19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

ambiente

di Carlo Rovelli

In Italia si sottovalutano troppo i danni della bomba climatica. L’aumento della temperatura può arrivare a 4-5 gradi in questo secolo

Mentre a Parigi i leader del pianeta cercano un difficile accordo per limitare i danni del riscaldamento globale, in Italia si sono levate alcune voci per minimizzare il problema. L’argomento di queste voci contrarie è che non abbiamo certezze riguardo al clima. Credo che chi scrive queste cose non si renda conto del danno che sta facendo a tutti noi. Per questo penso sia bene rispondere con semplicità e chiarezza.

Chi dice che non abbiamo certezze assolute riguardo al futuro del clima del pianeta dice il vero. Ma è stupido dire che un pericolo non è grave perché non è matematicamente certo che arrivi. Se si scopre che è rimasta una bomba sepolta sotto un parco giochi per bambini, non la lasciamo lì perché «forse potrebbe anche non scoppiare». Se c’è un incendio in cantina, una persona ragionevole cerca un estintore, chiama il 113, scappa dalla casa… Se invece dice «ma non è del tutto certo che l’incendio si propaghi, quindi continuiamo tranquillamente a fare colazione» è un cretino. Questo è esattamente l’atteggiamento di chi sostiene che il problema non è grave perché non abbiamo assolute certezze riguardo al clima.

A costo di ripetere cose molto dette, riassumo la situazione. È un fatto accertato che la Terra si stia scaldando in maniera inusualmente rapida. È diventato chiaro (non lo era alcuni anni fa) che il riscaldamento è attribuibile in misura considerevole all’attività umana, specialmente all’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Prevedere il futuro del clima è molto difficile. Le proiezioni indicano che se non viene preso alcun provvedimento l’aumento della temperatura del pianeta può arrivare a 4-5 gradi in questo secolo. Questo porterebbe certamente a catastrofi serie nei prossimi decenni. Cambiamenti di temperatura di quest’ampiezza hanno causato estinzioni di massa in passato. Per la Terra, sono piccole fluttuazioni come tante; per l’umanità, potrebbe essere un disastro: non ne siamo certi, ma potrebbe significare allagamento delle città sul mare e di grandi pianure, vasta desertificazione, crollo della produzione agricola, carestie, fame, uragani, guerra ovunque.

Non stiamo parlando del benessere degli orsi polari: stiamo parlando della vita dei nostri figli. L’emissione di anidride carbonica dovuta all’attività umana continua a esacerbare il problema. Un’azione comune dell’umanità per ridurne le emissioni dovrebbe poter riuscire a ridurre il riscaldamento entro 2 gradi centigradi, e limitare i danni peggiori, anche se non tutti. Questa analisi è quella dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Su di essa c’è il consenso oramai universale di tutte le istituzioni serie del pianeta. Non sono d’accordo quelli che pensano che i dinosauri non siano mai esistiti o che la Terra sia piatta.

Questa è la situazione. Non abbiamo certezze. Potremmo sbagliarci. Ma dobbiamo prendere una decisione. Possiamo decidere di ignorare l’allarme e andare avanti tranquillamente, sulla base del fatto che «tanto non siamo sicuri». È l’atteggiamento di Schettino che è andato avanti con l’«inchino», perché tanto «non era mica sicuro» che sarebbe andato a sbattere sulle rocce. Abbiamo visto i risultati.
È l’atteggiamento di chi lascia la bomba nel parco giochi, perché magari non scoppia. Il mondo intero si è convinto che il rischio è serio, e le voci italiane che gettano confusione non fanno che rendere le cose più difficili a chi, con difficoltà, perché i problemi sono complessi, cerca di allontanare i pericoli per tutti noi.

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