Fonte: La Repubblica
di Alessandro Longo
Firmato da tutti i ministeri competenti (Mise e ora anche Mef) il decreto attuativo (della Legge di Bilancio 2017) che permette una detrazione fiscale del 30 per cento a chi investe in pmi innovative. Si sommano ad analoghi incentivi per startup innovative
Un parto durato tre anni ma alla fine il Governo ce l’ha fatta ad approvare il decreto che dà uno sconto fiscale del 30 per cento sugli investimenti fatti da persone o aziende in Pmi innovative. Il decreto – attuativo sulla Legge di Bilancio 2017 di dicembre 2016, c’era ancora Matteo Renzi premier – avvia una detrazione d’imposta sugli investimenti fatti dal 2017 in poi, fino a un milione di euro (per persone fisiche) e 1,8 milioni di euro (persone giuridiche). Il testo, che Repubblica ha potuto leggere, è stato firmato dai ministeri competenti, Mise e, nei scorsi giorni, anche dal Mef. Ora attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Le aziende innovative lo attendevano da tempo e con apprensione crescente, dato che la promessa degli incentivi, con la Legge di Bilancio, era già in piedi per gli investimenti fatti nel 2017. Senza decreto attuativo però non potevano fruirne.
L’attuale decreto richiama anche i già vigenti e analoghi incentivi previsti per chi investe in startup innovative. Tema, quest’ultimo, caro al vicepremier Di Maio che per favorire la nascita e la crescita di nuove aziende innovative ha avviato un sistema di misure ad ampio raggio, tra cui il Fondo Nazionale Innovazione (FNI), con una dotazione finanziaria di partenza, prevista nella Legge di Bilancio 2019, di circa 1 miliardo di euro e gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti.
“Il decreto attuativo di Mef e Mise sugli incentivi fiscali all’investimento in start up innovative e pmi innovative è certamente positivo. Prima di tutto perché sblocca gli incentivi per le pmi innovative che finora non erano potuti partire e in secondo luogo perché mette ordine su quelli destinati alle start up innovative”, conferma Carlo Robiglio presidente Piccola Industria e vice presidente Confindustria.
Per ottenere gli incentivi, bisogna conservare per tre anni le quote ottenute con l’investimento. Le aziende possono spalmarli su più anni fiscali, fino a tre e fino al raggiungimento del massimale.
“Ogni misura che aiuta ad investire sulle imprese è oggi quanto mai essenziale perché le aziende, soprattutto quelle piccole e medie, per stare sul mercato e crescere devono innovare e mettere a frutto il trasferimento tecnologico”, continua Robiglio. “Incentivare persone fisiche ma soprattutto persone giuridiche, società mature, ad investire in pmi innovative porta con sé un doppio vantaggio. Da un lato consente a chi investe di poter sfruttare a pieno la open innovation, il know how e le competenze di una pmi innovativa e dall’altro permette alle pmi innovative di decollare a livello dimensionale e culturale grazie al supporto, alla capacità di internazionalizzazione e alla presenza sul mercato nazionale ed estero delle società mature che investono”.
Norme precedenti definiscono i parametri per definire “innovativa” una pmi o una startup.
Cosa è una pmi innovativa
Le pmi innovative sono quelle che sono costituite come società di capitali, anche in forma cooperativa; non sono quotate in un mercato regolamentato (ma possono essere quotate in una piattaforma multilaterale di negoziazione, come l’AIM); hanno certificato il loro ultimo bilancio; presentano un chiaro carattere innovativo, identificato dal possesso di almeno due dei seguenti tre criteri: volume di spesa in ricerca e sviluppo in misura almeno pari al 3% della maggiore entità fra costo e valore totale della produzione; forza lavoro costituita, in una quota pari ad almeno 1/3 del totale, di titolari di laurea magistrale, oppure, in una quota pari ad almeno 1/5 del totale, da dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori; titolarità, anche quali depositarie o licenziatarie, di almeno una privativa industriale, ovvero titolarità di un software registrato.
Cosa è una startup innovativa
Le startup innovative sono di nuova costituzione o comunque sono state costituite da meno di 5 anni (in ogni caso non prima del 18 dicembre 2012); hanno sede principale in Italia, o in altro Paese membro dell’Unione Europea o in Stati aderenti all’accordo sullo Spazio Economico Europeo, purché abbiano una sede produttiva o una filiale in Italia. Presentano un valore annuo della produzione inferiore a 5 milioni di euro; non distribuiscono e non hanno distribuito utili; hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; non sono costituite da fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda.
Infine, il contenuto innovativo dell’impresa è identificato con il possesso di almeno uno dei tre seguenti criteri: una quota pari al 15% del valore maggiore tra fatturato e costi annui è ascrivibile ad attività di ricerca e sviluppo; la forza lavoro complessiva è costituita per almeno 1/3 da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure per almeno 2/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di laurea magistrale; l’impresa è titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto registrato (privativa industriale) oppure titolare di programma per elaboratore originario registrato.