25 Febbraio 2025
ONU

Trump: «Putin accetterà soldati europei, presto l’accordo sulle terre rare». Macron media con lui: «La pace non sia una resa»

Nel terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una brevissima risoluzione presentata degli Stati Uniti che chiede la «rapida fine della guerra» senza però citare la Russia come aggressore e senza far riferimento alla sovranità e alla integrità territoriale di Kiev, come era invece stato sancito in Assemblea, dove la risoluzione Usa era stata approvata con questi emendamenti proposti dall’Ue, spingendo Washington a votare con la Russia contro l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Donald Trump ha anche messo in chiaro che la sua linea per la conclusione del conflitto non prevede compromessi e che senza la firma da parte di Kiev dell’accordo per i minerali non si può procedere. Un doppio strappo al quale si aggiunge l’annuncio del presidente americano che nei colloqui con Vladimir Putin si stanno discutendo anche futuri patti economici tra Russia e Stati Uniti. Durante l’incontro con Macron nello Studio Ovale, Trump ha sostenuto che la guerra in Ucraina «potrebbe finire già entro qualche settimana» e ha annunciato che Zelensky sarà suo ospite nella capitale americana «questa settimana o la prossima». Ma sarebbe imminente anche un incontro con il leader del Cremlino. Intanto, Ursula von der Leyen ha detto che l’Europa accelererà sull’invio di armi a Kiev ed è pronta a sanzionare ulteriormente Mosca e poi ha annunciato che «l’Ue potrebbe diventare la casa dell’Ucraina anche prima del 2030».

0:01 – Polonia: “Adesione dell’Ucraina alla Ue entro il 2030? Difficile”
«Come presidenza polacca siamo determinati a supportare l’Ucraina e progredire con il processo di allargamento. Siamo determinati ad aprire il primo cluster e siamo determinati ad aprire i futuri 6. Sarà una discussione difficile perché non c’è unanimità tra gli Stati membri. Siamo determinati ad andare avanti in questo processo ma non parlerò di date». Lo dice Adam Szlapka, ministro polacco degli Affari esteri della presidenza di turno Ue rispondendo a una domanda sull’ipotesi di ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea entro il 2030, come riferito ieri dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, al suo arrivo al Consiglio Affari generali a Bruxelles.

09:52 – Ue: offerto un accordo “vantaggioso” sulle terre rare a Kiev
L’Unione europea ha offerto un proprio accordo, «vantaggioso per entrambi», sui minerali e le terre rare all’Ucraina. La proposta è stata presentata dal vicepresidente della Commissione europea con delega alla Strategia industriale, Stephane Sejournè, in un incontro tra il collegio dei commissari e il governo ucraino, durante la visita del collegio a Kiev. «Ventuno dei 30 materiali critici di cui l’Europa ha bisogno possono essere forniti dall’Ucraina in una partnership vantaggiosa per entrambi», ha dichiarato Sèjournè, stando a quanto riporta Afp. «Il valore aggiunto che l’Europa offre è che non chiederemo mai un accordo che non sia reciprocamente vantaggioso», ha aggiunto. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, finora si è rifiutato di firmare due bozze di accordo su minerali e terre rare proposte dall’amministrazione Trump, affermando che i termini sarebbero troppo onerosi. «Non firmerò un accordo che dieci generazioni di ucraini dovranno ripagare», ha dichiarato Zelensky a riguardo.

09:20 – Mosca: distrutti una stazione Starlink e postazioni di droni ucraine
Il gruppo militare russo ‘Ovest’ ha distrutto una stazione di comunicazione satellitare Starlink e 21 postazioni di controllo di droni ucraini nelle ultime 24 ore. Lo ha detto alla Tass il suo portavoce, Ivan Bigma, spiegando che sono stati distrutti «sei cannoni di artiglieria da campo, quattro dei quali erano stati prodotti nei Paesi della Nato, e quattro mortai». Inoltre, sono state distrutti «la stazione di guerra elettronica Kvertus, una stazione di comunicazione satellitare Starlink, 21 postazioni di controllo dei droni e tre depositi di munizioni da campo». Le difese aeree del gruppo, ha aggiunto il portavoce, hanno poi abbattuto nove droni ucraini.

08:33 – Mosca: abbattuti nella notte 19 droni di Kiev
I sistemi di difesa aerea russi hanno abbattuto 19 droni lanciati dalle forze ucraine durante la notte. Lo ha riferito il ministero della Difesa di Mosca, citato dalla Tass. «Nella notte scorsa, i sistemi di difesa aerea in servizio hanno intercettato e distrutto 19 droni ucraini – ha riferito in una nota –. 16 droni sono stati abbattuti nella regione di Bryansk, 2 nel territorio della regione di Kursk e uno nella regione di Kaluga. Non si sono registrate vittime».

07:24 – Pechino contro Londra per le sanzioni sulle forniture all’esercito russo
La Cina «condanna», «si oppone con forza» e ha presentato «rimostranze formali» contro le ultime sanzioni «unilaterali» adottate ieri dalla Gran Bretagna contro entità e individui di diversi Paesi, tra cui 10 del Dragone, «per la loro fornitura di equipaggiamenti vitali per l’esercito russo», nell’ambito del pacchetto più grande di misure varate contro Mosca per la sua guerra all’Ucraina. Un portavoce dell’ambasciata cinese a Londra ha affermato che le sanzioni «non hanno alcuna base nel diritto internazionale» e ledono «i legittimi diritti e interessi delle aziende cinesi», assicurando l’adozione di azioni «necessarie» di difesa. Il portavoce, in una nota, ha ribadito che sulla questione ucraina «la posizione della Cina è stata giusta e oggettiva». Pechino, a tal proposito, «ritiene che il dialogo e la negoziazione siano l’unica via d’uscita praticabile dalla crisi e si è impegnata a promuovere colloqui per la pace», oltre a esercitare «un rigoroso controllo delle esportazioni di articoli a duplice uso in conformità con le leggi e i regolamenti». La Repubblica popolare «non alimenta mai il fuoco o cerca guadagni egoistici», ma «non accetteremo certamente di essere il capro espiatorio in alcun modo». Pertanto, l’invito alla parte britannica è di «rettificare i propri illeciti e di revocare le sanzioni contro le aziende cinesi» perché, in caso contrario, «adotteremo le misure necessarie per difendere i loro legittimi diritti e interessi».

07:15 – Kiev: lancio di missili russi, allerta aerea in tutta l’Ucraina
Le autorità ucraine hanno dichiarato questa mattina lo stato di allerta aerea su tutto il territorio nazionale in seguito al lancio di missili da crociera da parte di quattro bombardieri Tu-95 MS russi. Lo riportano i media nazionali, che citano l’Aeronautica militare. In un primo momento era stato riferito che i missili si dirigevano verso la regione di Kiev, in seguito hanno cambiato direzione e si sono diretti verso la regione di Poltava e successivamente verso la vicina regione di Cherkasy, dove la popolazione ha udito un’esplosione vicino all’omonima città.

07:14 – Bombe russe sulla regione di Kharkiv, due donne ferite
Due donne sono rimaste ferite a causa dei bombardamenti russi nella regione di Kharkiv, in Ucraina. Lo ha riferito il governatore dell’Oblast di Kharkiv Oleh Syniehubov, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ukrinform. «Verso le 23.15 – ha scritto – gli occupanti hanno attaccato Derhachi. Secondo i medici, due donne civili sono rimaste ferite e sono state curate sul posto. Le case private sono state danneggiate».

00:24 – Macron: “Tregua in Ucraina entro qualche settimana”
«La tregua in Ucraina potrebbe essere raggiunta in qualche settimana». Lo ha detto Emmanuel Macron a Washington. Il presidente francese ha ripetuto un concetto espresso da Donald Trump durante il loro incontro bilaterale.

23:20 – Il Consiglio dell’Onu adotta la risoluzione Usa
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato, con il sostegno della Russia, una risoluzione degli Stati Uniti che chiede una rapida pace in Ucraina, ma senza fare riferimento all’integrità territoriale del Paese, nonostante le obiezioni degli alleati europei di Kiev. La risoluzione, che «sollecita la fine del conflitto il prima possibile e invoca una pace duratura», ha ricevuto 10 voti a favore, tra cui quello della Russia, e nessuno contrario. I quattro paesi dell’Ue (Francia, Slovenia, Grecia, Danimarca) e il Regno Unito si sono astenuti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *