22 Novembre 2024
POLITICA/RIFORME
Fonte: La Stampa

Oltre 7800 emendamenti dalle opposizioni. I grillini contestano il ministro

ROMA

«Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa è un’allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita con la forza della ragione». Maria Elena Boschi mette in chiaro le cose e, nella replica in aula al Senato a conclusione del dibattito che precede l’avvio del voto sulle riforme, il ministro per le Riforme scandisce, tra rumorose proteste nell’emiciclo, che «parlare di svolta illiberale è una bugia e le bugie in politica non servono».

 

«È stato un privilegio – spiega la ministra – partecipare alla discussione generale in questi giorni. È un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme», una sottolineatura importante che la Boschi lega a una precisazione altrettanto `pesante´, alla luce della mole di emendamenti che gravano sull’iter del pacchetto al Senato: «Ci potrà essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci può portare a lavorare una settimana di più e a sacrificare un po’ di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese».

 

Del resto, il ddl sulle riforme costituzionali è un «testo ampiamente condiviso», sostenuto «sin dall’inizio anche da forze che non fanno parte della maggioranza, come Forza Italia» ed è «frutto del lavoro di questi mesi; un testo che è stato migliorato» e «il governo ha sempre rivendicato l’ascolto, il dialogo e il confronto. Lo ha fatto per la riforma della Pubblica Amministrazione, per quella delicata della giustizia e anche per le riforme costituzionali che rappresenta la madre di tutte le riforme». Si dice soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia «ampiamente condiviso» e che «abbia una maggioranza più ampia di quella del governo è un valore aggiunto». Inoltre, sottolinea che si tratta di un «testo depurato dallo scontro ideologico». Quindi, ammonisce: «Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: “Non ha paura delle idee chi ne ha”». «Tutto è migliorabile, sempre, ma noi sappiamo che su questa riforma c’è un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non è un’approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide», rivendica.

 

Poi la parola passa ai relatori. «Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa è chiuso e ci sono rimasto male… Perché io sono convinto che buona parte del percorso è stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell’esame dell’aula», dice Roberto Calderoli quando è il suo turno di intervenire in aula al Senato. «Abbiamo riportato sui binari – aggiunge – un treno che andava per conto suo». Da Anna Finocchiaro arrivano parole destinate a pesare, considerato lo spazio che i frondisti hanno nel suo partito, come in quello dell’altro grande contraente, FI. «Invito i colleghi, fermo restando che quest’aula è sovrana – avverte la capogruppo Pd al Senato – a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perché rischiamo di perdere per strada la pulizia dell’opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole “regime”, “deriva autoritaria”, “violenza sulla Costituzione” se pronunciate in quest’aula sono macigni. Questa conclusione arriva dopo trenta ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro è segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non è aderente alla realtà dei fatti».

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