Fonte: La Repubblica
di Luca Pagni
Anche l’anno scorso, nonostante il crollo del prezzo del petrolio e il rallentamento di alcune eonomie emergenti, non si è fermata la crescita delle energie verdi, con una spesa complessiva di 329 miliardi di dollari (+4%). La Cina è in testa, ma si fanno avanti India, Sud Africa e Sud America. L’Europa rallenta (-18%)
Non le ha fermate il crollo del prezzo del petrolio che ha reso disponibile il greggio a prezzi che non si vedevano da oltre un decennio. E nemmeno il rallentamento delle economie emergenti, clamoroso nel caso di Brasile e Russia. E hanno resistito pure al calo registrato in Europa, dove il mercato è in via di consolidamento dopo una fase di forte espansione. Nonostante tutto questo, gli investimenti in energie rinnovabili nel mondo hanno fatto registrare nel 2015 un nuovo anno record: con una crescita globale del 4 per cento rispetto all’anno precedente, a quota 329 miliardi di dollari. Gli ultimi dodici mesi hanno fatto segnare anche un altro record: quello della capacità installata, pari a 64 gigawatt da fonte eolica e 57 gigawatt da fotovoltaico.
Brasile a parte, è proseguita la tendenza che sta portando in Sud America i principali colossi del settore, dove si segnalano le prestazioni del Messico con una spesa di 4,2 miliardi e una crescita del 114 per cento e del Cile con 3,5 miliardi di dollari di nuovi progetti pari a un incremeno di investimenti pari al 157 per cento. Anche l’Africa ha confermato di essere il mercato più promettente sul lungo periodo. Oltre al Sud Africa, dove le gare internazionali che man mano vengono assegnate dal governo hanno portato altri 4,5 miliardi di investimenti (+329% rispetto al 2014), si affaccia un nuovo protagonista: si tratta del Marocco, con 2 miliardi di investimenti rispetto al quasi nulla dell’anno precedente e con l’obiettivo di realizzare – in una provincia alle porte del Sahara – la più grande centrale solare a concentrazione del mondo.
Non tutte le aree del mondo si sono mosse nella stessa direzione; cosicché i numeri avrebbe potuto essere assai superiori se non ci fosse stato il risultato particolarmente negativo dell’Europa. Dopo una prima fase di grande espansione – e in anticipo rispetto ad altre regioni del mondo anche grazie agli incentivi che ne hanno sostenuto gli esordi – il Vecchio Continente è entrato in una fase di consolidamento con operazioni di fusione tra gruppi di media dimensione. Nel corso del 2015 si sono raggiunti in Europa investimenti in diminuzione del 18 per cento, scendendo a 58,5 miliardi. Di questi, 23,4 miliardi provengono solo dal Regno Unito (+24%). La Germania ha ridotto gli investimenti del 42% a 10,6 miliardi, la Francia del 53% a 2,9 miliardi.
Ma nonostante l’Europa, la rivoluzione energetica imposta della green economy è destinata a consolidarsi in via strutturale. Come si legge nel rapporto di Bloomberg: “Solare ed eolico stanno venendo adottati in molti Paesi in via di sviluppo come una parte naturale e sostanziale del mix energetico. Sono spesso più economici, riducono l’esposizione dei paesi alla fluttuazione dei prezzi dei combustibili fossili e possono essere installati più velocemente per soddisfare la nuova domanda elettrica”, osservano gli analisti, secondo cui, dopo la conferenza Onu di Parigi sul clima, “sarà molto difficile vedere un’inversione di questi trend”.