16 Settembre 2024

Il condono della discordia. La sanatoria lanciata domenica da Matteo Salvini in televisione, dalle parti di Palazzo Chigi non è stata presa benissimo. Anche se ieri il segretario leghista — che ha disertato la riunione del Consiglio dei ministri — sembrava non darsene per inteso. E ne ha riparlato: «Per quanto riguarda sia l’edilizia — con le piccole irregolarità che possono essere sanate portando tanti soldi nei Comuni — sia le cartelle esattoriali di piccola entità, non i grandi evasori e quelli totali, ma i piccoli risparmiatori, ne parleremo con il ministro dell’Economia». Secondo il vicepremier leghista, sarebbe «un vantaggio per lo Stato che incassa e per milioni di cittadini che saranno più tranquilli».

Le reazioni di Fratelli d’Italia
Giura Salvini: «Siamo in totale sintonia con l’intero governo». Non è detto che sia proprio così. Per esempio, nelle reazioni di Fratelli d’Italia il gelo è tangibile: «Un condono non c’è — dice il capogruppo alla Camera Tommaso Foti —. Quando verrà depositata una proposta, si vedrà. Al momento ci sono solo notizie di stampa in cui si parla di sanatoria di irregolarità minimali, non di condono. Quando ci sarà una proposta la valuteremo». Ma anche Forza Italia non è proprio compatta sul sì incondizionato: «Dipende dalla proposta — osserva Maurizio Gasparri —. Se c’è il rischio di fare un condono troppo largo, non va bene. Vediamo quale sarà la proposta». Resta il fatto che i continui rilanci leghisti sono sempre più una fatica per Giorgia Meloni. Soprattutto perché in diversi casi l’hanno presa alla sprovvista, senza che il suo vice leghista gliene avesse parlato prima.

L’immigrazione
Ma è l’immigrazione che rischia di diventare, se non l’unico, il più totalizzante dei temi della campagna elettorale. Lunedì il Consiglio dei ministri, nonostante alcune anticipazioni dei giorni scorsi, non aveva all’ordine del giorno alcun provvedimento sul tema. Dovrebbero arrivare breve, però, probabilmente già mercoledì insieme alla nota di aggiornamento al Def (Nadef) da presentare subito dopo in Europa. Ieri Salvini ha quasi dichiarato guerra alla Germania: «Una vergogna, un oltraggio, un atto ostile». Il ministro parlava all’inaugurazione della quinta corsia della Milano-Laghi e si riferiva al sostegno di Berlino a due organizzazioni non governative: è come se «l’Italia finanziasse delle associazioni in Francia, in Germania, o chissà dove per agevolare delle irregolarità». La posizione è nota: le Ong rappresenterebbero un «pull factor», un elemento di attrazione per chi decide di mettersi in mare.

«Caro Olaf» Scholz
Una posizione già resa pubblica nei giorni scorsi e che ha spinto anche la premier ad aprire un file per scrivere al «Caro Olaf» Scholz, il cancelliere tedesco, ribadendo il concetto che le Ong hanno «un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze». Ma a breve la Lega lancerà una nuova proposta di cui nel partito si parla da giorni. Un deputato la dice così: «Facciamo come la Francia. Sospendiamo il trattato di Schengen e chiudiamo le frontiere con la Slovenia e con l’Austria». Il tema è quello della rotta balcanica, da cui arriverebbe più della metà degli arrivi in Italia. Una questione delicata, che per la Lega avrebbe però il valore aggiunto di una risposta a Vienna e alle sue limitazioni al traffico dei tir al valico del Brennero. Lunedì 25 settembre Salvini non era in Consiglio dei ministri, dati i suoi precedenti impegni: oltre alla quinta corsia autostradale, l’assemblea dell’Ance in cui è tornato a parlare della sanatoria, oltre all’inaugurazione della campagna elettorale di Adriano Galliani per le suppletive nel collegio di Monza che fu di Silvio Berlusconi.

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