19 Settembre 2024

Fonte: Huffington Post

di Alberto Quadrio Curzio

La Francia per noi è cruciale per spostare l’asse dal micro-rigorismo mercatista alla macro-innovazione geo-competitiva

Il Documento di economia e finanza 2021 è ora disponibile ma, data la complessità, richiederà tempo per adeguati approfondimenti. Aspettiamo adesso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) con il quale speriamo che l’Italia recuperi quello status di Paese co-fondatore della Unione Europea, che si è fortemente indebolito negli anni passati. Perché non basta uscire dalle conseguenze socio-economiche della pandemia, ma bisogna anche agganciare la dinamica complessiva degli altri due grandi Paesi della Ue, Francia e Germania.
Per l’Italia, investimenti e riforme sono cruciali e sulla loro base si dovrebbero stringere di più i rapporti economico-finanziari in particolare con la Francia. Anche perché la Francia è cruciale per modificare la politica economica europea spostando l’asse dal micro-rigorismo mercatista alla macro-innovazione geo-competitiva. Il Presidente Draghi può fare molto per l’Italia in Europa e per l’Europa nel contesto internazionale. Speriamo perciò che l’Italia domestica non lo assorba troppo.

Investimenti e riforme in Italia
Su questo fronte ci sono adesso due buone notizie. La prima è che nel Def si prefigura che investimenti pubblici sul Pil saliranno al 3,2% nel 2021 e al 3,5% nel 2023 per poi assestarsi al 3,25% nel 2024. Si tenga conto che nel primo decennio di questo secolo avevamo una media sul Pil del 3,1% e nel secondo solo del 2,48%. Nel 2019 siamo scesi al 2,3% contro il 3,5% della Francia, il 2,5% della Germania, il 3,7% della Ue e il 3% dell’Eurozona. Noti sono i ritardi nelle progettazioni e nella esecuzione delle opere e tutto il contorno di sprechi e inefficienze. Ottima è perciò la spinta prevista dal “Piano” del ministro Giovannini con la nomina di 29 commissari straordinari per l’esecuzione di 57 opere pubbliche già da tempo bloccate per lungaggini amministrative e intoppi burocratici. Si tratta di cantierizzazioni per un valore totale di 82,7 miliardi, di cui 33 miliardi sono già finanziati a legislazione vigente. Il residuo a copertura dovrebbe provenire da risorse del bilancio statale e da Next Generation Eu.
Queste opere avrebbero anche un indotto di innovazione produttiva ed occupazionale formidabile. Speriamo che sia la volta buona anche perché le traversie del Codice dei contratti pubblici, più volte modificato, colpito anche da una procedura di infrazione europea nel 2019 per cui l’Antitrust aveva suggerito una sospensione pro-tempore affidando ad una Struttura ad hoc la governance delle opere pubbliche del Pnrr.

Progetti europei e in particolare italo-francesi
A mio avviso bisognerebbe puntare anche a progetti transfrontalieri e multi-Stati ai quali fa specifico riferimento un eccellente documento della Commissione europea del gennaio 2021 sulle linee guida per i Pnrr. Questi progetti dovrebbero avere una regolamentazione che applichi le migliori pratiche come previste dalle direttive europee valutate e garantite da un Ente europeo ad hoc adattandone se necessario a tal fine uno degli esistenti. Nelle linee guida della Commissione si tratta di progetti di investimenti in comune nella digitalizzazione, nei trasporti, nelle reti energetiche e in molti altri settori. In queste indicazioni si vede chiaramente non solo l’esigenza di maggiore efficienza di “economie interne”, ma anche quella della maggiore dimensione per le “economie esterne” nella competizione mondiale dove la Ue si confronta con Usa e Cina.
Personalmente vedo in tali indicazioni l’impronta strutturalista dei commissari Breton e Gentiloni.
Si potrebbe pensare in via più specifica ad accordi italo-francesi essendovi già molte collaborazioni ed intersezioni finanziarie ed imprenditoriali tra questi due Paesi. Di recente il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire ha evidenziato collaborazioni nei settori dell’idrogeno e dell’elettronica. Ce ne sono anche molti altri che dovrebbero però rientrare in un disegno organico di cui anche l’iniziativa Stellantis è un importante anticipazione.
Bisognerebbe allora ripartire dalle conclusioni del Vertice Italo-Francese di Lione del settembre 2017 tra Macron e Gentiloni per rafforzare le stesse aggiornandole alla situazione riveniente dal Next Generation Eu. Draghi e Macron hanno molte affinità economico-istituzionali che possono dare maggiore forza alla ripresa e resilienza di tutta la Ue. Anche perché adesso un’altra cooperazione organica, e cioè quella del Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania del 2019, si indebolisce per l’uscita di scena della cancelliera Merkel.

Micro e Macro dell’Europa
Una personalità che ha fatto molto per la costruzione europea anche sedando ove necessario la sua opinione pubblica e tanti piccoli Stati dotati di un potere di veto e dominati da paradigmi rigoristi-mercatisti adatti a pochi milioni di abitanti. Non però alla Unione Europea che, con circa 450 milioni di abitanti, è in molti settori pesantemente dipendente da altri grandi Stati che badano assai al loro “interesse nazionale” trovando anche in imprese globali dei potenti strumenti di politica internazionale.
L’Italia può essere uno dei fattori di svolta se mette a potenza tutta la sua capacità innovativa o il fattore di crisi se il suo Pil non cresce ben più della media della Eurozona e della Ue nei prossimi dieci anni. E quindi se il nostro debito pubblico sul Pil non cala adeguatamente, perché nel 2021 l’Italia sarà al 156%, la Francia al 113%, la Germania al 71%.

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