19 Settembre 2024
Economia operaio Lavoro

Astenuta la Uil. Il documento si snoda in 9 punti, riporta anche alcuni dati statistici e ricorda come il contratto collettivo è «applicato al 95 per cento dei lavoratori dipendenti in Italia». Seguirà la seconda parte sulle proposte, che sarà consegnata ai consiglieri entro il 6 ottobre. Il documento finale sarà discusso in assemblea il 12 ottobre

Dalle indicazioni della direttiva Ue sul salario minimo, al tasso di copertura della contrattazione collettiva che in Italia “si avvicina al 100%, di gran lunga superiore all’80%”, parametro della direttiva, fino “all’urgenza e utilità di un piano di azione nazionale”. Sono alcuni punti del primo documento, tecnico, del Cnel sul lavoro povero e il salario minimo, approvato dalla Commissione dell’informazione, con il voto contrario della Cgil e l’astensione della Uil. Seguirà la seconda parte sulle proposte, che sarà consegnata ai consiglieri entro il 6 ottobre. Il documento finale sarà discusso in assemblea il 12 ottobre.

Verso un piano di azione nazionale
Il documento si snoda in 9 punti, riporta anche alcuni dati statistici e indica, nella parte finale, «l’urgenza e l’utilità di un piano di azione nazionale, nei termini fatti propri della direttiva europea in materia di salari adeguati». Si inizia dalla «piena conformità dell’Italia ai due principali vincoli stabiliti dalla direttiva europea e cioè l’assenza di obblighi di introdurre un piano di azione a sostegno della contrattazione collettiva ovvero una tariffa di legge». Rispetto ai dati disponibili è noto che il contratto collettivo è «applicato al 95 per cento dei lavoratori dipendenti in Italia. Tale informazione è estrapolata dalle denunce mensili rese dai datori di lavoro all’INPS per mezzo del flusso Uniemens che copre tutti i settori del lavoro privato con la rilevante eccezione dei lavoratori dipendenti agricoli (flusso PosAgri) e dei lavoratori domestici». I dati riportati desunti dall’Istat indicano in Italia che il salario medio orario si attesta a 7,10 euro e quello mediano (relativo cioè al soggetto che divide numericamente in due la popolazione lavorativa) sia di 6.85 euro<.

Il nodo dei contratti pirata
Una valutazione viene fatta anche sui contratti ’pirata’ che, per i sindacati, dovrebbero portare ad una legge della rappresentanza che limiti le organizzazioni non rappresentative. «Le categorie che aderiscono a Cgil, Cisl, Uil firmano 211 contratti collettivi nazionali di lavoro – è scritto nel documento – che coprono 13.364.336 lavoratori dipendenti del settore privato (sempre con eccezione di agricoltura e lavoro domestico); gli stessi rappresentano il 96,5 per cento dei dipendenti dei quali conosciamo il contratto applicato, oppure il 92 per cento del totale dei dipendenti tracciati nel flusso Uniemens. I sindacati non rappresentati al CNEL al momento attuale (X consiliatura) firmano 353 CcnlL che coprono 54.220 lavoratori dipendenti, pari allo 0,4 per cento dei lavoratori di cui è noto il Ccnl applicato.

L’importanza del sistema di contrattazione collettiva
Il documento passa in rassegna criteri e modalità per arrivare al documento conclusivo con le proposte. Prevede ad esempio che bisogna «condividere dati, scenari, possibili soluzioni e criticità». Guardare al fenomeno in modo più ampio, «oltre la questione salario» perchè la povertà lavorativa è un fenomeno che va ben oltre la retribuzione ma riguarda anche, ad esempio, i temi di lavoro dilatati e la composizione familiare. Si evidenzia anche che la direttiva europea non impone il salario minimo e che «là dove esiste un robusto ed esteso sistema di contrattazione collettiva non richiede ulteriori verifiche o adempimenti. Da ciò si può evincere che il trattamento retributivo previsto da un contratto collettivo qualificato (cioè sottoscritto da soggetti realmente rappresentativi) sia adeguato».

Un forum permanente sul tema
Il documento tecnico auspica poi la creazione di un forum permanente sul tema e di «realizzare in forma istituzionale uno stretto collegamento tra condizioni di lavoro, salari e produttività che è niente altro che l’essenza più profonda della funzione della contrattazione collettiva». Vengono poi indicati i dati sulla copertura dei contratti nazionali e affrontato il tema del ritardi dei rinnovi: «Non sempre ritardo è sinonimo di non adeguatezza del salario o di assenza di meccanismi di vacanza contrattuale, concessioni una tantum (si pensi al rinnovo del contratto del terziario dove sono state introdotte misure “ponte” che risolvono il problema almeno per tutto il 2023), ovvero meccanismi di adeguamento all’andamento della inflazione che, in effetti, sono presenti in numerosi contratti collettivi nazionali di lavoro».

Bonomi: sul salario minimo serve un’operazione verità
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, chiede di «fare un’operazione verità» sul salario minimo e «dire come sono le cose, chi è sotto quelle soglie, come ci si comporta. Perché magari all’’interno di un contratto abbiamo alcune figure professionali sotto e alcune sopra». «C’è una genericità di espressione su queste cose che sono temi molto importanti, che vanno affrontati ma vanno affrontati con serietà», afferma Bonomi all’evento di Sky dove sottolinea ancora una volta che i contratti di Confindustria sono sopra i 9 euro l’ora.

Landini: serve legge rappresentanza troppi contratti pirata
«È stato un errore scaricare sul Cnel il tema sui salari minimi, non spetta a lui decidere è il governo che deve dire cosa fare. Per noi serve una legge sulla rappresentanza perchè sono troppi i contratti pirata e introdurre un salario orario minimo sotto il quale non si potrà andare. L’emergenza salari è sotto gli occhi di tutti, serve investire sul lavoro». Così il leader Cgil, Maurizio Landini, nel corso della trasmissione Sky 20anni.

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