grillo ha aperto al confronto ma rilanciando il proporzionale che per lui e il Pd è fuori discussione.

 

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