La sfidante di Bonaccini a Milano: “Serve una leadership più plurale”
«Non vedo nessun rischio di scissione anzi, siamo qui per alimentare un confronto sulla visione e sulle idee». Dalla sua tappa milanese la candidata alla segreteria del Pd Elly Schlein getta acqua sul fuoco, spiegando che il Pd resterà unito anche dopo il congresso e il voto interno: «Credo che la migliore garanzia di questo aspetto stia nel fatto che tutti i candidati hanno già espresso la volontà di lavorare insieme il giorno dopo, quindi credo che faremo esattamente questo. Vi posso garantire che, quando sarò segretario del Pd, avrò molta voglia di lavorare anche con gli altri candidati».
La deputata e attivista mette però subito in chiaro la necessità di «cambiare il modello di leadership di questo Paese: né un uomo solo al comando e né una donna sola al comando, come quella che in questo momento è a Palazzo Chigi, perché non basta per affrontare la complessità dei problemi che oggi toccano le famiglie italiane». Serve quindi «una leadership più plurale e condivisa che non abbia paura di circondarsi di chi è più competente e non di chi è più fedele al capo di turno, questa è la sfida nella sfida».
Al dibattito messo in campo allo scalo Farini si parla di giovani, di crisi climatica, di diritti, di emergenza abitativa e Schlein prende appunti su un taccuino rosso: dagli interventi dei militanti e della società civile che si alternano sul palco si annota spunti e riflessioni che poi riprenderà nel suo discorso finale. Questo tour nei territori per Schlein ha infatti «il sapore del ricongiungimento familiare: in ogni Regione ci stanno accogliendo delle folle con un clima di entusiasmo. Troviamo tante compagne e compagni del Pd che hanno voglia di ricostruire, come ce ne sono tanti che si erano allontanati o che vengono per la prima volta». L’obiettivo è quello di «valorizzare la partecipazione di tutti» e di «ridare ascolto alla base» perché senza «scordiamoci le altezze». Il Pd non ha bisogno «né di un partito degli eletti e né di un partito di correnti».
E anche se dal palco saluta tutti i candidati in corsa alla segreteria («perché li stimo tutti e faccio loro l’in bocca al lupo»), Schlein in chiusura fa una precisazione sulla sua idea di futuro nel Pd, lanciando «un appello alle persone libere del nostro tempo: lo dico soprattutto a quelle donne e a quei giovani che troppo spesso sono stati respinti da dinamiche tossiche che non vogliamo più vedere in politica e in questo partito».
All’evento milanese partecipa anche il candidato della coalizione del centrosinistra e del M5s, Pierfrancesco Majorino, che non ha nascosto la sua predilezione per la 37enne nata a Lugano: «il mio cuore batte per Elly». Una stima ricambiata dalla candidata alla segreteria del Pd: «Sono emozionata e commossa di venire qui anche per sostenere il più straordinario candidato alla presidenza di Regione Lombardia che abbiamo mai avuto la fortuna di avere, una persona di rara umanità. Ci serve una politica che torni a essere empatica e che dimostri la sua competenza, come il grande lavoro fatto da Majorino per le fasce più fragili e il diritto alla casa». Del resto, sono molti i punti di contatto dei pilastri centrali della proposta di Schlein e del programma di governo dell’ex assessore comunale ai servizi sociali presentato ieri mattina: dalla battaglia per una sanità pubblica alla lotta alle diseguaglianze, passando per il contrasto all’emergenza climatica e al lavoro precario «che sta soffocando le speranze e il futuro di tanti giovani».
Dal palco non sono mancate delle stoccate contro il governo: «A differenza di quello che pensa la destra, il tema della cura non è un fattore da relegare sulle spalle delle famiglie e nelle famiglie sulle spalle delle donne: è una responsabilità collettiva» e qui, rivolgendosi alla presidente del Consiglio, aggiunge: «Non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne. Invece di discriminarle sul numero dei figli e tagliarne le pensioni, cara Giorgia Meloni, se vuoi aiutare le donne, fai un congedo paritario come è stato fatto in Spagna, una misura che libera il potenziale occupazionale delle donne, schiacciato da una società patriarcale».