22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Gian Guido Vecchi

«Il mio timore è che adesso la sua tomba possa diventare una meta di pellegrinaggio. Che di Riina si crei un mito. C’è gente che già viene a Corleone per visitare la casa del “padrino”, i luoghi della mafia»

CITTÀ DEL VATICANO – «Sa, il mio timore è che adesso la sua tomba possa diventare una meta di pellegrinaggio. Che di Riina si crei un mito».Possibile?
«Purtroppo sì. C’è gente che viene a Corleone per visitare la casa del “padrino”, i luoghi della mafia. In un albergo c’erano degli americani che chiedevano di vedere le immagini della strage di Capaci. Ho sentito dire che il figlio di un mafioso organizza “tour” turistici, chissà che informazioni darà». Monsignor Michele Pennisi è arcivescovo di Monreale, la diocesi che comprende Corleone, e ieri lo ha detto subito: per il capo di Cosa nostra non ci saranno funerali in chiesa.Per chiarire, eccellenza: no a funerali «pubblici» o niente funerali del tutto?
«Non ci sarà nessun funerale, ne ho parlato anche con il questore. La salma sarà portata al cimitero e il cappellano, se la famiglia lo chiederà, potrà dire una preghiera e la benedizione in forma strettamente privata e d’accordo con l’autorità civile. I mafiosi sono scomunicati e il canone 1184 del codice di Diritto canonico, per evitare il pubblico scandalo dei fedeli, stabilisce che i peccatori manifesti e non pentiti devono essere privati delle esequie».

Ed è questo il caso.
«Chiaro, la Chiesa ha una responsabilità educativa. Il suo compito è formare le coscienze alla giustizia e contrastare la mentalità mafiosa. Un funerale, specie in Sicilia, ha anche una rilevanza sociale. Sarebbe come dare a Riina la patente di eroe».

C’è questo rischio?
«Le nuove generazioni sono sempre più consapevoli, ma anche un mito negativo può attirare i giovani. Corleone merita di essere conosciuta per i suoi santi: san Bernardo ispirò Manzoni per la figura di padre Cristoforo. Ho saputo che in alcune periferie ci sono dei ragazzini che giocano a fare Totò Riina».

La famiglia potrà celebrare messe di suffragio?
«A condizione che non ci siano annunci pubblici e senza fare il nome del defunto. La messa si celebrerebbe solo in forma strettamente privata».

Da una decina di anni ha vietato i funerali ai mafiosi.
«La prima volta fu nel 2007, quand’ero vescovo a Gela. Vietai le esequie pubbliche per un capomafia. Mi minacciarono con un volantino nelle chiese che diceva: la pena di morte non è ancora stata abolita».

E cosa ha fatto?
«Ho continuato a svolgere il miro ministero con serenità, anche a Monreale. E ho scritto altri due decreti: chi è stato condannato in via definitiva per mafia, non può far parte di confraternite né essere padrino di battesimi e cresime».

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