22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

In mattinata Bonafede, ministro alla Giustizia in pectore del Movimento, mette i paletti: “Un altro candidato premier determinerebbe il definitivo allontanamento dalla politica”. Il leader leghista: “Un errore, salta tutto anche se ci chiedono di lasciar fuori Forza Italia”. Di Maio: “Il premier a noi? Questione di democrazia credibile”

“Non puoi andare al governo dicendo: O io o nessuno. E se Di Maio dicesse davvero ‘o io premier o salta tutto’, questo non è il modo di agire. Se dice così sbaglia, perché ad oggi è nessuno”.
Il segretario della Lega Matteo Salvini risponde netto, durante la registrazione di Porta a Porta, ai Cinquestelle che in mattinata avevano fatto filtrare una sorta di aut aut sulla formazione del nuovo governo, “O Di Maio premier o nessuno”. La controreplica del capo politico Cinquestelle arriva dopo poco: “Il premier deve essere espressione della volontà popolare. Il 17% degli italiani ha votato Salvini premier, il 14 Tajani premier, il 4 Meloni premier. Oltre il 32% ha votato il Movimento 5 Stelle e il sottoscritto come premier. Non mi impunto per una questione personale, è una questione di credibilità della democrazia. È la volontà popolare quella che conta. Io farò di tutto affinchè venga soddisfatta. Se qualche leader politico ha intenzione di tornare al passato creando governi istituzionali, tecnici, di scopo o peggio ancora dei perdenti, lo dica subito davanti al popolo italiano”, dice Luigi Di Maio, sul Blog delle stelle.
Insomma, nessuno dei due intende rinunciare a Palazzo Chigi. Ma ecco la cronaca di questa giornata di scontro tra Cinquestelle e Lega.

UNA MATTINATA CHIARA, BONAFEDE: DI MAIO PREMIER O NIENTE
La strategia del Movimento per provare a formare un nuovo governo in mattinata era chiara come questa giornata di inizio primavera. Quasi fredda. Si stringeva intorno al suo capo politico Luigi Di Maio e, senza cedere al pressing della Lega che vorrebbe anche una figura terza cui affidare la guida del governo, mandava in avanscoperta un fedelissimo e ministro alla Giustizia in pectore, Alfonso Bonafede: “Di Maio premier o niente” perché “se noi ai cittadini presentiamo un altro nome, non eletto, determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica”, aveva detto ai microfoni di 24Mattino, saldando il tema della formazione del nuovo governo a quello della credibilità del Movimento nei confronti dell’opinione pubblica.
“A queste elezioni i cittadini hanno partecipato con entusiasmo e, quindi, va data una risposta e questa risposta secondo noi non può prescindere dalla presenza di Luigi Di Maio come candidato premier”, ha motivato. E a chi gli ha chiesto: “O lui o non si fa il governo?”, la replica è stata :”Noi riteniamo che debba essere lui il candidato premier, sì, il premier del governo”.
Il deputato grillino è poi intervenuto sulla proposta avanzata da Beppe Grillo di realizzare un reddito di cittadinanza universale per tutti i nati in Italia”: “Il fondatore del Movimento parla di una proposta che in questo momento non può essere realizzata: siamo comunque al lavoro per prevedere altre forme di reddito di cittadinanza”.

POI LO STOP DI SALVINI
“Non c’è un pacchetto prendere o lasciare, e il programma si può arricchire e discutere. Ma se si dice ‘dopo Salvini il diluvio’, no. Guai a chi dice ‘o Salvini o niente’: non è che l’Italia muoia o rinasca in base a Salvini. Io non vedo l’ora di essere messo alla prova, ma sarei arrogante a dire ‘o io o nessuno'” replica in giornata il leghista e aggiunge: “Se Di Maio insiste con ‘io io io’, gli rispondo ‘amico mio o non se ne fa niente”. “Sono pronto a far saltare tutto anche se si dice ‘Forza Italia fuori dall’accordo”, continua l’uomo forte del Carroccio, “io parto dal centrodestra, abbiamo preso i voti insieme e se Di Maio mi chiede di lasciar fuori Forza Italia, lo saluto. Arrivederci”.
Una parola anche sulle sulle consultazioni al quirinale che il centrodestra si appresta a svolgere singolarmente. “Prima che inizino le convocazioni dei gruppi – aveva dichiarato Di Maio -, il MoVimento 5 Stelle incontrerà tutte le forze politiche. L’obiettivo è vedere chi è interessato a risolvere i problemi degli italiani e chi invece passa il tempo a pensare alle beghe interne dei partiti o delle coalizioni”. E ancora: “Non ci presteremo al gioco di portare a Palazzo Chigi gente che in campagna elettorale non si è mai vista”. Salvini risponde deciso: “Hanno scelto loro di fare le consultazioni con delegazioni separate. Io ero disponibile a entrambe le scelte ma se preferiscono così allora andremo ognuno per conto suo”.

LO SPIRAGLIO DELLA LEGA
Ma non chiude tutte le porte. Tutt’altro: “Conoscevo poco Di Maio e i 5stelle. Devo dire che in questi giorni ho trovato persone ragionevoli, costruttive e propositive. Logico che ci siano schermaglie, ma attorno ad un tavolo è possibile ragionare” rileva Salvini, “a loro proporremo un’idea di Italia non di cinque mesi, ma di cinque anni. Non pretendo di imporre il mio pacchetto, ma tutti devono ritenersi provvisori su questa terra”. La partita, al di là della tattica, è ancora tutta da giocare

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