22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

Sanchez-Spagna

di Francesaco Olivo

Il segretario del Psoe, incaricato da Re Filippo VI di tentare la formazione di un esecutivo, ha trovato solo 130 voti (socialisti+Ciudadanos), su 350

Niente miracoli: Pedro Sánchez non passa la prima prova in parlamento e la Spagna resta senza governo. Al leader socialista per essere eletto primo ministro serviva la maggioranza assoluta, un’impresa impossibile in un parlamento molto frammentato. Il segretario del Psoe, incaricato da Re Filippo VI di tentare la formazione di un governo, ha trovato solo 130 voti (socialisti+Ciudadanos), su 350: lontanissimo dalla maggioranza assoluta, ma distante anche da quella semplice (176), necessaria nella seconda votazione di venerdì prossimo. Il primo voto in parlamento mette in marcia l’orologio costituzionale: a partire da ora ci sono due mesi per formare un governo, finiti i quali si sciolgono le camere per tornare alle urne il 26 giugno.
LITE CON RAJOY  
Il dibattito in parlamento è stato molto vivace, con momenti di altissima tensione. Di prima mattina interviene Mariano Rajoy, premier in funzione, che escluso dal patto tra socialisti e centristi di Ciudadanos, si scaglia con inusuale violenza contro Pedro Sánchez: “Questo è una truffa, lei non ha i voti”. Il tono sprezzante, battute acide e qualche risolino, fa salire il tono.
INSULTI E BACI  
Ma l’apice del nervosismo arriva con l’intervento di Pablo Iglesias, leader di Podemos, che nello spiegare il no al patto Psoe-Ciudadanos parte all’attacco dei socialisti, con accuse anche personali a Sánchez (”lei è un miserabile”) e soprattutto al vecchio premier Felipe Gonzalez sull’antica vicenda dei paramilitari nei Paesi Baschi. Insomma, niente, ma proprio niente, fa pensare che nelle prossime ore si possa arrivare a quel patto tra gli ex indignados e i socialisti necessario per formare un governo. Unico momento di ilarità lo ha causato il bacio appassionato sulla bocca tra Pablo Iglesias e il leader catalano Xavier Domenech, un gesto spontaneo in mezzo all’aula, che ha stupito a dir poco i deputati popolari.
BRUXELLES SI PREOCCUPA  
Per la prima volta nella sua storia la Spagna resta senza un governo dopo il dibattito dell’investitura. Per ora nessun dramma, ma dai mercati e da Bruxelles cominciano ad arrivare segnali: andare al voto a giugno, con un risultato magari altrettanto frammentato, vorrebbe dire lasciare il Paese senza esecutivo almeno fino ad agosto. Il rischio della paralisi fa paura a molti, un timore che potrebbe pesare nei prossimi due mesi. «Siamo all’aperitivo» dice nei corridoi del Congresso il navigato deputato Francesc Homs, indipendentista catalano, con un occhio attento alle dinamiche di Madrid.

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