23 Novembre 2024

GREXIT

Fonte: Corriere della Sera

Schäuble, il falco tedesco eterno secondo

Il ritratto del ministro delle Finanze tedesco, il “falco” che nel 1990 fu colpito da un folle. Un attentato che l’ha privato dell’uso delle gambe

BERLINO – «Gli dici due parole e afferra il concetto», dicono di Wolfgang Schäuble i suoi collaboratori. Yanis Varoufakis, l’ex ministro greco, non ha seguito il suggerimento e l’ha inondato di discorsi, in questi mesi: il responsabile delle Finanze tedesche ha afferrato e, in fretta, ha maturato il concetto che per la Grecia la vita sarebbe stata migliore, o meno peggio, fuori dall’euro. Idea che ha confermato ieri, quando ha spiegato che «ci sono molte persone, anche nel governo federale, piuttosto convinte che nell’interesse della Grecia e dei greci la soluzione migliore sarebbe stata quella che abbiamo scritto», cioè il documento del suo ministero, circolato sabato nei vertici di Bruxelles, nel quale si ipotizzava la Grexit.

Il volto (spietato)

Oggi, di fronte ad Atene sottosopra, Schäuble è indicato da molti come la faccia cinica e spietata di Berlino. Convinzione che è però opportuno sottoporre a verifica, per capire chi è e cosa vuole questo politico che dal 1972 siede sui banchi del Bundestag, il parlamento tedesco; dagli elettori è più apprezzato di Angela Merkel e ha un’influenza determinante sulla politica della Repubblica federale. Se non si capisce Schäuble non si capisce la Germania d’oggi. L’uomo non è sempre di buon carattere, forse è anche indurito dalle prove della vita: ragione per cui spesso accanto al suo nome appare la qualifica di «falco» nazionalista. Niente di meno esatto. Wolfgang Schäuble, 72 anni, ministro delle Finanze della Germania, è uno dei politici tedeschi più disposti a dare ascolto alle idee altrui, a immaginare un’Europa che preveda una perdita di sovranità tedesca, a battersi per una relazione fraterna tra la Germania e la Francia. Negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, crebbe nella Foresta Nera occupata dai francesi. Ed è con un soldato francese, ospite della sua famiglia, che iniziò a maturare l’idea di amicizia franco-tedesca. Certezza che si è rafforzata quando, al fianco di Helmut Kohl, ha partecipato alla relazione strategica con François Mitterrand e che lo sostiene ancora oggi. Sicuramente, è il più europeista del suo partito, la Cdu di Frau Merkel.

Il pensiero

Il problema è che è anche un intellettuale. E in Germania questo significa in genere pensiero forte, da difendere con convinzione. Qualche volta anche con arroganza. E l’intellettuale-politico Schäuble crede nell’Europa e nell’euro. Non che sia convinto che la moneta unica sia stata costruita in modo solido. Anzi. A metà anni Novanta, assieme a Carl Lamers, sostenne la dottrina della «geometria variabile», sulla base della quale i diversi Paesi avrebbero partecipato in misura differenziata all’integrazione europea: in particolare, la moneta unica sarebbe stata iniziata da Germania, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo. Una volta imbarcati tutti nell’euro, si è adeguato alla realtà, ma l’idea che per stare in una moneta unica servano gradi di omogeneità — nella competitività dei Paesi, nella solidità delle finanze pubbliche, nel controllo democratico dei parlamenti nazionali — non lo ha abbandonato. Ed è alla base della posizione che ha tenuto durante tutto il negoziato tra creditori e Atene: vitale che ci sia convergenza tra Paesi; se una capitale non vuole, pregiudica l’intera costruzione e la porterà al fallimento; meglio tagliare il braccio che non risponde. Concetti duri, ma di politico che guarda oltre il sondaggio del momento. Con Frau Merkel — più pragmatica e meno proiettata sul futuro dell’Europa — non ha un rapporto d’amore.

Quando Merkel lo bruciò

Alla caduta politica di Kohl, avvenuta anche per uno scandalo di finanziamenti, Schäuble avrebbe dovuto diventare il numero uno della Cdu, ma la «ragazza» lo bruciò sul tempo. E nel 2004 Merkel si oppose a candidarlo a presidente federale. Poi, però, lo ha voluto nel suo governo, prima, dal 2005, come ministro degli Interni, poi, dal 2009, alle Finanze. Oggi è la «bandiera segnavento» per la maggioranza dei tedeschi, l’unico politico che se si schierasse contro la cancelliera la farebbe vacillare. Non lo fa. Ma ne orienta le decisioni come ha fatto nella crisi greca, durante la quale Frau Merkel ha mostrato incertezze di fronte al caos creato dalla coppia Tsipras-Varoufakis. Quando dunque vedete quest’uomo in carrozzella, messo lì da un folle che nel 1990 gli sparò tre colpi di pistola, non crediatelo un acido falco arrabbiato con il mondo. Non è così. Può avere torto. Può avere ragione. Di certo, pensa veloce e pensa europeo.

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